BOGOTA’, mercoledì, 3 maggio 2006 (ZENIT.org).- Sono stati ritrovati i resti di padre Javier Francisco Montoya, sequestrato e assassinato dalle FARC (“Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia”) quasi un anno e mezzo fa.
Il recente ritrovamento è stato confermato dalla prova del DNA, secondo le informazioni diffuse questo mercoledì dall’edizione digitale di “El Catolicismo” (www.elcatolicismo.com.co), organo ufficiale dell’Arcidiocesi di Bogotà.
Il sacerdote era stato sequestrato l’8 dicembre 2004 dal fronte “Aurelio Rodríguez” delle FARC nella frazione Alto de Tamaná, nel Chocó, aveva denunciato a quel tempo il suo Vescovo.
E’ stato poi ucciso in data sconosciuta sulle rive del fiume Tamaná, ha reso noto lo stesso presule – della diocesi di Istmina-Tadó –, monsignor Alonso Llano Ruiz (ZENIT, 1° gennaio 2005).
Al momento della sua scomparsa, il sacerdote – nato a Medellín – si stava recando da Quibdó (capoluogo del Chocó) a Nóvita per celebrare la solennità dell’Immacolata Concezione.
Padre Montoya aveva chiesto di essere inviato ad esercitare il suo ministero tra le comunità indigene afro-colombiane del Chocó; aveva abbracciato la loro cultura e percorreva a piedi tutta la regione.
Il suo assassinio è stato confermato da una missione ecclesiale che si è recata nella regione per informarsi sulla sua sorte. I guerriglieri avevano ammesso, di fronte alla commissione, di averlo fucilato e che non avrebbero consegnato il suo corpo, da essi stessi seppellito.
Il Vescovo di Istminá-Tadó ha informato di una telefonata del 24 aprile scorso in cui si comunicava che presso la foce del fiume San Juan si trovavano i resti ossei di una persona e accanto ad essi una tunica bianca, una fascia nera e un crocifisso.
La nota di “El Catolicismo” aggiunge che c’è un altro sacerdote sequestrato dalle FARC, padre Cesar Darío Peña, parroco di Raudal de Valdivia (Antioquia). Le ultime notizie certe su di lui risalgono al marzo 2004.
Confermando la sua preghiera e il suo affetto per padre Peña, lo stesso Giovanni Paolo II aveva rivolto un appello per la sua liberazione (ZENIT, 4 maggio 2004).