CASTEL GANDOLFO, domenica, 25 settembre 2005 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l’intervento che Benedetto XVI ha pronunciato questa domenica in presenza dei pellegrini riuniti a mezzogiorno nel cortile della residenza pontificia di Castel Gandolfo per recitare con lui la preghiera mariana dell’Angelus.
* * *
Cari fratelli e sorelle!
In quest’ultima domenica che trascorro a Castel Gandolfo desidero salutare cordialmente l’intera comunità cittadina, rinnovando a tutti il mio vivo ringraziamento per l’accoglienza che mi è stata riservata.
Proseguendo la riflessione sul mistero eucaristico, cuore della vita cristiana, oggi vorrei porre in luce il legame tra Eucaristia e la carità. Carità – in greco “ágape”, in latino “caritas” – non significa prima di tutto l’atto o il sentimento benefico, ma il dono spirituale, l’amore di Dio che lo Spirito Santo effonde nel cuore umano e che lo muove a donarsi a sua volta a Dio stesso e al prossimo.
L’intera esistenza terrena di Gesù, dal concepimento alla morte in Croce, è stata un unico atto d’amore, tanto che possiamo riassumere la nostra fede in queste parole: “Jesus, caritas”– Gesú, amore –. Nell’ultima cena, sapendo che era giunta la sua ora, il divino Maestro offrì ai sui discepoli l’esempio supremo di amore lavandogli i piedi e affidò ad essi la sua più preziosa eredità, l’Eucaristia, in cui è centrato tutto il mistero Pasquale, come ha scritto il venerato Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica “Ecclesia de eucharistia”. “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”…, “Bevetene tutti, questo è il mio sangue”… Le parole di Gesù nel Cenacolo anticipano la sua morte e manifestano la coscienza con cui egli l’ha affrontata trasformandola nel dono di sé, nell’atto di amore che si dona totalmente. Nell’Eucaristia il Signore si dà a noi con il suo corpo, la sua anima e la sua divinità, e noi diventiamo una sola cosa con lui e tra noi.
La nostra risposta al suo amore deve essere allora concreta, si deve esprimere in un’autentica conversione all’amore, nel perdono, nella reciproca accoglienza e nell’attenzione ai bisogni di tutti. Tante e molteplici sono le forme del servizio che possiamo rendere al prossimo nella vita di ogni giorno con un po’ di attenzione. L’Eucaristia diventa così la sorgente dell’energia spirituale che rinnova la nostra vita ogni giorno e rinnova così il mondo nell’amore di Cristo.
Esemplari testimoni di questo amore sono i santi, che hanno tratto dall’Eucaristia la forza di una carità operosa e non di rado eroica. Penso adesso soprattutto a san Vincenzo de’ Paoli, del quale celebreremo dopodomani la memoria liturgica, il quale ha detto: “Che gioia servire la persona di Gesù Cristo nelle sue povere membra!”, e l’ha fatto con tutta la sua vita. Penso anche alla beata Madre Teresa, fondatrice delle Missionarie della Carità, che nei più poveri tra i poveri amava Gesù, ricevuto e contemplato ogni giorno nell’Ostia consacrata.
Finalmente prima e più di tutti i santi, la carità divina ha trasformato il cuore della Vergine Maria. Dopo l’annunciazione, spinta da colui che portava in grembo, la Madre del Verbo incarnato si recò in fretta a visitare e aiutare la cugina Elisabetta. Preghiamo perché ogni cristiano, nutrendosi del Corpo e del Sangue del Signore, cresca sempre più nell’amore verso Dio e nel servizio generoso verso i fratelli.
[Dopo aver recitato la preghiera mariana dell’Angelus, il Papa ha detto:]
Cari fratelli e sorelle, dopodomani sarà celebrata la Giornata Mondiale del Turismo, fenomeno sociale assai rilevante nel mondo contemporaneo, come sappiamo. Rinnovo l’auspicio che il turismo si accompagni sempre al rispetto per le persone e le culture e possa favorire il dialogo e la comprensione.
Giovedì prossimo poi ricorrerà la Giornata Marittima Mondiale. Colgo l’occasione per rivolgere un cordiale saluto accompagnato della preghiera a tutti coloro che lavorano sui mari.
[In seguito il Papa ha salutato in varie lingue. In italiano ha detto:]
Saluto cordialmente i partecipanti all’incontro internazionale degli Oblati Benedettini (interrotto dal canto dell’“Ubi caritas”). Grazie per quella risposta al mio discorso, grazie. Cari fratelli e sorelle, con l’esempio e l’intercessione di san Benedetto, al quale ho affidato il mio pontificato, possiate sempre vivere una profonda amicizia con Cristo e testimoniarla a tutti.
[Dopo un breve saluto ai gruppi, improvvisando ha concluso con queste parole:]
Cari fratelli e sorelle, questa è la mia ultima domenica a Castel Gandolfo in questa estate e vi ringrazio per la vostra ospitalità, per tutta la vostra amicizia, e vi do la mia benedizione.