Diritti umani e ideologia radicale di genere

Secondo l’avvocato Jorge Scala

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ASUNCIÓN (Paraguay), giovedì, 8 settembre 2005 (ZENIT.org).- L’avvocato argentino Jorge Scala, esperto di bioetica, ritiene che l’unica istituzione che difende in modo integrale i diritti umani sia la Chiesa.

L’Associazione di Professori della Facoltà di Scienze Giuridiche e Diplomatiche e l’Istituto Tommaso Moro della Facoltà di Scienze Giuridiche e Diplomatiche dell’Università Cattolica Nostra Signora dell’Assunzione lo hanno invitato a parlare di Genere e Diritti Umani, e ZENIT ne ha approfittato per affrontare con lui questo argomento.

Scala è professore di bioetica, si è laureato presso la Libera Università Internazionale delle Americhe ed è autore di 9 libri e 45 articoli pubblicati su riviste specializzate, tra i quali “L’aborto in domande e risposte” e “Diritti umani: 7 casi controversi in America Latina”.

E’ inoltre intervenuto a più di 350 conferenze in 14 Paesi e coordina “Associazioni Unite per un Mondo Migliore”.

“Vorrei azzardare a sostenere che la Chiesa cattolica è l’unica istituzione che difende i diritti umani nella loro integrità – ha affermato Scala a ZENIT –. La Chiesa è esperta in umanità – per il fatto di seguire Cristo, uomo perfetto, oltre a Dio perfetto –, e questo lo può percepire qualsiasi persona con un minimo di sensibilità”.

Le altre istituzioni, secondo il professore, difendono i “diritti umani di alcuni”, che “quindi non sono veri diritti umani”. “Mi riferisco alle correnti marxiste, femministe, omosessuali, ecc.. Per loro i ‘diritti umani’ non sono altro che uno strumento per ottenere privilegi politici o sociali. Non sono sinceri, e la gente avverte questa doppiezza”, ha spiegato.

Con il suo discorso su “Genere e diritti umani”, Scala afferma di aver voluto trasmettere “alcune idee principali”: “i diritti umani sono i diritti fondamentali, propri di ogni essere umano e comuni a tutti, perché tutti condividiamo la natura comune”.

“Questi diritti – ha proseguito – accompagnano tutta la vita dell’essere umano, dall’inizio della sua esistenza (fecondazione) alla morte naturale, senza che sia ammissibile alcun condizionamento per il loro godimento, come potrebbe essere il fatto di essere nato o avere un’autonomia propria”.

“In definitiva, sono il riflesso giuridico della dignità umana”, ha osservato.

Dipendendo dalla natura, di per sé immutabile, tali diritti sono universali, “vale a dire devono essere riconosciuti dal diritto sempre e in ogni luogo”. In virtù di ciò, sono “irrinunciabili per il soggetto e indisponibili per il resto della società”.

Affermando che i diritti fondamentali devono essere riconosciuti, Scala intende sottolineare che “appartengono alla nostra condizione umana, e quindi sono anteriori alle leggi e allo Stato”.

Secondo Scala, alla fine degli anni Sessanta c’è stato un cambiamento culturale che ha fatto sì che l’uomo smettesse di essere percepito come “essere libero (capacità di autodeterminarsi verso il bene oggettivo)” per divenire “uguale alla libertà, intendendo questa come autonomia assoluta”.

In sintesi, “l’uomo attuale pensa di essere libertà, nel senso di trasformare in legge i suoi desideri e i suoi capricci. Questa idea esercita un’enorme attrattiva, soprattutto sui giovani, ma la sua applicazione è funesta, come si può constatare in campo giuridico”.

Se infatti l’uomo è autonomia assoluta, “viene negata la personalità giuridica – la capacità di acquisire diritti – agli esseri umani che non sono autonomi”. E’ per questo che si nega alle persone che devono ancora nascere il diritto alla vita. “Qualcosa di simile avviene con l’eutanasia”, ha avvertito.

Per Scala, l’ideologia di genere è una radicalizzazione dell’idea dell’uomo come autonomia assoluta.

Tale ideologia sostiene che il sesso è un condizionamento biologico e che il genere sarebbe la percezione personale e sociale della propria sessualità. “Il genere si potrebbe ‘costruire’ in modo assolutamente autonomo, senza alcuna limitazione biologica”, ha spiegato a ZENIT.

“Questo significa che non c’è natura umana, né possono esserci regole imposte esternamente per quanto riguarda l’esercizio della sessualità”, ha osservato.

“In altre parole, il matrimonio è solo un’opzione sessuale, con valore uguale al concubinato, alle unioni omosessuali, alla poligamia o alla pederastia…”.

“Il genere è un’ideologia, smentita dalle scienze umane e sperimentali, che può trionfare solo se lo si impone in modo totalitario – ha concluso –. Gli strumenti per imporre questa ideologia sono i mezzi di comunicazione di massa, l’educazione formale e le norme giuridiche. Il paradosso è che la democrazia ‘relativista’ diventa, in modo surrettizio, il peggiore totalitarismo…”.

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ZENIT Staff

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