Secondo quanto annunciato in un notizia diffusa dall’agenzia “Fides” (12 luglio 2004), la Chiesa coreana ha scelto questa data per il suo valore simbolico, dal momento che è la festa di S. Andrea Kim Tae-gon, primo sacerdote coreano e patrono del clero del Paese.
La Chiesa locale ha sottoposto la documentazione per la beatificazione dei 124 martiri alla Congregazione per le Cause dei Santi nel 2002, e nel 2003 la Santa Sede ha dato il nulla osta per l’avvio del processo, che sarà istituito da Monsignor Michael Pak Jeong, affiancato da altri sacerdoti tra i quali il delegato episcopale Padre Joseph Rhee Chan-woo.

Durante la cerimonia di apertura sono stati letti la petizione, i documenti correlati al Decreto della Congregazione per le Cause dei Santi e la lista dei testimoni che verranno ascoltati in seguito. D’ora in poi, inoltre, ogni quarto venerdì del mese verrà dedicato all’inchiesta sulla vita e la santità dei 124 martiri coreani.

Monsignor Pak ha ricordato che questo è “il primo passo del processo, che avrà una fase locale e poi sarà sottoposto al giudizio della Congregazione Vaticana per le Cause dei Santi”.

La Chiesa di Corea venera già 103 martiri, canonizzati nel 1984 a Seul da Giovanni Paolo II nella prima cerimonia di canonizzazione avvenuta al di fuori dal Vaticano e che ha avuto luogo in occasione del 200° anniversario della nascita della Chiesa coreana.

Il più famoso di questi martiri di nome Paul Yun Ji-Chung, appartenente ad una famiglia nobile coreana e convertitosi al cristianesimo, nel 1791, alla morte della madre, si rifiutò di seppellirla secondo il rito tradizionale e del Confucianesimo, che permeava la società coreana.

Il fatto, secondo quanto riferito da “Fides” portò ad un’indagine delle autorità, seguita da una persecuzione su larga scala dei cristiani, chiamata persecuzione di Sin-hae.

Il Cristianesimo arrivò in Corea nel XVII secolo, durante la dinastia confuciana Joeson. E fu proprio la messa al bando dei riti ancestrali del Confucianesimo da parte della Chiesa a scatenare la prima grande persecuzione dei Cattolici coreani, quella di Shinyu avvenuta nel 1801, a cui appartengono i 103 martiri beatificati da Giovanni Paolo II.

Paul Yun Ji-Chung divenne così il primo martire coreano proveniente da famiglia di alto grado sociale, prima che insieme a lui molti altri nobili seguirono la stessa sorte. Successivamente, il Governo annunciò formalmente che il cristianesimo, introdotto nel paese nel 1784, era considerato un “culto malvagio” che distruggeva le relazioni umane e l’ordine morale tradizionale.

In un secolo la Chiesa cattolica arrivò a subire ben quattro persecuzioni di massa, tanto che le stime riferite dalla Chiesa coreana parlano di circa 16.000 cristiani uccisi.

Il professor Domenico Youn Minku, dell’Università Cattolica di Suwon e Postulatore della causa per la beatificazione dei primi martiri coreani, in alcune dichiarazioni rilasciate lo scorso anno a “Fides” aveva affermato che: “Unico caso nella storia, in Corea la Chiesa cattolica fu introdotta spontaneamente dai Coreani stessi”.

“La fede fu ricercata dai letterati Coreani attraverso i libri scritti in lingua cinese dai missionari europei che avevano lavorato in Cina. La comunità cristiana in Corea, cominciando con il battesimo di un coreano nel 1784, ben presto conobbe cruente persecuzioni”, aveva affermato.

“La fede viva e coraggiosa seppe resistere, anzi andò sempre più crescendo. Oggi la comunità è una delle più dinamiche del mondo”.

Nell’edizione 2002 dell’Annuario Statistico della Chiesa si afferma che il 10,3% dei cattolici nel mondo si trova in Asia, e che in quanto a crescita del numero di fedeli cattolici su base continentale l’Asia, con il 74,47% , è al secondo posto dopo l’Africa (150,97%), seguita poi da Oceania (49,55%), America (45,75%) e infine Europa (5,09 %).