Com'è la vita prima di nascere?

Intervista al un esperto neonatologo, il dottor Carlo Bellini

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ROMA, sabato, 25 settembre 2005 (ZENIT.org).- Come si comportano il bambino o la bambina prima di nascere? Vedono, ascoltano, sentono i gusti, piangono, ridono, ricordano? E in che modo si relazionano con la mamma che li porta in grembo?

Fino ad un paio di decenni fa il mondo dei nascituri nel grembo materno era un vero mistero, ora però è addirittura possibile fotografare, filmare e descrivere gli sviluppi e le reazioni alle sensazioni dei bambini prima della nascita.

Il dottor Carlo Bellieni, che lavora all’Unità di Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario “Le Scotte” di Siena (http://carlobellieni.splinder.com) ha compiuto una accurata ricerca sulla vita prima della nascita, di cui parla anche nel suo ultimo libro “L’alba dell’io” (Società editrice fiorentina, 8 euro). ZENIT lo ha intervistato.

Fino agli ani ’80 si riteneva che l’utero materno fosse una specie di cassaforte per il feto. Cosa è cambiato da allora?

Bellieni: Moltissimo. Oggi sappiamo che il feto è un essere plurisensoriale i cui sensi entrano in azione con una sequenza preordinata: per primo si manifesterà la sensorialità tattile, poi quella chimica (gusto e olfatto), la vestibolare (equilibrio), l’udito e infine la vista. Lo sviluppo precoce in utero dei sensi ha una duplice funzione: quella di modellare il sistema nervoso centrale, fornendo stimoli che interagiscono con la crescita di gruppi di neuroni, indirizzandola su una strada fisiologica e quella di introdurre il nascituro al mondo esterno producendo una sorta di apprendimento in utero.

E’ vero che i sensi entrano in azione precocemente prima di nascere?

Bellieni: Già dall’8a settimana dopo il concepimento sono presenti nel feto nella zona della bocca i recettori per il tatto, che poi andranno ad espandersi per tutta la superficie del corpo in pochi mesi, ma è verso le 22-24 settimane che saranno pronte le connessioni con la corteccia cerebrale. Il feto risponde agli stimoli che arrivano attraverso la pancia della mamma: quando una donna incinta è distesa, è possibile prendere in mano il suo utero con tutta la mano, come un pallone, per prendere contatto con il bambino: una leggera pressione del dito fa da richiamo e il bambino reagisce e si mette in moto.

E’ auspicabile che il padre, per quanto è possibile, partecipi a questo “gioco” e a Siena queste conoscenze sono la base per un corso che facciamo in Clinica Ostetrica alle coppie per imparare ad entrare in contatto col bambino prenatale.

Ci parli dell’udito e del gusto del feto

Bellieni: Verso le 25 settimane di gestazione, il feto ha sviluppato l’udito. Dentro l’utero la voce della madre arriva ad un’intensità molto maggiore della voce di un estraneo (o del padre!) e a questa voce il feto si abitua, tanto che vari esperimenti ci dimostrano che il neonato appena nato sa distinguere la voce della sua mamma dalla voce di un’estranea. Così come saprà distinguere gli odori della mamma. Servirà questo a riconoscere il latte materno, che ha un sapore e un odore simili al liquido amniotico che per nove mesi gli ha bagnato lingua e labbra.

Il feto ha memoria?

Bellieni: Nel 2001 su Pediatrics è stata pubblicata una ricerca che dimostra che al momento del divezzamento il lattante preferisce sapori che aveva sentito in utero per un certo periodo, anche se questi sapori non gli erano stati riproposti durante l’allattamento. Dunque il feto ha memoria. Questo, che sembrava essere solo appannaggio degli psichiatri, oggi è patrimonio del pediatra per spiegare vari fenomeni. Abbiamo di recente fatto uno studio su cosa succede ai bambini di ballerine che in gravidanza non avevano smesso di ballare: per addormentarsi richiedevano in media di essere cullati più energicamente degli altri!

E poi, cos’altro è il cullare il neonato se non ricostruire quell’ambiente sereno che aveva nell’utero: movimenti ritmici, profumo della madre, voce indistinta ma presente e cantilenante, buio, ma presenza di pareti e limiti che non ritroverebbe se deposto bruscamente su un letto?

Ha fatto altri studi sulla memoria del feto?

Bellieni: Sì, per esempio sulla memoria a breve termine, dimostrando che il feto si abitua agli stimoli esterni proprio come un bambino già nato. Abbiamo usato stimoli sonori mandati attraverso la parete dell’utero e abbiamo misurato ecograficamente come il feto reagiva strizzando gli occhi infastidito e poi come si abituava al rumore. E’ possibile vedere questo in un breve video-clip in rete (http://www.medicinaepersona.org/__C1256C23002924DE.nsf/wAll/IDCW-64L8WK/$file/feto2.mpg)

E’ vero che il feto sogna?

Bellieni: Gli studi sul neonato prematuro portano sempre più dati sulle caratteristiche del sonno in utero. Il prof. Rivkees della Yale University, nel 2000 dimostrava la presenza di un ritmo giorno-notte sin dalla metà della gestazione. Oggi sappiamo che dalle 28 settimane di gestazione sono differenziabili delle fasi del sonno. Dalla 30a settimana è presente il sonno attivo, l’equivalente del sonno REM dell’adulto, quello in cui si svolge la maggior parte dei sogni. Dunque nulla ci impedisce di dire che in utero il feto ha tutti gli “strumenti” per sognare: un’attività elettrica cerebrale adatta e la presenza di stimoli che ne costituiranno i contenuti. Anche in utero il sonno è importantissimo perché vi avviene la massima proliferazione di cellule nervose e la produzione preferenziale di certi ormoni.

Prova dolore il feto?

Bellieni: Sembra impossibile, ma il dolore del feto e del neonato è stato riconosciuto solo alla fine degli anni ‘80. Eppure è chiaro che i nostri prematuri nati a 23-24 settimane sentono dolore. E i cambiamenti ormonali dopo lo stimolo doloroso sono stati dimostrati nei feti di 20 settimane o poco più. Su dei piccolissimi nati prima del termine abbiamo di recente sperimentato un sistema di analgesia basato su tecniche di distrazione non farmacologiche: abbiamo avuto ragione: il neonato prematuro sente il dolore, piange, ma riesce anche ad interagire con chi gli sta intorno accettando di esser consolato e distratto, tanto da non sentire più male! Un video-clip di tre studiosi americani sul pianto del feto è scaricabile in rete (http://fn.bmjjournals.com/).

Ma come passa la giornata un bambino prima di nascere?

Bellieni: Il feto ha un mondo di sensazioni, ma anche di azioni. Il feto risponde a suo modo agli stimoli esterni, sobbalza se sente rumori, risponde alle carezze. Ma si esercita per la vita all’aria aperta: fa di continuo esercizi di respiro, pur immerso nel liquido amniotico, e sono stati registrati i tentativi di emettere suoni visualizzando le corde vocali. Ha singhiozzo, e fa smorfie che somigliano al sorriso o al pianto. I suoi movimenti rispondono alle fasi di calma o movimento della mamma, e anche alla quantità di zucchero che la mamma mangia.

Cosa dire, in conclusione?

Bellieni: Che il feto è già un nuovo membro della famiglia, e una compagnia per la mamma ancor prima di nascere.

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ZENIT Staff

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