GERUSALEMME/CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 11 gennaio 2007 (ZENIT.org).- Nel Medio Oriente si parla spesso di territori e di frontiere, ma si mettono in secondo piano le persone, ha avvertito padre Pierbattista Pizzaballa, Custode francescano di Terra Santa.

Il religioso ha espresso la propria riconoscenza a Benedetto XVI dai microfoni della “Radio Vaticana” per il “suo interesse sempre molto vicino, molto concreto, per chiamare tutti a questa realtà che veramente sta logorando e lacerando la vita di tutte le persone”.

Nell’omelia pronunciata nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, XL Giornata Mondiale della Pace, il 1° gennaio, Benedetto XVI ha infatti sottolineato davanti ai diplomatici la sua convinzione che rispettando la persona si promuove la pace.

Il Pontefice ha anche rimarcato che “di fronte alle minacce alla pace, purtroppo sempre presenti, dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza”, “diventa più che mai necessario operare insieme per la pace”.

Nell'omelia, il Papa ha rivolto in particolare il suo sguardo alla “drammatica situazione che caratterizza proprio quella Terra dove nacque Gesù”.

“Come non implorare con insistente preghiera che anche in quella regione giunga quanto prima il giorno della pace, il giorno in cui si risolva definitivamente il conflitto in atto che dura ormai da troppo tempo? Un accordo di pace, per essere durevole, deve poggiare sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona”, ha sottolineato il Santo Padre.

Un’“affermazione molto importante – ha osservato padre Pizzaballa relativamente all’allusione del Papa a un accordo –, soprattutto qui in Medio Oriente, in Terra Santa, dove molto spesso si parla di confini, di spazi, di territori, ecc., e si mettono in secondo piano, magari involontariamente, le persone”.

“Se pensassimo innanzitutto al bisogno della persona, della singola persona, forse le soluzioni sarebbero più vicine”, ha proposto.

Il conflitto in Terra Santa “coinvolge la vita di tutte le persone, israeliani e palestinesi – ha confermato il francescano –. Naturalmente c’è chi sta peggio: i palestinesi, è oggettivo questo, soffrono più di tutti gli altri a causa della situazione economica, delle divisioni interne, della mancanza di uno Stato. Ma la violenza colpisce anche gli israeliani in maniera indiretta: è una situazione che logora deteriora veramente la vita di quasi tutte le famiglie di questo Paese”.

L'8 gennaio, nel discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Benedetto XVI è quindi tornato a rivolgere la sua attenzione al Medio Oriente, “fonte di grandi inquietudini”.

Ai cattolici della regione ha inviato una lettera in occasione del Natale per esprimere loro la sua solidarietà e la sua vicinanza spirituale, e per incoraggiarli a portare avanti la propria presenza in questa zona del pianeta.

“Rinnovo il mio pressante appello a tutte le parti in causa nel complesso scacchiere politico della regione, con la speranza che si consolidino i segni positivi tra Israeliani e Palestinesi registrati nel corso delle ultime settimane. La Santa Sede non smetterà di ripetere che le soluzioni militari non conducono a nulla”, ha detto.

“Gli appelli del Papa per una soluzione giusta e pacifica dei conflitti in questa Terra, così come il richiamo alle condizioni dei cristiani che qui vivono sono sempre più pressanti”, ha constatato il Custode di Terra Santa all’agenzia dell’episcopato italiano “Sir” riflettendo su questo discorso.

“Sono un monito alla comunità internazionale affinché si muova con urgenza. Il Papa ricorda che la pace nel mondo è legata anche alla soluzione dei conflitti mediorientali”, ha spiegato

Per questo motivo è importante, secondo padre Pizzaballa, “che la comunità internazionale faccia sentire il fiato sul collo ai leader della regione perché abbiano sempre più a cuore le sorti dei loro popoli”.

“E' vero, ci sono timidi segnali di dialogo tra israeliani e palestinesi ma sono ancora troppo tiepidi. La situazione resta tesa e la crisi sembra allargarsi anche a Paesi della regione come l'Iran”, ha sottolineato.

“Se non si registra un cambiamento di rotta radicale la crisi potrebbe degenerare. Il Papa questo l'ha ben capito e lo ricorda sempre”, ha concluso il Custode.