"Vi perseguiteranno a causa del mio nome" (Seconda Parte)

Il martirio dei cristiani per la loro fede non è un fatto puramente storico, ma prosegue ancora oggi in molti Paesi musulmani, in Asia e in Occidente

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Papa Giovanni Paolo II sui martiri di Otranto

In occasione della celebrazione del 500° anniversario (1480-1980) del martirio di 800 abitanti di Otranto, Giovanni Paolo II si recò in pellegrinaggio a questa città sulla costa meridionale dell’Adriatico. La domenica 5 ottobre, il Papa celebrò la messa solenne sulla Collina dei Martiri, durante la quale pronunciò un’omelia sull’importanza del martirio nel cristianesimo. Ecco le parole del Beato: “La verità sul martirio ha nel Vangelo un’eloquenza piena di penetrante profondità ed insieme di trasparente semplicità. Cristo non promette ai suoi discepoli successi terreni o prosperità materiale; egli non presenta davanti ai loro occhi alcuna ‘utopia’, come è capitato più di una volta e come capita sempre nella storia delle ideologie umane. Egli semplicemente dice ai suoi discepoli: ‘vi perseguiteranno, vi consegneranno agli organi delle diverse autorità, vi metteranno in prigione, vi chiameranno davanti ai diversi tribunali. Tutto ciò ‘a causa del mio nome’ (Lc 21,12). La sostanza del martirio è legata, dall’inizio e nel corso di tutti i secoli, con questo nome! Noi qualifichiamo come martiri quei cristiani che, nel corso della storia, hanno subìto sofferenze, spesso terrificanti, per la loro crudeltà ‘in odium fidei’. Coloro ai quali ‘in odium fidei’ veniva infine inflitta la morte. Quindi coloro che accettando, in questo mondo, le sofferenze e subendo la morte hanno reso una particolare testimonianza a Cristo. Mettendo davanti agli occhi dei suoi discepoli l’immagine delle sofferenze che li aspettano a causa del suo nome, il maestro dice: ‘Questo vi darà occasione di rendere testimonianza (Lc 21,13). Cinquecento anni fa qui, ad Otranto, 800 discepoli di Cristo hanno reso appunto una tale testimonianza, accettando la morte per il nome di Cristo”.
  
Il martirio dei cristiani continua

Il martirio dei cristiani per la loro fede non è, purtroppo, un fatto puramente storico. Così come nei secoli passati ancora oggi tanta gente viene perseguitata per il nome di Cristo. E’ il caso dei Paesi in cui il potere è rimasto nelle mani dei regimi comunisti (Cina, Corea del Nord, Vietnam), in molti Paesi musulmani o con maggioranza islamica, ma anche nell’Occidente, dove le forme di persecuzione sono diventati meno dirette, ma più “sofisticate”.

Preoccupa l’emergere di organizzazioni e gruppi islamici, sempre più radicali e fanatici. E non è soltanto il problema delle organizzazioni terroristiche come Al-Qaida e Boko Haram, ma anche delle organizzazioni riconosciute come i Fratelli Musulmani, che nel loro stemma hanno significativamente delle spade (come quelle con le quali furono decapitati i martiri di Otranto) e oggi governano in Egitto e hanno una grande influenza in altri paesi del Nord Africa e del Medio Oriente.

Perciò oggi – nell’era della democrazia e dei diritti umani – non possiamo dimenticare i nostri fratelli nella fede perseguitati. Questa necessità è ancora più impellente a causa del silenzio dei media mondiali su tali persecuzioni (non dobbiamo scordarci che i cristiani sono un gruppo religioso più perseguitato nel mondo di oggi!).

Papa Giovanni Paolo II nella sua omelia a Otranto ci ha ricordato questo compito: “Essere spiritualmente vicini a tutti coloro che soffrono violenza a causa della loro fede è un dovere speciale di tutti i cristiani, secondo la tradizione ereditata dai primi secoli. Direi di più: qui si tratta anche di una solidarietà dovuta alle persone ed alle comunità, i cui diritti fondamentali sono violati o perfino totalmente conculcati. Dobbiamo pregare perché il Signore sostenga questi nostri fratelli con la sua grazia in tali difficili prove. E vogliamo pregare anche per chi li perseguita ripetendo l’invocazione di Cristo sulla croce, rivolta al Padre: ‘Perdona loro perché non sanno ciò che fanno’. Non dimentichiamo, perciò, i martiri dei nostri tempi. Non comportiamoci come se essi non esistessero. Ringraziamo Dio che essi hanno superato vittoriosamente la prova. Imploriamo la forza dello Spirito Santo per i perseguitati che ancora devono misurarsi con tale prova”. 

[La prima parte è stata pubblicata ieri lunedì 8 maggio 2013]

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Włodzimierz  Rędzioch

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