CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 14 novembre 2005 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha promosso questo lunedì una cooperazione “più efficace” tra ebrei e cattolici ricevendo una delegazione del Centro “Simon Wiesenthal” degli Stati Uniti.
Durante l’udienza, di carattere privato, il Papa ha ricordato che quest’anno si celebra il quarantesimo anniversario della dichiarazione del Concilio Vaticano II “Nostra Aetate”, “che ha formulato i principi che hanno guidato gli sforzi della Chiesa per promuovere una migliore comprensione tra ebrei e cattolici”.
“Dopo una storia difficile e dolorosa, i rapporti tra le nostre due comunità stanno attualmente prendendo una direzione nuova e più positiva”, ha constatato nel discorso pronunciato in inglese.
Il Santo Padre ha proposto di “continuare ad avanzare sul sentiero del rispetto e del dialogo reciproci, ispirati dalla nostra eredità spirituale condivisa ed impegnati in una sempre più efficace cooperazione al servizio della famiglia umana”.
Secondo il Vescovo di Roma, “cristiani ed ebrei possono fare molto per far sì che le generazioni future possano vivere in armonia e rispetto della dignità di cui ogni essere umano è stato dotato dal Creatore”.
“Esprimo la speranza, condivisa da uomini e donne di buona volontà in ogni luogo, che questo secolo veda il nostro mondo emergere dalla rete di conflitto e violenza, e getti i semi per un futuro di riconciliazione, giustizia e pace”, ha detto concludendo il suo saluto.
Nel suo indirizzo di saluto al Santo Padre, il Rabbino Marvin Hier, fondatore e decano del Centro “Simon Wiesenthal”, ha ringraziato per l’invito “a dialogare e a scambiare punti di vista, soprattutto in questi momenti critici in un mondo che ha disperatamente bisogno di chiarezza morale e civiltà”.
Il Rabbino ha poi ricordato il contributo al dialogo ebraico-cristiano fornito da Giovanni XXIII e da Giovanni Paolo II ed ha lodato le parole che Benedetto XVI ha pronunciato ad agosto nella Sinagoga di Colonia, quando ha ribadito la sua intenzione a continuare su questa strada.
Per il rappresentante ebraico, “al giorno d’oggi, i grandi pericoli per il genere umano non provengono dai laicisti o dagli atei, ma dai fanatici religiosi e dagli zeloti. Quanti aiutano a reclutare ed ispirano i terroristi ad uccidere civili innocenti promettendo loro un posto in cielo non sono leader politici empi, ma imam fondamentalisti e mullah che dicono di obbedire al creatore”.
“Il Presidente dell’Iran, un religioso che prega cinque volte al giorno, è tornato ad enunciare le parole di Adolf Hitler ed ha chiesto apertamente l’eliminazione dello Stato di Israele, in violazione della Carta delle Nazioni Unite, una minaccia che è stata rimproverata dal Vaticano ma non ancora dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”, ha detto Hier.
“Il futuro della civiltà dipende dalla nostra capacità di coalizzarci per il bene, da quanti credono ancora che niente di duraturo sia stato creato dall’odio, che non ci sia un futuro luminoso con la tirannia, che non ci sia rafforzamento della fede con il fanatismo”, ha sottolineato.
Il Rabbino Hier ha concluso informando il Papa sul nuovo centro per la Dignità Umana che il Centro Wiesenthal inizierà presto a costruire a Gerusalemme.
Il Centro “Simon Wiesenthal”, come spiega la sua pagina web, è “un’organizzazione internazionale ebraica di diritti umani dedicata a preservare la memoria dell’Olocausto e a promuovere la tolleranza e la comprensione attraverso la partecipazione comunitaria e l’azione educativa e sociale”.
Circa 400.000 famiglie sostengono il centro, che ha la sua sede principale a Los Angeles ed uffici a Gerusalemme, Buenos Aires, Parigi, Toronto, New York e Miami.
L’istituzione prende il nome da Simon Wiesenthal, uno dei pochi sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti, morto il 20 settembre scorso all’età di 96 anni.
Dopo la fine del nazismo, Wiesenthal si dedicò alla caccia dei criminali nazisti sfuggiti alla giustizia, aiutando a scovarne più di mille.
Quella di questo lunedì è la terza visita del Centro Wiesenthal in Vaticano.
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Nov 14, 2005 00:00