Ambientalismo cristiano

Un “decalogo” dell’ecologia

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ROMA, sabato, 19 novembre 2005 (ZENIT.org).- L’umanità è chiamata ad amministrare in modo responsabile il creato. È questo l’appello rivolto dal padre Paolo Scarafoni, L.C., in occasione dell’apertura del convegno sul tema “Etica e ambiente”, che si è svolto lo scorso 7 novembre presso l’Università europea di Roma.

Nel suo intervento, padre Scarafoni, Rettore dell’Università, ha spiegato che l’impostazione cristiana di un’amministrazione del creato si basa sul concetto di persona umana intesa come creatura libera e intelligente, chiamata a far sviluppare il mondo creato.

Un’impostazione che non va confusa con una visione trionfalistica della natura umana, ha precisato il sacerdote. L’etica cattolica si basa piuttosto sul comandamento dell’amore e sulla consapevolezza degli errori commessi dall’uomo, ma anche sulla fiducia nella sua capacità di operare bene con l’aiuto della grazia di Dio.

Il Cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, ha riferito, durante il Convegno, di alcune attività della Chiesa nel contesto ambientale, portate avanti negli ultimi anni. Attività che vanno dalla partecipazione agli incontri delle Nazioni Unite, alla pubblicazione di una serie di documenti.

I porporato ha osservato che questo suo impegno personale nelle questioni ambientali ha avuto inizio nel 1994 quando ha partecipato, come Capo della delegazione della Santa Sede, alla Conferenza internazionale del Cairo su popolazione e sviluppo, organizzata dall’ONU. La questione che allora veniva posta era quella dell’idea di stampo malthusiano e diffusa a livello mondiale, del rischio di una crescita demografica superiore alle capacità alimentari, con conseguenze disastrose, tali da portare al collasso gli equilibri naturali del pianeta e impedirne lo sviluppo.

Ecologia umana

La risposta della Chiesa al pessimismo malthusiano – ha spiegato il Cardinale Martino – si basa sulla fiducia nella capacità dell’uomo di superare i problemi. L’agire umano nei confronti della natura deve però essere orientato in senso etico, ha affermato. E in questo senso, il problema ecologico deve essere percepito come problema etico. L’agire umano nel creato non può essere considerato come un mero esercizio della capacità tecnica di manipolare il mondo, ha insistito il cardinale.

Il Cardinale Martino ha poi ricordato l’espressione usata dal Papa Giovanni Paolo II di una “ecologia umana”, alla quale deve essere orientata l’azione umana. Il problema ambientale è, nella sua origine, un problema antropologico. Il modo dell’uomo di rapportarsi al mondo dipende dal modo di rapportarsi con se stesso e con Dio. Quando l’uomo nega il ruolo di Dio nella sua vita, tende a mettersi al posto di Dio, perdendo di vista se stesso e la sua responsabilità di governo della natura.

Il Vescovo Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, nel suo intervento, ha insistito sull’importanza di porre la natura nel contesto del rapporto tra Dio e la persona umana.

Monsignor Crepaldi ha osservato che il Compendio della dottrina sociale della Chiesa propone una via mediana tra i due errori che consistono l’uno nel vedere la natura in termini assoluti e l’altro nel ridurla a mero strumento. La natura è stata sì posta nelle mani dell’uomo, ma per essere usata in modo responsabile e prudente.

L’uomo ha una indiscussa superiorità sul creato, in quanto persona dotata di un’anima immortale, ha affermato monsignor Crepaldi. Ciò nonostante, l’uomo non ha un diritto assoluto sulla natura, ma un mandato di cura, conservazione e sviluppo, in una logica di destinazione universale dei beni della terra.

L’uso responsabile

Monsignor Crepaldi ha poi riassunto i principali punti dell’insegnamento della Chiesa sulle questioni ambientali, basandosi sulla dottrina sociale presentata nel Compendio. I 10 principi guida del “decalogo” sono i seguenti.

1) La Sacra Scrittura indica i criteri morali fondamentali per affrontare la questione ambientale. La persona umana, fatta ad immagine e somiglianza di Dio Creatore, è posta al di sopra di tutte le altre creature terrene, che deve usare e curare in modo responsabile. L’Incarnazione di Cristo e la Sua predicazione testimoniano il valore della natura: niente di quanto esiste in questo mondo risulta estraneo al disegno creatore e redentore divino.

2) Il Magistero sociale della Chiesa richiama due esigenze fondamentali. Non si deve ridurre utilitaristicamente la natura a mero oggetto di manipolazione e sfruttamento. Né si deve assolutizzare la natura, o sovrapporla in dignità alla stessa persona umana.

3) La questione ambientale odierna coinvolge l’intero pianeta, essendo un bene collettivo. La nostra responsabilità verso l’ambiente si estende alle generazioni future.

4) Nell’approccio alla questione ambientale si deve far valere il primato dell’etica e dei diritti umani sulla tecnica e, dunque, della necessità di salvaguardare sempre la dignità dell’essere umano. Punto di riferimento centrale per ogni applicazione scientifica e tecnica è il rispetto dell’uomo, che deve accompagnarsi ad un doveroso atteggiamento di rispetto nei confronti delle altre creature viventi.

5) La natura non va considerata una realtà sacra o divina e quindi non va sottratta all’azione umana. Essa è piuttosto un dono offerto dal Creatore alla comunità umana, affidato all’intelligenza e alla responsabilità morale dell’uomo. Per questo egli non compie un atto illecito quando, rispettando l’ordine, la bellezza e l’utilità dei singoli esseri viventi e della loro funzione nell’ecosistema, interviene modificando alcune loro caratteristiche e proprietà.

6) La questione ambientale evidenzia la necessità di armonizzare le politiche dello sviluppo con le politiche ambientali, a livello nazionale e internazionale. La programmazione dello sviluppo economico deve inoltre considerare attentamente la necessità di rispettare l’integrità e i ritmi della natura, poiché le risorse naturali sono limitate e alcune non sono rinnovabili. E ogni attività economica che si avvalga delle risorse naturali deve anche preoccuparsi della salvaguardia dell’ambiente e prevederne i costi, che sono da considerare come una voce essenziale dei costi dell’attività economica.

7) La questione ambientale richiede che si operi attivamente per lo sviluppo integrale e solidale delle regioni più povere del pianeta. A questo riguardo, la dottrina sociale invita a tener presente che i beni della terra sono stati creati da Dio per essere sapientemente usati da tutti: tali beni vanno equamente condivisi, secondo giustizia e carità. Nell’attuazione di uno sviluppo integrale e solidale, il principio della destinazione universale dei beni offre un fondamentale orientamento, morale e culturale, per sciogliere il complesso e drammatico nodo che lega insieme questione ambientale e povertà

8) La questione ambientale richiede per la protezione dell’ambiente la collaborazione internazionale, attraverso la ratifica di accordi mondiali sanciti dal diritto internazionale. La responsabilità verso l’ambiente deve trovare una traduzione adeguata a livello giuridico. Il contenuto giuridico del diritto ad un ambiente sano e sicuro dovrà essere elaborato secondo le esigenze del bene comune e in una comune volontà di introdurre anche sanzioni per coloro che inquinano.

9) La questione ambientale sollecita un effettivo cambiamento di mentalità che induca ad adottare nuovi stili di vita. Tali stili di vita devono essere ispirati alla sobrietà, alla temperanza, all’autodisciplina, sul piano personale e sociale. Bisogna uscire dalla logica del mero consumo e promuovere forme di produzione che rispettino l’ordine della creazione e soddisfino i bisogni primari di tutti. Un simile atteggiamento favorisc
e una rinnovata consapevolezza dell’interdipendenza che lega tra loro tutti gli abitanti della terra.

10) La questione ambientale richiede anche una risposta a livello di spiritualità, ispirata dalla convinzione che il creato è un dono, che Dio ha messo nelle mani responsabili dell’uomo, affinché ne usi con amorevole cura. L’atteggiamento che deve caratterizzare l’uomo di fronte al creato è essenzialmente quello della gratitudine e della riconoscenza: il mondo, infatti, rinvia al mistero di Dio che lo ha creato e lo sostiene. Se si mette tra parentesi la relazione con Dio, si svuota la natura del suo significato profondo, depauperandola.

Se invece si arriva a riscoprire la natura nella sua dimensione di creatura, si può stabilire con essa un rapporto comunicativo, cogliere il suo significato evocativo e simbolico, penetrare così nell’orizzonte del mistero, che apre all’uomo il varco verso Dio, Creatore dei cieli e della terra. Il mondo si offre allo sguardo dell’uomo come traccia di Dio, luogo il quale si svela la Sua potenza creatrice, provvidente e redentrice.

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ZENIT Staff

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