"Una società che considera i figli un peso è una società depressa"

Nell’Udienza generale, Francesco prosegue le catechesi sulla famiglia e parla di figli. I quali sono sempre un “dono”, mai un possesso dei genitori. Tantomeno “un problema di biologia riproduttiva”

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“I figli sono un dono. Capito? I figli sono un regalo”. Francesco parla – e anche in modo abbastanza perentorio – di “figli” nella Udienza generale di oggi, la quarta del 2015 con cui prosegue il ciclo di catechesi dedicato alla famiglia nel mondo di oggi, in preparazione al prossimo Sinodo di ottobre.  

Dopo aver riflettuto sulla Famiglia di Nazareth, sulla figura della madre e su quella del padre per ben due volte, nelle scorse catechesi, Bergoglio racconta oggi ai fedeli in piazza San Pietro la bellezza di essere e di avere figli. “Ogni figlio è un dono – afferma -. Ciascuno è unico e irripetibile; e al tempo stesso inconfondibilmente legato alle sue radici. Essere figlio e figlia, secondo il disegno di Dio, significa portare in sé la memoria e la speranza di un amore che ha realizzato se stesso proprio accendendo la vita di un altro essere umano, originale e nuovo”.

E per i genitori “ogni figlio … è differente, è diverso”, aggiunge a braccio il Papa, che chiede il ‘permesso’ di condividere un ricordo di famiglia: “Io ricordo mia mamma, diceva di noi – eravamo cinque -: ‘Ma io ho cinque figli’. Le chiedevano: ‘Qual è il tuo preferito?’. E lei: ‘Ma io ho cinque figli, come cinque dita. Se mi picchiano questo mi fa male; se mi picchiano quest’altro mi fa male. Mi fanno male tutti e cinque. Tutti sono i miei, ma tutti differenti come le dita di una mano’. E così è la famiglia! La differenza dei figli, ma tutti figli”.

“La gioia dei figli fa palpitare i cuori dei genitori e riapre il futuro – rimarca infatti Francesco -. I figli sono la gioia della famiglia e della società”. Un dono così grande perciò non lo si può sminuire ad “un problema di biologia riproduttiva”, o considerare come “uno dei tanti modi di realizzarsi”. Tantomeno – chiarisce il Pontefice – “i figli sono un possesso dei genitori”. No! Essi sono un dono del tutto gratuito di Dio.

Come gratuito è l’amore che si nutre verso un figli: “Lo si ama perché è figlio – dice il Papa – non perché è bello, sano, buono; non perché la pensa come me, o incarna i miei desideri. Un figlio è un figlio: una vita generata da noi ma destinata a lui, al suo bene, al bene della famiglia, della società, dell’umanità intera”.

Attraverso i figli si sperimenta quindi la dimensione più profonda dell’amore di cui è capace l’uomo, “che non finisce mai di stupirci”. “Quante volte – esclama a  braccio il Santo Padre – trovo le mamme qui che mi fanno vedere la pancia e mi chiedono la benedizione … perché sono amati questi bimbi prima di venire al mondo. E questa è gratuità, questo è amore… Sono amati prima, come l’amore di Dio che ci ama sempre prima. Sono amati prima di aver fatto qualsiasi cosa per meritarlo, prima di saper parlare o pensare, addirittura prima di venire al mondo!”

Dunque essere figli “è la condizione fondamentale per conoscere l’amore di Dio, che è la fonte ultima di questo autentico miracolo”. Perché “nell’anima di ogni figlio, per quanto vulnerabile, Dio pone il sigillo di questo amore, che è alla base della sua dignità personale, una dignità che niente e nessuno potrà distruggere”.

Certo, oggi tutto questo sembra più difficile. Per i figli stessi – osserva Bergoglio – non è semplice “immaginare il loro futuro”. Forse perché “i padri hanno fatto un passo indietro” e i figli “sono diventati più incerti nel fare i loro passi avanti”. Bisogna imparare allora il “buon rapporto fra le generazioni” dal Padre celeste, “che lascia libero ciascuno di noi ma non ci lascia mai soli” e che, anche quando sbagliamo, “continua a seguirci con pazienza senza diminuire il suo amore per noi”.

Il Padre celeste, infatti, “non fa passi indietro” e “vuole che i suoi figli siano coraggiosi e facciano i loro passi avanti”, assicura il Papa. Perciò, i figli “non devono aver paura dell’impegno di costruire un mondo nuovo”, anzi “è giusto per loro desiderare che sia migliore di quello che hanno ricevuto!”. Senza “arroganza” e “presunzione” però, perché come “dei figli bisogna saper riconoscere il valore”, anche “ai genitori si deve sempre rendere onore”.

Lo insegna pure il quarto comandamento: “Onora il padre e la madre”, il quale – evidenzia il Pontefice – “contiene qualcosa di sacro, qualcosa di divino, che sta alla radice di ogni altro genere di rispetto fra gli uomini”. Ovvero il fatto “una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore, destinata a riempirsi di giovani aridi e avidi”, chiosa Bergoglio.

Tuttavia – soggiunge – “anche una società avara di generazione, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa”. “Pensiamo – dice a braccio – a tante società che conosciamo qui in Europa: sono società depresse, perché non vogliono i figli, non hanno i figli,  il livello di nascita non arriva all’uno percento. Perché? Ognuno di noi pensi e risponda”.

“Se una famiglia generosa di figli viene guardata come se fosse un peso, c’è qualcosa che non va!”, afferma dunque il Vescovo di Roma, ribadendo tuttavia che – come insegna l’Enciclica Humanae vitae del beato Paolo VI – “la generazione dei figli dev’essere responsabile”. Al contempo “avere più figli non può diventare automaticamente una scelta irresponsabile”.

“La vita ringiovanisce e acquista energie moltiplicandosi: si arricchisce, non si impoverisce!”, prosegue, “i figli imparano a farsi carico della loro famiglia, maturano nella condivisione dei suoi sacrifici, crescono nell’apprezzamento dei suoi doni”. E “l’esperienza lieta della fraternità anima il rispetto e la cura dei genitori, ai quali è dovuta la nostra riconoscenza”.

Proprio per questo, il Papa chiede a tutti di pensare “un minutino” in silenzio ai propri figli e ai propri genitori. “Tanti di voi qui avete figli e tutti siamo figli. facciamo una cosa, un minutino, non ci allungheremo tanto. Ognuno di noi pensi nel suo cuore ai suoi figli – se ne ha -;  pensi in silenzio. E tutti noi pensiamo ai nostri genitori e ringraziamo Dio per il dono della vita”.

Gesù, il Figlio eterno, reso figlio nel tempo – è dunque la preghiera conclusiva del Papa – ci aiuti a trovare la strada di una nuova irradiazione di questa esperienza umana così semplice e così grande che è l’essere figli. Nel moltiplicarsi della generazione c’è un mistero di arricchimento della vita di tutti, che viene da Dio stesso. Dobbiamo riscoprirlo, sfidando il pregiudizio; e viverlo, nella fede, in perfetta letizia”.

Ma prima di concludere, Francesco vuole esprimere un pensiero che gli sgorga dal cuore: “Quanto è bello – dice – quando io passo fra di voi e vedo i papà e le mamme che alzano i loro figli per essere benedetti; ma questo è un gesto quasi divino. Grazie per farlo”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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