Benedetto XVI chiede ai cristiani gesti concreti in favore dei rifugiati

Alla vigilia della Giornata convocata dall’ONU per ricordarli

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 19 giugno 2005 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha chiesto ai cristiani gesti concreti di accoglienza nei confronti dei milioni di persone che hanno dovuto abbandonare la propria patria recitando questa domenica la preghiera mariana dell’Angelus alla vigilia della Giornata Mondiale del Rifugiato.

Nella Chiesa nessuno deve sentirsi straniero, ha aggiunto il Vescovo di Roma rivolgendosi dalla finestra del suo studio alle decine di migliaia di pellegrini che affollavano piazza San Pietro in una mattinata assolata.

“La Comunità cristiana si sente vicina a quanti vivono questa dolorosa condizione; si sforza di sostenerli e in diversi modi manifesta loro il suo interessamento e il suo amore che si traduce in concreti gesti di solidarietà, perché chiunque si trova lontano dal proprio Paese senta la Chiesa come una patria dove nessuno è straniero”, ha affermato il Pontefice.

La Giornata, che quest’anno ha per tema “Il coraggio di essere rifugiato”, sottolinea la “forza d’animo richiesta a chi deve lasciare tutto, a volte perfino la famiglia, per scampare a gravi difficoltà e pericoli”, ha riconosciuto il Papa.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) ha rivelato venerdì che il numero totale dei rifugiati nel 2004 è sceso del 4%, raggiungendo i 9,2 milioni, la cifra più bassa in quasi un quarto di secolo.

Le statistiche annuali dell’ACNUR, tuttavia, mostrano che il numero degli sfollati interni e degli apatridi continua ad essere elevato.

Come ha spiegato il Successore di Pietro, “l’attenzione amorevole dei cristiani verso chi è in difficoltà e il loro impegno per una società più solidale si alimentano continuamente con la partecipazione attiva e consapevole all’Eucaristia”.

“Chi si nutre con fede di Cristo alla mensa eucaristica assimila il suo stesso stile di vita, che è lo stile del servizio attento specialmente alle persone più deboli e svantaggiate”, ha aggiunto.

Per il Pontefice, “la carità operosa, infatti, è un criterio che comprova l’autenticità delle nostre celebrazioni liturgiche”.

“L’Anno dell’Eucaristia, che stiamo vivendo, aiuti le comunità diocesane e parrocchiali a ravvivare questa capacità di andare incontro alle tante povertà del nostro mondo”, ha auspicato.

Prima di congedarsi dai pellegrini, il Papa ha quindi riposto nelle mani della Vergine Maria “gli uomini, le donne e i bambini che vivono la condizione di rifugiati”, ricordando che anche la Sacra Famiglia “conobbe l’amarezza dell’esilio” in occasione dell’“assurda persecuzione del re Erode”.

Anche se gli Afghani continuano ad essere il gruppo di rifugiati più numeroso al mondo (2,1 milioni), i sudanesi hanno sperimentato l’aumento maggiore nel 2004.

Il Sudan ha prodotto 125.000 nuovi rifugiati, soprattutto persone che fuggivano dalla regione del Darfur per dirigersi verso il vicino Ciad. Il numero totale dei rifugiati sudanesi nel mondo ha raggiunto nel 2004 le 731.000 unità, contro le 606.000 del 2003, il che mostra un incremento del 20%.

Tra le 10 principali nazionalità dei rifugiati, i congolesi (della Repubblica Democratica del Congo) sono stati l’altra nazionalità a subire l’incremento maggiore nel 2004, raggiungendo le 462.000 unità. L’entità degli altri principali gruppi di rifugiati – burundesi (485.000), somali (389.000), palestinesi sotto il mandato dell’ACNUR (350.000), vietnamiti (350.000), liberiani (335.000), iracheni (312.000) e rifugiati di Serbia e Montenegro (250.600) – è rimasta inalterata o è diminuita.

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ZENIT Staff

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