Una mostra per scoprire lo stupore dell'esistenza

I giovani meravigliati dalla bellezza della vita

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

di Antonio Gaspari

ROMA, domenica, 22 novembre 2009 (ZENIT.org).- Enorme successo della mostra “Un grande sì alla vita – 28 quadri di bioetica”, di cui esiste anche un libro (edizioni Ares), curato da Anna e Giovanni Rimoldi.

La mostra e il libro sono stanti pensati, organizzati e promossi dal Centro di Aiuto alla Vita di Busto Arsizio (VA), che in vent’anni ha assistito più di mille mamme, ha salvato 552 bambini dall’interruzione volontaria di gravidanza e ha permesso l’adozione a distanza di 150 bambini.

Con ventotto cartelloni di bioetica che spiegano il miracolo della vita e della sua dignità dal concepimento alla morte naturale, insieme al racconto di tanti gesti di amore gratuito generato dalle famiglie, la mostra denuncia la mentalità eugenetica e mette in guardia dai rischi di una cultura relativistica ed egoista che vuole trasformare un dramma come l’aborto in diritto.

Si raccontano storie commoventi di tante donne che insieme e grazie all’accompagnamento delle volontarie dei Centri di Aiuto alla Vita hanno evitato l’aborto e hanno riscoperto la bellezza dell’essere madre.

Uno dei quadri finali è intitolato “Lieto fine” e riporta alcune testimonianze.

Chiara racconta: “Ero sdraiata sul lettino, il ginecologo mi stava eseguendo l’ecografia, ultimo esame prima dell’interruzione di gravidanza. Il monitor era girato, il volume abbassato (viene fatto vedere e ascoltare solo su richiesta). Ricordavo che durante l’ecografia del primo figlio il ginecologo mi aveva fatto vedere, attraverso il monitor, il bambino che si muoveva e fatto sentire il cuoricino che batteva forte”.

“Ora invece solo buio e silenzio che opprimeva il mio cuore. Ho chiesto di vedere il monitor e sentire il battito. Immediatamente ho esclamato: ‘Ma questo è mio figlio!’ Ho visto il visino, le sue manine, i suoi piedini: è vivo, si muove! Sono scesa dal lettino e con mio marito sono andata al Centro di Aiuto alla Vita. Siamo stati incoraggiati e accompagnati con amore ad accogliere questa nuova vita. Un vero miracolo. Grazie!”

E Cristina: “Non volevamo questo bambino: eravamo spaventati, non era programmato, avevamo molti problemi, da quelli economici a quello della casa. Incontrando Bianca e Annalisa al CAV, il nostro cuore si è spalancato all’accoglienza e all’amore per questa creatura. Abbiamo capito che quello che ci era chiesto era il nostro sì alla vita. Questo incontro ha reso la nostra vita felice. La nostra bambina è nata. Siamo molto grati. Grazie di cuore!”

Alina: “Nel periodo più duro della mia vita (e niente andava come doveva), il Signore ha voluto donarmi un angelo, ha voluto darmi un raggio di sole. Un qualcosa che mi riempisse il cuore, un angelo di nome Elisabetta. Anche se tutto è difficile, mai ho abbandonato la speranza. Ora sto bene con la mia famiglia e sono serena”.

Angela, che ha evitato di abortire dopo aver incontrato le volontarie del CAV, ha narrato: “Ero in sala d’attesa per l’ecografia prima dell’IVG. Non alzavo mai lo sguardo, mi sentivo come morta dentro. Quando camminavo non riuscivo a guardare le persone, i bambini, neanche mio marito. L’incontro con Tiziana e Bianca mi ha aiutato ad alzare lo sguardo e avere speranza. Grazie”

Il professore di Storia e Filosofia Giovanni Rimoldi, coautore insieme alla moglie Anna della mostra e del libro, ha raccontato a ZENIT che più di 500 giovani, studenti delle medie e delle superiori, hanno visitato l’esposizione accompagnati dai loro insegnanti o in maniera spontanea.

I ragazzi, che i mass media descrivono come disattenti e superficiali, affetti dal bullismo, hanno ascoltato invece con attenzione per oltre un’ora e 40 minuti, studiando e riflettendo attentamente di fronte alle immagini e alle sollecitazioni delle guide.

Un ragazzo che ha ascoltato con attenzione l’illustrazione della mostra è venuto il giorno successivo con i genitori e ha voluto spiegare loro il contenuto dell’esposizione.

Un altro ragazzo gravemente infermo, ma molto lucido e intelligente, ha assistito alla mostra insieme ai compagni e ha espresso la volontà di diventare medico per capire e curare tutti quelli affetti dalle sue stesse malattie.

Un gruppo di giovani disabili ha reagito con entusiasmo alla mostra, con la gioia di trovare qualcuno che prova rispetto e amore verso la loro condizione.

Il Comune di Busto Arsizio ha concesso per la mostra la sala più prestigiosa, nel palazzo Marliani Cicogna, proprio come impegno dell’amministrazione per un’educazione di livello che vede la comunità tesa a promuovere e difendere la vita

Rimoldi ha detto che “insegnare a difendere e promuovere la vita è una battaglia prioritaria”, ed è necessaria in un mondo che sembra in crisi di civiltà, con “una società così confusa da non riconoscere neanche le argomentazioni più ovvie e ragionevoli come quelle del diritto alla vita”.

Di fronte alla superficialità che caratterizza gran parte della nostra società, ha ricordato una massima socratica secondo cui “una vita senza ricerca è indegna di essere vissuta”.

La mostra è itinerante e ha avuto numerose richieste, per cui è impegnata fino ad aprile 2010. Chi volesse richiederla può scrivere al dott. Antonio Pellegatta, presidente del Centro di Aiuto alla Vita, Via Antonio Pozzi 7, 21052 Busto Arsizio. Email antopelle@libero.it , tel. 320 8686276.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione