Come parlare dell’Eucaristia senza tremare?

Meditazione del monaco Daniel Ange

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ROMA, mercoledì, 23 marzo 2005 (ZENIT.org).- Pubblichiamo alcuni passaggi scelti da ZENIT della meditazione pronunciata dal monaco francese Daniel Ange, fondatore della scuola di preghiera “Jeunesse lumière”, il 17 marzo scorso, di fronte ai giovani della Diocesi di Roma e del Lazio riunitisi nella Basilica di San Giovanni in Laterano per un incontro di preghiera in preparazione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù (Colonia, 15-21 agosto).

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Come parlare dell’Eucaristia senza tremare? Le nostre parole possono talmente deformare quello che è il più grande di tutti i Misteri di Dio. Siamo come Mosè davanti al roveto che arde e brucia, e vorremmo prostrarci fino a terra. Il fuoco dello Spirito, il fuoco dell’Amore fiammeggia nell’Ostia, e ci sembra solo pane, e non la vediamo incenerirsi! Quando ricevo questo Corpo in cui arde l’amore, è un miracolo che la mia carne non prenda fuoco! Vorrei cercare di mostrarvi come l’Eucaristia continua fra noi e per noi i tre Misteri della venuta di Gesù nel mondo, della sua Passione e della sua Risurrezione (…).<br>
E ora ci immergiamo nel silenzio. Perché il silenzio? Perché è il canto più bello dell’adorazione. L’Eucaristia è il Natale: a Betlemme, tutto è avvolto di silenzio. A parte la musica celeste degli angeli, Maria, Giuseppe, i pastori, i Magi, non dicono una sola parola. Il loro stupore è così grande davanti alla bellezza del Bambino, che non possono dire nulla! E Lui, parla solo col suo sorriso e coi suoi occhi. Nei suoi occhi brilla la luce del cielo, e la luce è silenziosa.

L’Eucaristia è la Passione di Gesù. E durante la Passione, Gesù tace. Solo poche parole, soprattutto le sette parole sulla croce: le ultime, il suo testamento. Ma più forte di tutte le parole, un segno, una firma in fondo a tutte le altre, in fondo all’Evangelo: una parola silenziosa, un gesto: il suo cuore trafitto dalla lancia. Immenso grido, silenzioso.

Maria e Giovanni non parlano: testimoni silenziosi, tutti presi dal mistero…

E il nostro Santo Padre è divenuto interamente come un grido di silenzio, immenso, che grida davanti al mondo, come Francesco: «L’Amore non è amato!». E come Teresina: «Amare è fare amare l’Amore». Amare tanto che tutti possano amare l’Amore, e lasciarsi amare.

L’Eucaristia è la Risurrezione. Nel giorno di Pasqua, Gesù invita a contemplarlo in silenzio: Maria Maddalena, i discepoli di Emmaus, Tommaso… Dal loro silenzio stupito sgorgano alcune parole, grida di gioia: Maestro amato! — Resta con noi! — Mio Signore e mio Dio!

Così anche noi, stasera, dietro a Francesco: «Mio Dio e mio tutto!». E Gesù ora, in cielo, cammina ancora con noi e ci parla. Come? Soprattutto con l’Eucaristia. E l’Eucaristia è mistero di silenzio. Gesù ci attende. Ci ascolta. Ci ama. Il silenzio non è il linguaggio più forte dell’Amore? Il linguaggio di un cuore che è troppo pieno, e insieme, troppo ferito (…).

Il silenzio dell’adorazione è un silenzio che ama e che ascolta. Ascolta perché ama. Certo, si deve acclamano, lodarlo, cantarlo, come i giovani la mattina delle Palme a Gerusalemme (la prima GMG!). Gesù era così contento che li ha difesi: se loro tacciono, le pietre grideranno. Ma dopo aver cantato, a gola spiegata, e prima di ricevere la sua benedizione, dobbiamo tendere l’orecchio, ascoltare il silenzio, forse Lui ha qualcosa da dirci. Diamo a Lui il microfono. Lui non ce lo chiede, perché è timido, il Signore… La sua voce discreta non si impone mai al di sopra dei nostri decibel. Sussurra, e io non lo sento… La sua voce è più dolce di una brezza leggera a mezzanotte, di un ruscello di montagna (…). Restiamo qui. Ascoltiamo.

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ZENIT Staff

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