BRUXELLES, venerdì, 15 aprile 2005 (ZENIT.org).- “L’eredità di Giovanni Paolo II, come quella del Concilio Vaticano II, facendo salve le distanze, non rimane indietro, ma è davanti a noi, come un programma”, ha affermato il Vescovo belga di Namur, monsignor André-Mutien Léonard.
Il prelato, per oltre vent’anni professore presso l’Università Cattolica di Lovanio, dottore in Filosofia e membro della Commissione Teologica Internazionale, ha svolto la maggior parte del suo ministero tra i giovani. Nella Quaresima del 1999 ha predicato gli esercizi spirituali a Giovanni Paolo II e alla Curia Romana.
“Giovanni Paolo II è stato come un parroco del mondo intero. E’ andato incontro a tutti i popoli della terra”, ha affermato monsignor Léonard in un’intervista rilasciata a ZENIT in cui ha analizzato l’importanza del pontificato di Papa Wojtyla.
“Negli ultimi anni, le sue visite pastorali gli sono costate uno sforzo morale e fisico enorme. Le persone lo hanno capito. Sono volute andare incontro a colui che le aveva cercate per il mondo. Per questo motivo sono state capaci di sopportare molte difficoltà e lunghe ore di attesa. Era il loro modo, semplice ed eloquente, di rispondere con amore all’amore di questo Papa che le ha tanto amate”, ha spiegato.
“Oltre ai grandi temi di un pontificato eccezionalmente ricco, che meritano un profondo riconoscimento, è stato il cuore a parlare – ha proseguito –. E lo ha fatto molto bene”.
Nella vita del prelato belga, come egli stesso ha riconosciuto, il Pontefice scomparso ha avuto un ruolo fondamentale. “Non ho mai conosciuto mio padre. E’ morto in guerra quando io avevo dieci giorni. In qualche modo Giovanni Paolo II è stato un altro padre, colui che ha fatto sì che io sia ciò che sono. Mi ha nominato Vescovo di Namur nel 1991 e mi ha sempre ispirato ed incoraggiato. In questo senso mi ha generato, come un vero padre”, ha affermato.
“Chiamandomi a predicare nella Quaresima del 1999 ha dimostrato un’enorme fiducia in me – ha ricordato Léonard –. Al termine di quel ritiro mi ha ricevuto per circa mezz’ora per uno scambio spirituale che mi ha molto colpito. Congedandosi da me, mi ha abbracciato con tanto affetto che ho sentito il suo amore come un autentico amore paterno”.
“Quando è morto, quindi – ha confessato –, ho pianto come un figlio piange l’amato padre. E molti altri lo hanno fatto insieme a me”.
In questi giorni di Sede Vacante, ha spiegato il Vescovo di Namur, “bisogna pregare molto per Papa Giovanni Paolo II, ma anche con lui, soprattutto perché il Conclave sia completamente docile alle ispirazioni dello Spirito Santo e scelga un nuovo Papa che, anziché ‘sostituire’ Giovanni Paolo II, dovrà ‘succedergli’ con molto coraggio e molta fiducia”.
L’eredità di Giovanni Paolo II, infatti, come quella del Concilio Vaticano II, “facendo salve le distanze, non rimane indietro, ma è davanti a noi, come un programma che dovrà servire da ispirazione per molto tempo. Il suo successore lo prolungherà senza dubbio, ma a modo suo, perché un Papa può ispirarsi al suo predecessore, ma non copiarlo”.
Secondo Léonard “bisognerà coniugare soprattutto, in modo nuovo, la solidità dottrinaria di Giovanni Paolo II, la sua apertura profetica alle ispirazioni dello Spirito e la sua immensa carità pastorale”.
“Bisogna soprattutto evitare idee preconcette e troppo precise su chi sarà il successore di Giovanni Paolo II – ha aggiunto –. Lasciamo che i Cardinali discernano nella preghiera colui al quale lo Spirito Santo ha pensato. Quando ci sarà la ‘fumata bianca’, accogliamo l’inviato del Signore con cuore aperto. E sosteniamolo con la nostra preghiera e il nostro amore filiale”.
Quanto a ciò che ci si deve aspettare dal Conclave, il Vescovo belga ha concluso citando santa Teresa di Lisieux, per la quale si ottiene da Dio ciò che ci si aspetta da Lui. “Aspettiamoci quindi il massimo – ha esortato monsignor Léonard –. Ed Egli ci accontenterà”.