È possibile adottare gli embrioni?

Intervista al teologo morale padre Thomas Williams

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ROMA, lunedì, 13 giugno 2005 (ZENIT.org).- Se da una parte continuano ad aumentare gli embrioni crioconservati, dall’altro a non arrestarsi è anche il dibattito, che impegna allo stesso modo i teologi morali cattolici, su cosa si dovrebbe fare di essi e per essi.

Su questo argomento, ZENIT ha intervistato il teologo morale padre Thomas Williams, Decano di teologia dell’Università Pontificia “Regina Apostolorum”.

Perché si discute tanto sul tema dell’adozione degli embrioni?

Padre Williams: Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione “innaturale”, che non avrebbe mai dovuto esistere. La produzione e la crioconservazione degli embrioni umani, arrivati ormai a circa 400.000, rappresenta un’aberrazione morale, che le persone moralmente sensibili avvertono immediatamente.

Molte persone, tra cui anche esperti di etica, trovano difficoltà a mantenere distinta l’inaccettabilità di questa situazione, da ciò che può moralmente essere fatto per aiutare queste persone embrionali di fatto già esistenti.

L’adozione degli embrioni non implica, almeno implicitamente, un’approvazione delle modalità che hanno dato vita a questi embrioni?

Padre Williams: Niente affatto. Quando una coppia adotta un bambino concepito a causa di uno stupro, sta forse implicitamente approvando quella violenza? Certamente no. Quel bambino, venuto alla luce a causa di un atto terribile, di cui egli non ha alcuna colpa, è pur sempre degno di ricevere affetto e cure.

Che tutti gli esseri umani godano di una eguale dignità e meritino di essere trattati come esseri umani è un principio basilare di etica cristiana e di civile democrazia. Il problema con cui ci dobbiamo confrontare non riguarda quindi il modo in cui essi sono giunti ad esistere, quanto piuttosto cosa possiamo fare per aiutarli.

Nell’attuale stato della medicina, l’unica cosa che può essere fatta per salvare la vita di queste persone è la gestazione nel grembo di una donna. La maggior parte delle donne non sarà chiamata a fare questo sacrificio, ma coloro che si sentiranno chiamate ad esso non dovrebbero essere scoraggiate.

L’adozione degli embrioni potrebbe però incoraggiare una ulteriore produzione e conservazione di embrioni.

Padre Williams: Un analisi etica dell’adozione degli embrioni non può basarsi solo sulle conseguenze che possiamo prevedere. Dobbiamo piuttosto chiederci qual è la cosa migliore che possiamo fare per queste piccole persone che esistono.

Talvolta la cosa giusta da fare può implicare anche conseguenze sgradevoli. Ma lasciare condizionare il nostro atteggiamento verso queste persone dai possibili effetti che potrebbe avere sugli altri, significa ridurre quelle persone ad un mezzo e ridurre il nostro senso morale ad un calcolo utilitaristico.

Ad ogni modo, per rispondere alla sua domanda sugli effetti dell’adozione degli embrioni, non credo che essa rappresenti necessariamente un incoraggiamento ad un maggior ricorso alla fecondazione in vitro e alla crioconservazione degli embrioni.

La promozione dell’adozione degli embrioni sottolinea la realtà che ogni essere umano, per quanto piccolo, è sempre degno delle cure della comunità. Un’accresciuta consapevolezza di questa realtà, da parte della società, penso che indurrebbe ad una minore produzione di embrioni.

D’altro canto – a proposito di conseguenze negative – un’eventuale condanna dell’adozione di embrioni rappresenterebbe un messaggio contraddittorio rispetto alla sacralità della vita umana. Da una parte denunciamo l’aborto come l’uccisione di persone umane innocenti; dall’altra ci rifiutiamo di aiutare quegli embrioni che sono persone già esistenti. Si tratta di due atteggiamenti tra loro semplicemente inconciliabili.

Alcuni esperti di etica hanno sostenuto che l’idea dell’adozione degli embrioni potrebbe essere scartata in quanto costituirebbe un “accanimento terapeutico” di cui non vi sarebbe alcun obbligo.

Padre Williams: Questo è un uso improprio di termini che si riferiscono ad altro. L’accanimento terapeutico è un inutile trattamento nei confronti di pazienti allo stadio terminale, non una normale terapia per persone curabili.

Il Papa Giovanni Paolo II, ha affermato nella sua enciclica “Evangelium Vitae” (al n. 65) che “si può in coscienza rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita”, “quando la morte si preannuncia imminente e inevitabile”, o quando gli interventi medici sono “sproporzionati ai risultati che si potrebbero sperare” o “troppo gravosi per lui e per la sua famiglia”.

Queste condizioni non si verificano nel caso di embrioni congelati.

Qual è la differenza tra “adozione di embrioni” e “salvataggio di embrioni”?

Padre Williams: Il “salvataggio di embrioni” si riferisce all’offerta della gestazione almeno fino a quando l’embrione raggiunge la capacità di sopravvivere al di fuori del grembo della donna. La “adozione di embrioni” consiste nel medesimo processo, a cui si aggiunge l’intenzione di prendersi cura e di crescere il bambino, considerandolo come un figlio proprio.

Ovviamente l’adozione da parte di una coppia sposata rappresenta la soluzione migliore, ma da un punto di vista etico, anche il mero salvataggio di embrioni è da considerare accettabile, anche se compiuto da donne single.

L’adozione degli embrioni non viola l’integrità del vincolo matrimoniale?

Padre Williams: Non più di quanto non avvenga con l’adozione di bambini già nati. Ovviamente la decisione di adottare un embrione dovrà essere presa dalla coppia e non unilateralmente da uno dei componenti; così come ogni volontà di adozione normale deve scaturire dalla coppia. La decisione di offrire la propria famiglia ad un altro bambino è un atto di carità cristiana, non una violazione del vincolo matrimoniale.

Ma la Congregazione per la Dottrina della Fede non ha espressamente affermato che gli sposi hanno il diritto e il dovere di diventare genitori unicamente attraverso se stessi?

Padre Williams: Certamente. Nell’istruzione “Donum vitae” del 1987 la Congregazione ha insegnato che “La fedeltà degli sposi, nell’unità del matrimonio, comporta il reciproco rispetto del loro diritto a diventare padre e madre soltanto l’uno attraverso l’altro”.

Tuttavia non si deve dimenticare che in questo caso “diventare padre e madre” si riferisce all’atto di porre in essere un nuovo essere umano, non quello di accogliere nella propria casa un bambino già esistente. Quando un uomo e una donna adottano un bambino piccolo, in un certo senso diventano suo padre e sua madre, ma questo non è ciò a cui la Congregazione faceva riferimento.

Qual è dunque l’insegnamento della Chiesa sull’adozione degli embrioni?

Padre Williams: Attualmente non esiste un chiaro insegnamento del Magistero su questa questione ed è per questo che è in atto un vivo dibattito, anche tra i teologi morali.

Ritiene che nel prossimo futuro verrà data una chiara indicazione in merito?

Padre Williams: Non sono un profeta, ma molte persone ritengono che qualche chiarimento sarà dato dalla Santa Sede, e pertanto è probabile che una dichiarazione del Magistero intervenga in un futuro non troppo lontano. Talvolta queste cose richiedono del tempo.

Nel caso del trapianto di organi, ad esempio, l’approvazione ufficiale della Chiesa è arrivata letteralmente decenni dopo che i trapianti erano diventati tecnicamente possibili ed erano già di fatto praticati dai cattolici.

Cosa succederebbe se la Chiesa decidesse che l’adozione degli embrioni è immorale?

Padre Williams: Una delle grandi gioie dell’
essere cattolico e teologo è il dono del Magistero del Papa, che rappresenta una guida sicura, specialmente negli ambiti meno chiari, in cui anche persone intelligenti e di buona volontà possono non trovarsi d’accordo. Questo è avvenuto ad esempio con la profetica enciclica “Humanae Vitae” del 1968 sull’insegnamento della contraccezione.

Vi erano stati in quel caso forti disaccordi tra gli esperti di etica, e il Magistero assistito dallo Spirito Santo ha messo ordine nella questione. Se la Santa Sede dovesse concludere che l’adozione degli embrioni fosse da considerare moralmente inaccettabile, accoglierei quella decisione tentando di comprenderne le motivazioni, cercando di conformare ad esse la mia coscienza e illustrandole agli altri.

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ZENIT Staff

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