Benedetto XVI auspica che giunga a buon fine l’Accordo tra Santa Sede e Mozambico

E’ in fase di studio da anni

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 14 dicembre 2006 (ZENIT.org).- Ricevendo questo giovedì Carlos Dos Santos, primo ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica del Mozambico presso la Santa Sede, Benedetto XVI ha auspicato che giunga a buon fine l’Accordo tra la Santa Sede e lo Stato africano, in fase di studio da alcuni anni.

“L’attività diplomatica della Chiesa fa parte della sua missione di servizio alla comunità internazionale – ha ricordato –. Mira specificamente a promuovere la dignità della persona umana e a incoraggiare la pace e l’armonia tra le Nazioni e tra i popoli del mondo”.

“Queste condizioni essenziali per avanzare nella realizzazione di un autentico sviluppo dei Paesi trovano il loro significato più profondo nell’ordine morale stabilito da Dio, che cerca di portare tutti gli uomini e tutte le donne alla pienezza della loro vita”.

Per questo motivo, ha spiegato il Pontefice, la Santa Sede si pronuncia “con insistenza e tenacia sul rispetto per gli individui, sull’importanza fondamentale della famiglia, come cellula primaria e vitale della società, e sulla necessità di un buon governo che garantisca la promozione dei diritti umani fondamentali e delle legittime aspirazioni”.

Dopo lunghi anni di sanguinosa guerra civile in Mozambico, “la devastazione della guerra ha dato luogo, grazie a Dio, a un impegno di pace”, ha proseguito il Papa.

“Costruendo su una riconciliazione duratura, che deriva dal perdono e dalla decisione di guardare avanti, i Mozambicani vivono oggi fiduciosi in un futuro di maggior serenità. Di fatto, la loro Nazione già gode di stabilità politica, di significativo progresso economico e dell’inizio di una riduzione della povertà”.

Il Pontefice ha quindi ricordato che “la pace è più della semplice assenza di guerra” e “contiene un’intrinseca e invincibile verità, che proviene da un ordine pianificato e voluto da Dio”.

“Per raggiungerla, è richiesto l’esercizio della più alta responsabilità a tutti i livelli”, ha osservato, e “spetta a tutti i cittadini – soprattutto alle autorità civili, politiche e religiose – contribuire con tutti i mezzi possibili al rispetto della persona umana e alla promozione della giustizia e dell’equità perché individui e comunità possano crescere, liberi da minacce di oppressione e corruzione, dal dramma della povertà, del debito o della discriminazione”.

Il Mozambico è stato lacerato da una guerra civile durata 16 anni e costata un milione di morti e quasi sei milioni di rifugiati e sfollati, terminata con la firma di un accordo nel 1992 a Roma grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio.

Il Papa ha riconosciuto che il Governo mozambicano “ha introdotto numerose iniziative destinate ad aumentare il livello di vita dei cittadini della Nazione. La priorità data alla promozione di progetti sociali e commerciali capaci di creare una società più giusta e di dare lavoro ai più bisognosi rappresenta uno stimolo, nonostante la difficoltà della sfida, per tutti coloro che orientano e lavorano nel settore degli affari”.

“Un autentico sviluppo richiede un piano coordinato di progresso nazionale, che rispetti le ragionevoli aspirazioni di tutti i segmenti della società”, e deve essere accompagnato dall’“esercizio di un governo responsabile e trasparente”, “un sistema giudiziario imparziale”, “libertà politica e una stampa decisamente indipendente”.

“Senza queste basi comuni a tutte le società civili, la speranza di progresso, a cui ogni essere umano aspira, rimane illusoria”, ha denunciato.

Il Papa ha quindi lodato l’introduzione di leggi sulla famiglia, con cui il Governo mozambicano ha cercato di difendere questo valore fondamentale, che rimane alla base di ogni civiltà.

Nonostante questo, ha riconosciuto, nel continente africano ci sono ancora “tendenze a svuotare il matrimonio del suo contenuto”.

Quanto al ruolo della Chiesa in Mozambico, Benedetto XVI ha ricordato che essa “serve la Nazione attraverso un esteso apostolato educativo e sociale. Fedele alla sua missione spirituale e umanitaria, cerca di contribuire attivamente al progresso del popolo”.

Tra le varie opere di carità in cui è impegnata, il Vescovo di Roma ha ricordato “la cura degli orfani, il cui numero sta aumentando a causa della tragedia dell’Aids, le cliniche sanitarie, i progetti di sviluppo integrali, le scuole e un’università”.

“Sono certo che la comunità cattolica continuerà a rispondere generosamente alle necessità sociali e spirituali dei Mozambicani”, ha concluso.

Carlos Dos Santos, nato a Manhiça, in provincia di Maputo, l’8 luglio 1961, è sposato e ha tre figli.
Laureato in Scienze Politiche ed Amministrazione, si è specializzato in Relazioni internazionali e in Amministrazione.

Entrato nella carriera diplomatica nel 1980, ha ricoperto vari incarichi, tra cui quello di addetto della Missione Permanente presso le Nazioni Unite (1983-1984), segretario personale del Presidente della Repubblica (1992-1996); ambasciatore e rappresentante permanente presso le Nazioni Unite (1996-2002).

È anche ambasciatore in Germania, dove risiede.

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ZENIT Staff

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