ROMA, domenica, 6 marzo 2005 (ZENIT.org).- Il decano della Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce di Roma afferma di non essere sorpreso dall’enorme attenzione con cui i mezzi di comunicazione stanno seguendo l’evoluzione della salute di Giovanni Paolo II.

Norberto González Gaitano sostiene che “è logico che la Santa Sede adatti la sua politica di comunicazione alla realtà dei fatti, senza falso ottimismo e senza allarmismi”.

Il professor González Gaitano è consulente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali ed autore, tra gli altri libri, di “El deber de respeto a la intimidad” (“Il dovere del rispetto dell’intimità”) e “La interpretación y la narración periodísticas” (“L’interpretazione e la narrazione giornalistiche”), pubblicati dalla casa editrice Eunsa.

Interpellato da ZENIT sull’ampia copertura mediatica delle condizioni di salute del Pontefice, il professore ha affermato che “ad alcuni, anche tra gli stessi informatori, può sembrare esagerata l’attenzione dei media per la salute del Santo Padre, per la naturale empatia con la sua sofferenza, perché non smette di essere un uomo, ed anche molto amato”.

“In una società che nasconde il dolore e l’approssimarsi della morte, la testimonianza del Papa è profetica”, ha detto González Gaitano citando il cardinal Ratzinger.

“Il Papa stesso ha optato fin dall’inizio del suo pontificato per il non evitare i media quando avrebbero potuto essere scomodi e per il non strumentalizzarli quando lo aiutano a far conoscere la sua missione di Pastore universale della Chiesa e anche di rappresentante di Cristo per l’umanità”, ha aggiunto.

“Semplicemente, convive con naturalezza con loro” sia nei momenti positivi che in quelli negativi, ha proseguito, affermando che è proprio per questo motivo che “supera le mediazioni e giunge direttamente alle persone, anche agli informatori”.

Quanto al comportamento della Santa Sede in questo frangente, non solo il Vaticano ma tutti hanno ormai “accettato il fatto che il Papa attraversa una nuova tappa della sua malattia, che presuppone un punto di non ritorno alla situazione precedente”.

“E’ logico che la Santa Sede adatti la sua politica di comunicazione alla realtà dei fatti, senza falso ottimismo e senza allarmismi, originati più dall’aspettativa di novità da poter raccontare che da nuove situazioni critiche della sua salute”, ha spiegato il docente.

González Gaitano ha ricordato come in alcuni ambienti informativi si sia parlato di “informazione scarsa o insufficiente”: si tratta di un giudizio che “potrebbe essere valido come prima reazione”, ha affermato, aggiungendo però che “è comprensibile che quanti dovevano decidere urgentemente il ricovero del Papa all’alba non abbiano pensato per prima cosa ai media”.

“Era comprensibile che la notizia saltasse fuori non appena il Santo Padre entrava al Gemelli”, ha aggiunto.

Negli ultimi anni, del resto, la salute del Papa è stata “vigilata attentamente dai media”.

Quanto alle lamentele attuali da parte di alcuni media, il professore della Pontificia Università della Santa Croce ha sottolineato come sia “un principio fondamentale della comunicazione delle istituzioni che l’interlocutore ufficiale con i media in situazioni di crisi debba essere uno solo”, situazione dalla quale traggono profitto “tutti: l’istituzione, i giornalisti e, ovviamente, il pubblico”.

Riferendosi alla Facoltà universitaria in cui insegna, González Gaitano ha ricordato infine che in essa si cerca di “affrontare dal punto di vista informativo le crisi che sorgono all’interno e per creare crisi all’esterno, nella società: quelle che deve creare e crea il messaggio cristiano, quando si cerca di viverlo e presentarlo pienamente”.