VIENNA, giovedì, 15 giugno 2006 (ZENIT.org).- La questione concernente la missione rappresenta oggi una delle domande chiave per il dialogo fra le religioni, ha spiegato il Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna.
E’ questo quanto emerge in sintesi dal contributo dal titolo “Vie della missione” scritto dal porporato e apparso nel terzo numero del semestrale internazionale “Oasis”, la rivista plurilingue del Centro Internazionale Studi e Ricerche “Oasis” (www.cisro.org).
Nella sua riflessione l’Arcivescovo di Vienna si interroga sulla possibilità di riuscire a coniugare la dinamica missionaria, che appartiene all’essenza di religioni come il Cristianesimo e l’Islam, con i principi che dovrebbero animare il dialogo interreligioso, ovvero la tolleranza della coscienza altrui e il rispetto della libertà religiosa.
“Il dialogo è spesso visto come opposto della missione: o missione o dialogo – ha esordito il Cardinale Schönborn –. Ora, sia il Cristianesimo sia l’Islam sono religioni chiaramente missionarie. Lo dimostra tutta la loro storia, il loro presente e soprattutto la storia delle loro origini”.
“Nella Bibbia cristiana alla fine del Vangelo di Matteo si trova l’incarico missionario universale che Gesù, prima della Sua Ascensione, diede agli Apostoli e quindi ai cristiani”:
“Gesù dice: ‘Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole […], insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’” (Mt 28, 18-20).
“Ma anche l’Islam si comprende come una religione missionaria: nella rivelazione del Corano – sostengono i musulmani – sarebbe indicata la via che Dio ha destinato per tutti gli uomini. Tutti gli uomini la devono conoscere e dunque devono potersi decidere per la vera via”.
L’Islam ha dunque avuto un carattere missionario fin dal primo istante e “se non lo fosse, tradirebbe se stesso”, ha continuato.
“Come dunque può crescere un dialogo tra le nostre religioni? Non sarà sempre soltanto una mossa strategica in vista della missione mondiale? Il dialogo non sarà sempre visto dai rappresentanti zelanti di entrambe le religioni solo come ‘soluzione soft’ e perciò disprezzata?”, si è poi domandato.
“Né il Cristianesimo né l’Islam sono monoliti – ha tuttavia osservato –. La Cristianità vive, come l’Islam, in una molteplicità di direzioni, che talora si sono combattute violentemente e che continuano sempre a combattersi”, ha spiegato.
“Le differenze concernono da una parte e dall’altra il metodo, la via della missione. Se la missione possa percorrere solo la via della persuasione personale dell’altro o se si possa servire anche di strumenti di pressione politica, militare ed economica”.
“Su questo il Cristianesimo e l’Islam, nella loro storia così ricca di conflitti, ma anche di contatti, hanno dato risposte molto differenti”, ha osservato.
Tuttavia, “queste poche indicazioni bastano a ricordare che la questione missionaria, sia all’interno delle nostre comunità religiose che tra di esse, dovrebbe figurare ai primi posti dell’agenda del nostro dialogo”.
E questo perché, la missione riflette sì il “segno della vitalità delle religioni”, ma cela anche “un grande potenziale di conflitto”, ha spiegato.
Il porporato ha quindi elencato tre compiti che appartengono “all’agenda dei prossimi anni, urgente ed indilazionabile” e che permetteranno alle due religioni di aderire con fedeltà al loro mandato missionario e allo stesso tempo “mostrarne e promuoverne la compatibilità con le istanze di una società pluralistica e democratica”.
Per prima cosa, ha affermato, “abbiamo bisogno, all’interno del Cristianesimo e dell’Islam (e di altre comunità religiose) di un dialogo illuminante circa la domanda sul significato del nostro costitutivo compito missionario”.
“Che cos’è la missione secondo Gesù, secondo il Corano? Come deve, come può esserci missione? Come si colloca rispetto alla libertà di coscienza e religione? Come si colloca rispetto alle richieste di un mondo plurale?”, ha detto.
In secondo luogo, “all’interno delle nostre rispettive comunità religiose, c’è un urgente bisogno di dialogo e chiarificazione intorno alla questione del ‘proselitismo’”, tema ricorrente tra Chiesa Ortodossa e Cattolica e avvertito anche nella società islamica mondiale, ha proseguito.
Infine, “abbiamo bisogno di un dialogo interreligioso circa la questione della missione, un dialogo che consideri la nostra storia (le nostre storie) di missione […], che metta sul tappeto apertamente le nostre preoccupazioni reciproche, che citi palesemente i pericoli dell’intolleranza, degli attentati alla libertà religiosa e che li faccia oggetto di comuni sforzi di correzione”, ha continuato.
“Come religioni con un mandato missionario, siamo ne sono convito responsabili davanti a Dio e davanti al mondo di cercare i punti in comune dei nostri mandati missionari e di praticarli insieme”, ha poi sottolineato.
“L’Onnipotente non ha forse dato a noi tutti attraverso la rivelazione e la voce della coscienza il compito santo di adoperarci ovunque per la giustizia, alleviare la miseria, combattere la povertà, promuovere l’educazione, rafforzare le virtù del vivere insieme e così contribuire ad un mondo più umano?”, ha chiesto.
“Un giorno saremo chiamati davanti a Dio a dar conto se abbiamo adempiuto insieme alla nostra missione. E saremo chiamati a dar conto se abbiamo dato ai molti uomini che non sanno credere a Dio una testimonianza credibile della fede in Dio o se attraverso i nostri conflitti abbiamo aumentato l’ateismo”, ha infine concluso.
Promossa dal Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, e realizzata grazie a un comitato scientifico internazionale, la rivista “Oasis / al-Waha / Nakhlistan” si occupa soprattutto di Paesi musulmani e mira a sostenere le minoranze cristiane in questi Stati mantenendo aperto il dialogo con l’Islam in un’atmosfera di conoscenza reciproca, mutuo rispetto e cordiale apertura.
[“Oasis” può essere acquistata nelle principali librerie cattoliche. E’ anche possibile abbonarsi collegandosi al sito www.edizionicantagalli.com. Grazie agli abbonamenti sottoscritti (il costo annuo in Italia è di 25 euro, all’estero di 30), la rivista può essere inviata gratis nei Paesi più poveri]