“Caro Papa” ti scrivo, le lettere dei bisognosi al Pontefice Pio XII

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 6 luglio 2004 (ZENIT.org).- “Una miniera di informazioni”, “un immane opera di carità”, “la storia raccontata dalla gente comune”, “una descrizione fotografica delle persone racchiuse nei campi di concentramento e/o disperse e dei parenti che cercano notizie”, questi sono alcuni dei commenti alla pubblicazione da parte dell’Archivio Segreto Vaticano dell’ “Inter Arma Caritas”.

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Composta da due volumi di 1.477 pagine, questa opera, recentemente pubblicata dalla Santa Sede, mette a disposizione dei lettori le missive, i telegrammi, le lettere, le liste di radiotrasmissioni, le schede dell’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra istituito da Pio XII ed attivo dal 1939 al 1947.

Considerando il formato e la composizione dei due volumi, ricchissimi di informazioni per storici e specialisti, ma di non facile lettura per un pubblico più vasto, ZENIT ha deciso di illustrare con più servizi il contenuto di “Inter Arma Caritas”.

Il primo volume si apre con la lettera scritta dal Segretario di Stato il Cardinale Angelo Sodano, che si congratula con il Cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario della Santa Sede, per l’impegno profuso in una tale pubblicazione.

Sodano scrive che l’immane lavoro svolto dall’Ufficio Informazioni Vaticano mostra “chiaro e distinto il movente cristiano della carità. Quanti buoni samaritani in quei tristi giorni della guerra si mossero a fasciare le piaghe di tanti cuori”.

“Se per un verso, vediamo in queste nostre carte l’orrore e la tragedia della guerra – commenta il Segretario di Stato – per altro verso ci rincuora l’opera di chi allora si mosse verso i bisognosi”.

In merito al contenuto del lavoro, Sodano scrive: “Abbiamo qui una fonte ‘dal basso’ sull’ultima guerra mondiale. Tale fonte umile nella forma ma alta nella sostanza, tramanda ancora l’eco assordante di tante grida disperate rivolte al Papa di Roma a Pio XII, come al tribunale più alto dal quale si potesse sperare equanime giustizia”.

“Suppliche – continua il Segretario di Stato – che si indirizzavano ad un Padre con la fiducia dei figli, o che tali fossero per fede, o che come tali si sentissero nell’ora del bisogno supplicanti”.

“Non stupisce perciò – aggiunge Sodano – che per molti scriventi il Papa, invocato appunto come padre comune, fosse il ‘Reverendo Pio XII’, o ‘il Papa di Roma’, il ‘caro Papa’ o l’ancor più dimesso ‘Signor Pio XII’”.

Il Segretario di Stato fa notare come “al grande Pontefice, la cui figura, mi pare, assume con il passare del tempo contorni più precisi di notevole statura, si rivolsero fiduciosi credenti ed atei, agnostici e persino anarchici, protestanti, musulmani e gente di diverse credenze religiose”.

“Si rivolsero a Pio XII anche numerosi ebrei, la cui terribile sorte in quelle vicende è purtroppo ben nota e scolpita in modo indelebile nella nostra memoria”, ha precisato Sodano.

A questo proposito il porporato ha rilevato che “anche molti di questi chiamarono il Papa con l’appellativo di ‘Padre Santo’”, parlandogli “con affetto filiale”, dichiarando “di sentirsi ‘servi umilissimi’” e “implorando sovente ‘la pietà della Santità Vostra’”.

Più di mille richieste al giorno le richieste di informazioni, milioni di pratiche che sacerdoti e laici, religiosi e religiose, impiegati vaticani e clero di Roma sbrigarono spinti dalla molla della solidarietà.

Per questo motivo, ha spiegato Sodano “le carte ora pubblicate hanno una valenza storica che va oltre i dati”.

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ZENIT Staff

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