COLOMBO/JAFFNA, martedì, 19 dicembre 2006 (ZENIT.org).- Il Papa è preoccupato per i numerosi casi di violazione dei diritti umani e civili in Sri Lanka.
 
Lo ha confermato il Nunzio apostolico nel Paese asiatico, l’Arcivescovo Mario Zenari, al suo ritorno da una visita – il 6 e il 7 dicembre – ad una delle zone che soffre maggiormente la recrudescenza della violenza, Jaffna.

La breve visita di 24 ore del rappresentante papale, con l’unico obiettivo della solidarietà, è stata possibile grazie all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), che gli ha permesso di unirsi ad un volo charter dell’organizzazione.
 
L’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere “AsiaNews.it” ha raccolto le impressioni del presule quando è arrivato a Jaffna, dove la popolazione civile affronta una gravissima crisi umanitaria, isolata nel fuoco incrociato dell’esercito e della guerriglia separatista delle LTTE (Tigri per la Liberazione della Patria Tamil).

“Il nucleo del problema è che c’è bisogno di un radicale cambiamento, una conversione dei cuori di tutti coloro che sono coinvolti in questo doloroso conflitto, inclusi noi cristiani”, ha avvertito.
 
Al suo arrivo a Jaffna, monsignor Zenari ha incontrato il Vescovo locale, monsignor Thomas Savundranayagam, e alcuni sacerdoti della diocesi, che gli hanno spiegato la drammatica situazione della popolazione.

La mattina del 7 dicembre il rappresentante papale ha celebrato una Messa con il Vescovo. Durante l’Eucaristia “ho invitato i religiosi presenti a sperimentare e comunicare la compassione di Gesù a tutti i nostri fratelli e sorelle in Sri Lanka, a vedere e amare il prossimo con gli occhi e il cuore di Gesù”, ha riferito monsignor Zenari.

“Con tutta la nostra carità e le nostre opere di aiuto – continua l’invito del Nunzio – non dobbiamo smettere di esprimere il nostro profondo amore per la gente, dando nuova enfasi al valore e alla dignità della persona”, ha sottolineato.
 
Durante la sua visita, il Nunzio apostolico ha potuto incontrare anche la moglie di Wenceslaus Vimalathas – di 40 anni, padre di cinque figli –, il laico scomparso il 20 agosto – insieme al sacerdote Jim Brown – in un posto di controllo della marina militare ad Allaipiddy.

L’Arcivescovo Zenari ha informato il Papa di queste due scomparse quando si è recato a Roma nel settembre scorso.

“Il Pontefice si è detto allarmato dalla notizia e dagli altri numerosi casi di violazioni di diritti umani e civili in Sri Lanka”, ha detto monsignor Zenari.

Questi, insieme al Vescovo di Jaffna, lotta in prima linea perché il Governo faccia luce sulle due scomparse.

La lotta delle LTTE per l’indipendenza del nord e dell’est del Paese è scoppiata nel 1983. Il risultato è stato la perdita di 65.000 vite, un milione di sfollati e ingenti danni a case e infrastrutture pubbliche, oltre alla diffidenza tra le varie etnie e comunità religiose. Teoricamente è in vigore una tregua dal 2002.

Reclutamenti forzati – anche di bambini –, sequestri e arresti arbitrari sono minacce costanti per migliaia di civili tamil nel nord-est del Paese, da parte sia dell’esercito che dei ribelli, ha avvertito “AsiaNews.it”.
 
Secondo l’agenzia del PIME, sequestri e omicidi di tamil nelle zone controllate da militari sono perpetrati da “forze sconosciute” – una definizione che nasconde probabilmente elementi delle forze di sicurezza o gruppi paramilitari –, particolarmente attive a Jaffna, dove la popolazione vive nel terrore.