CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 18 maggio 2006 (ZENIT.org).- Ricevendo questo giovedì in udienza i Vescovi italiani, Benedetto XVI ha richiamato la necessità di non violare il principio di laicità dello Stato, e di continuare a lavorare sempre in difesa della dignità della persona e in vista del bene comune dei cittadini.

Sono state queste le parole rivolte dal Santo Padre ai presuli riuniti a partire dal 15 maggio scorso nella loro 56ª Assemblea Generale.

“Come ho avuto modo di rilevare nell’Enciclica Deus caritas est – ha esordito il Papa –, la Chiesa è ben consapevole che ‘alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio’ cioè tra lo Stato e la Chiesa, ossia l’autonomia delle realtà temporali”.

“Questa distinzione e autonomia la Chiesa non solo riconosce e rispetta, ma di essa si rallegra, come di un grande progresso dell’umanità e di una condizione fondamentale per la sua stessa libertà e l’adempimento della sua universale missione di salvezza”, ha aggiunto.

“In pari tempo, e proprio in virtù della medesima missione di salvezza, la Chiesa non può venir meno al compito di purificare la ragione, mediante la proposta della propria dottrina sociale, argomentata ‘a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano’, e di risvegliare le forze morali e spirituali, aprendo la volontà alle autentiche esigenze del bene”, ha sottolineato.

Successivamente, il Papa si è richiamato ad una “sana laicità dello Stato”, che deve essere regolata da “norme loro proprie, alle quali appartengono però anche quelle istanze etiche che trovano il loro fondamento nell’essenza stessa dell’uomo e pertanto rinviano in ultima analisi al Creatore”, ha indicato.

Facendo eco alle parole del Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che nell’indirizzo di saluto aveva parlato della “misura del vero umanesimo” fondato su “’principi non negoziabili’ che toccano in particolare la promozione e la tutela della vita umana, della famiglia fondata sul matrimonio e non di altre forme di unione”, il Papa ha quindi parlato di alcune questioni al centro dell’attuale dibattito.

“Nelle circostanze attuali – ha affermato –, richiamando il valore che hanno per la vita non solo privata ma anche pubblica alcuni fondamentali principi etici, radicati nella grande eredità cristiana dell’Europa e in particolare dell’Italia, non commettiamo dunque alcuna violazione della laicità dello Stato, ma contribuiamo piuttosto a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società”.

Rivolgendosi direttamente ai presuli italiani, il Papa ha riconosciuto che “su questi valori siamo debitori di una chiara testimonianza a tutti i nostri fratelli in umanità: con essa non imponiamo loro inutili pesi ma li aiutiamo ad avanzare sulla via della vita e dell’autentica libertà”.

Quello del rispetto dei fondamenti di una “sana laicità” nei rapporti fra Chiesa e Stato è un tema caro a Papa Benedetto XVI, che già nella sua prima visita ad un Capo di Stato, quando il 24 giugno 2005 venne accolto al Quirinale, si era pronunciato su questo argomento.

In quell’occasione ricordando quanto contenuto nei Patti Lateranesi, sottoscritti da Italia e Santa Sede l’11 febbraio del 1929 e che diedero vita allo Stato della Città del Vaticano, aveva affermato che “la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra nel proprio campo”.

“Tutte e due anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane”, aveva poi riconosciuto.