Il primo a parlarne in termini di “rivoluzione antropologica” fu Benedetto XVI, in occasione del discorso d’auguri natalizi alla Curia romana, nel 2012. Da allora, il livello d’attenzione di uomini di Chiesa intorno al gender e alla rivoluzione antropologica ad esso soggiacente si è alzato proporzionalmente al diffondersi di tale ideologia, nei gangli così come negli anfratti più nascosti della società. Papa Francesco stesso ha più volte evocato la questione.
Domani, 30 settembre 2015, la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, a Roma, ospiterà sul tema un dibattito, moderato da Toni Brandi, presidente dell’associazione ProVita, che ha l’esplicativo titolo “Ideologia gender: una rivoluzione antropologica”. Relatori saranno un esponente dell’associazionismo pro-famiglia (Filippo Savarese della Manif Pour Tous Italia), una psichiatra (la prof.ssa Dina Nerozzi), un sacerdote domenicano esperto di Bioetica (padre Giorgio Maria Carbone) e un economista (Federico Iadicicco).
Iadicicco, esponente di ProVita nonché coordinatore del Dipartimento Vita e Famiglia del partito Fratelli d’Italia, spiegherà le ragioni che si celerebbero dietro la capillare propaganda a favore dell’indifferentismo sessuale e contro la famiglia. Propaganda che scaturisce da ambienti dalla poderosa influenza finanziaria, giacché capace di condizionare le scelte politiche di alcune tra le maggiori potenze del mondo. Intervistato da Zenit, Iadicicco ha proposto un assaggio della tesi che esporrà domani.
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Da cosa sarebbe testimoniato l’appoggio del potere finanziario all’ideologia gender?
Sicuramente ed inequivocabilmente dai cospicui finanziamenti che ricevono periodicamente le associazioni Lgbt da parte delle principali multinazionali e ong mondiali: Apple, Coca Cola, Open Society di George Soros, MacArthur Foundation, Fondazione Ford, Goldman Foundation, Rockefeller Foundation, Kodak, American Airlines, Pepsi, Nike, Motorola solo per fare alcuni esempi. Desta sospetto anche la particolare attenzione che gli organismi sovranazionali pongono nei confronti della promozione dell’ideologia di gender verso le scelte legislative nazionali. Basti pensare che l’Organizzazione mondiale della sanità trova il tempo per dettare agli Stati le linee guida sull’educazione sessuale dei bambini invece di occuparsi di problemi reali.
Ma in che modo il gender ed il riconoscimento dei matrimoni omosessuali favorirebbero queste multinazionali?
L’involuzione del sistema economico mondiale ha prodotto la concentrazione del capitale nelle mani di pochissimi che prediligono la speculazione finanziaria e lo sfruttamento della manodopera a basso costo tramite le delocalizzazioni piuttosto che investire ed intraprendere al fine di accrescere la ricchezza comune. Questi pochi hanno ormai una capacità finanziaria così grande da poter determinare ed influenzare le scelte politiche. Il potere politico subisce l’influenza di questi potentati economico-finanziari ed ha ormai perso la sua autonomia decisionale. Questi poteri puntano ora alla disgregazione di tutti i corpi intermedi, distruggendo i legami comunitari e relazionali con il chiaro obiettivo di ampliare il loro potere rendendo l’uomo sempre più solo ed incapace di relazioni. Distruggere la famiglia significa rendere l’uomo solo, consumatore e suddito perfetto, consuma compulsivamente al fine di colmare la sua solitudine e non è più in grado di intessere relazioni sociali e comunitarie che possano creare una insidia alla gigantesca industria che ci governa. La prospettiva però più pericolosa, il vero salto di qualità per questi poteri finanziari avviene con la pratica dell’utero in affitto: quando l’uomo non saprà più chi sono sua madre e suo padre, quando avranno distrutto anche i legami genitoriali e con essi la nostra stessa identità, solo allora il loro disegno sarà compiuto.
Dando uno sguardo alle legislazioni dei maggiori Paesi occidentali, ritiene che le istanze del potere finanziario riguardo il gender trovino un riscontro “nero su bianco”?
In tutte le Nazioni del cosiddetto Occidente sono promosse leggi contro la famiglia: una legge contro l’“omofobia” per mettere il bavaglio a chi la pensa in altro modo, una legge sulla diffusione della teoria del gender nelle scuole per strumentalizzare i nostri bambini, un intervento per abbreviare e semplificare i tempi e modi del divorzio che diviene una banale pratica da studio legale ed infine una legge che introduca il matrimonio e le adozioni omosessuali. Una vera e propria agenda dettata dagli organismi sovranazionali eterodiretti dalle oligarchie finanziarie volta alla disgregazione della comunità prima e fondativa della società.
È forse diversa la situazione in Italia, dove il ddl Cirinnà sulle unioni civili ha subito un nuovo rinvio nei giorni scorsi?
In Italia la situazione non è affatto diversa, il rinvio del ddl Cirinnà è meramente procedurale a causa dell’allungamento dei tempi tecnici dovuto alla riforma costituzionale del Senato. Esiste purtroppo una evidente volontà politica di andare nella direzione del riconoscimento delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, un maldestro tentativo di introdurre i matrimoni omosessuali sotto un’altra veste. Tentativo perpetrato con pervicacia malgrado questo si scontri con il sentimento popolare ancora molto diffuso in difesa della famiglia naturale e del diritto dei nostri figli ad avere un padre ed una madre.
Ha accennato al tema delle leggi contro l’omofobia. Crede siano non l’effetto di un’esigenza sociale bensì uno strumento giuridico in mano a queste lobby finanziarie?
Certamente c’è una strategia che si preoccupa di far tacere coloro che si professano contrari al riconoscimento dei matrimoni e delle adozioni gay tacciandoli di “omofobia”, introducendo così un assurdo reato di opinione con il chiaro intento di eliminare il dissenso. Rientra nello schema legislativo contro la famiglia di cui parlavo prima; è infatti dimostrato da accurate ricerche statistiche come ad esempio in Italia non esista alcuna emergenza omofobica. Secondo il Pew Research Center ci posizioniamo all’ottavo posto come Paese più gay-friendly al mondo, davanti anche agli Stati Uniti campioni dei diritti civili.
Secondo Lei c’è differenza tra destra e sinistra “istituzionali” su questi temi o crede che, a parte qualche personale obiezione di coscienza all’indifferentismo sessuale, l’appoggio al gender sia ormai trasversale?
Sul piano internazionale esiste una capacità dei poteri finanziari e delle lobby Lgbt di incidere a livello trasversale indipendentemente dalle appartenenze politiche. Tuttavia non si può trascurare il fatto che la sinistra del XXI secolo abbia aderito ideologicamente alle istanze del laicismo e delle cultura individualista. Il genderismo sta alla sinistra di oggi come il marxismo stava alla sinistra di ieri. Per quanto riguarda l’Italia esiste ancora una destra che tende a promuovere e valorizzare l’umanesimo integrale, nel fare questo si batte contro il gender in difesa dei nostri figli e della famiglia. In questo senso sono inequivocabili le posizioni espresse da Fratelli d’Italia, ed anche la Lega e parte di Forza Italia sembrano condividere questa battaglia.