Gesù di Nazareth chi sei?

Risponde padre Giovanni Marchesi, S.I., autore di un libro sull’argomento

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ROMA, martedì, 8 novembre 2005 (ZENIT.org).- Gesù sapeva di essere Dio? Come e quando Gesù, nella concretezza storica della sua condizione umana, ha preso coscienza della sua divinità? In che modo la nascita di Gesù ha cambiato la storia?

A queste ed altre domande ha cercato di rispondere padre Giovanni Marchesi, S.I., docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana, scrittore e teologo de “La Civiltà Cattolica”, con il libro “Gesù di Nazaret chi sei?” (Edizioni Paoline, Torino 2004, pp. 393, Euro 34,00).

Dato il grande interesse per questo libro, ZENIT ne ha voluto intervistare l’autore.

Perché ha scritto questo libro, da dove è nata questa necessità?

Marchesi: La necessità di scrivere questo libro è nata presto in me. Già da quando ero studente al quarto anno di Teologia, si era fatto chiaro un desiderio dal punto di vista teologico, spirituale e scientifico di studiare la figura di Gesù Cristo. Nel corso degli anni ho elaborato un progetto di come doveva essere la struttura del libro su Gesù Cristo. Ho iniziato a scrivere dei saggi, e articoli che in parte sono diventati capitoli fino alla pubblicazione avvenuta l’anno scorso.

Questo libro è idealmente dedicato agli studenti di Teologia, è per loro un manuale, ma è anche per gli studenti di Scienze religiose, per i catechisti e per coloro che vogliono approfondire una conoscenza del mistero di Gesù Cristo. Idealmente i lettori a cui penso in primo luogo sono coloro che “credono di non credere”. Anche perché tutti, credenti e non credenti, da duemila anni continuiamo a porci la domanda, Gesù di Nazareth chi sei?

E’ vero, Cristo interroga tutti: è un uomo, il figlio di Dio, oppure un mito? Dopo tanti anni di studio, ci può dire chi è questo uomo?

Marchesi: In questi giorni è in atto un dibattito sui grandi quotidiani italiani si parla dei valori fondamentali fondati sulla dignità della persona umana: lo scambio diretto dei messaggi tra Benedetto XVI e il presidente del Senato Marcello Pera, articoli su altri giornali su cosa è la fede, un filosofo italiano che continua a ripetere che l’unico metro di valutazione per la ricerca della verità è la ragione, e tutto ciò che è religione è mito.

Ebbene la fede in se stessa non è una abdicazione della ragione, non è una rinunzia al pensare, al ragionare. La teologia che si occupa di Dio, di Gesù Cristo e delle verità rivelate, è intelligenza della fede, e la fede in Dio è intelligenza.

Gesù Cristo non è un mito, è un personaggio della realtà storica. Di Gesù dal punto di vista storico noi sappiamo infinitamente di più, e ci sono più documenti e fonti, di quanto sappiamo di Giulio Cesare, di Socrate, di Platone, e di altri grandi personaggi che hanno fatto la storia.

Oggi tutti si interrogano su Cristo, o per bestemmiarlo o per invocarlo, o per perseguitarlo oppure per amarlo e operare il suo nome e per lui. Perché Gesù è vivo, anzi scriveva già l’abate Giuseppe Ricciotti nel suo capolavoro “La vita di Gesù” “Nessun essere umano è vivente oggi come è vivente Gesù”.

Oggi molti chiamano a contemplare il volto di Gesù per vedere il volto di Dio: in questo contesto c’è da una parte chi sostiene che la religione cristiana è basata su dei miti e dall’altra chi invece indica nel Cristianesimo la civiltà cristiana. Dove si vede il volto di Dio?

Marchesi: Molti hanno visto il volto di Gesù prima della Pasqua; l’hanno visto la gente comune, i farisei, i sommi sacerdoti, l’hanno visto Maria, la Maddalena, l’hanno visto i suoi discepoli.
C’è chi l’ha visto, l’ha amato e lo ha seguito e c’è chi lo ha odiato.

Ma nessuno di questi, anche nessuno dei discepoli, pur vedendo Gesù nella sua storia lo ha visto realmente nella sua essenza. Hanno iniziato a vedere Gesù a capire il suo volto unicamente a partire dalla Pasqua. Già prima di Pasqua, Gesù alla domanda del discepolo Filippo che gli chiede “mostraci il padre e ci basta”, Gesù risponde “Filippo da tanto tempo sono con voi e ancora non mi avete riconosciuto?”.

Gesù di Nazareth si fa conoscere realmente e pienamente per quello che è, nella luce del Risorto, “io ero morto ma ora sono vivo nei secoli dei secoli”.

I discepoli riconoscono Gesù la sera nella casa ad Emmaus. Essi riconobbero Gesù che prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo dà loro, in quel momento si aprirono a loro gli occhi, ebbero l’intuito, l’intelligenza, quello sconosciuto è il Signore. Ma in quello stesso momento Gesù scompare: ecco cosa significa vedere Gesù, intuirlo, capirlo, conoscerlo, con tutta la mozione di se stessi con l’intelligenza, la ragione ed il trasporto di amore, ma nel momento che lo vedo e lo comprendo, non lo posso abbracciare, perché Gesù è infinitamente più grande di come noi lo possiamo immaginare.

Allora agli atei, agli scettici, agli agnostici, ai nichilisti, a coloro che credono di non credere, che continuano a ignorare la cultura e la civiltà che il Cristianesimo ha realizzato in questi duemila anni, consiglio di andate al Vangelo, di analizzate i testi sacri, di questo fenomeno mondiale che è stato il Cristianesimo, così che incontrando il Cristo possono avere se non altro la nostalgia del totalmente altro come scrisse Max Orkheimer (1895-1973) ossia “la nostalgia dell’altro che è Dio” perché, questa è la novità del Cristianesimo: Dio si è fatto presente nella storia dell’uomo tramite Gesù di Nazareth.. Il Dio, l’assoluto si è manifestato e rivelato in Gesù Cristo.

Si può dire che questo vedere il volto di Cristo si realizza ogni volta nella Eucaristia. E’ l’Eucaristia la continuità del Cristianesimo?

Marchesi: L’Eucaristia non è un sacramento qualsiasi. L’Eucaristia e il battesimo costituiscono due filoni portanti di ogni comunità di credenti. La comunità di una famiglia, di un villaggio, di un paese, di una diocesi, di una nazione è fondata su questi due pilastri. La Chiesa è costruita su due sacramenti che sono il battesimo e l’Eucaristia, simboleggiati dalla effusione di acqua e sangue che è avvenuto nel momento in cui il costato di Cristo è stato trapassato dalla lancia. Simbolicamente e misticamente già l’evangelista Giovanni ha letto la nascita della Chiesa in questo effluvio di sangue e acqua, simboli del battesimo e dell’Eucaristia.

L’Eucaristia è per eccellenza il mistero della fede, perché lì si racchiudono tutti i sacramenti e tutto ciò che significa essere cristiano. Per questo uno dei più importanti teologi cattolici del ‘900 Henry De Lubac, nel suo libro “La meditazione della Chiesa” afferma che “l’Eucaristia fa la Chiesa e la chiesa fa l’Eucaristia”.

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ZENIT Staff

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