Un settembre di crisi?

Il terrorismo e l’emergere di partiti politici estremisti solleva nubi sulla crescita dell’economia

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Finite le vacanze estive, si ritorna a parlare di economia. Settembre è sempre stato un periodo complicato per i mercati finanziari ed in genere per l’economia. E ciò non solo per l’Italia. Dal 1890, ad esempio, quando è stato creato il Dow Jones, l’indice della borsa americana ha perso in settembre, in media, l’1,1%, mentre negli altri mesi ha guadagnato, sempre in media, lo 0,8%.
Bene,  il 2016 non sembra smentisca la tradizione. Ma, per limitarci solo al nostro Paese, le previsioni governative di una crescita del Pil su base annua del +1,2%, sembrano eccessivamente ottimistiche, considerati i dati macro economici più recenti comunicati al mercato in questi ultimi giorni.
Lo stesso Istat, come noto, ha evidenziato un calo della produzione industriale dello  0,4% rispetto a maggio e, alcune società estere (tra cui  Barclays Bank ) si sono spinte molto più in la, stimando la crescita economica italiana per il 2016 intorno al +0,7%, e prevedendo un Pil negativo per il 2017.
Anche se, fortunatamente, non sono molti gli economisti che condividono il pessimismo dell’importante banca d’affari britannica, c’è da dire, comunque, che il 2017 sarà un anno difficile per l’economia europea e per quella italiana. Perché ?
Sicuramente la tornata delle prossime elezioni – da qui ai prossimi 13 mesi andranno a votare gli elettori italiani, austriaci, olandesi, francesi e tedeschi – rende prudente ogni investitore.
In effetti, il terreno è molto fragile e si attendono  risultati molto negativi per i partiti tradizionali, come le elezioni amministrative della Germania hanno dimostrato, con l’impennata dei consensi per la destra euro-scettica dell’AfD.  Bruxelles, inoltre, dovrà negoziare con Londra l’uscita del Regno Unito dalla UE e, sullo sfondo, resta l’allarme terrorismo, che colpisce il turismo.
In questo clima, è assai facile previsione che non possa  concretizzarsi un effettivo aumento della fiducia di imprese e consumatori, presupposto indispensabile per un cammino di crescita e che, di conseguenza, l’economia non andrà bene.
Una speranza ? La fine anticipata dell’embargo alimentare Russo imposto ai paesi occidentali a fronte della crisi ucraina. Prolungato lo scorso maggio fino a fine 2017, una sua revoca porterebbe un buon stimolo alla domanda estera, in un settore che sta dando grandi soddisfazioni al nostro Paese.
Ricordiamo, che queste ”misure di ritorsione” impediscono dall’agosto del 2014 l’importazione di prodotti alimentari dei paesi occidentali, principalmente dall’Unione europea, che sanziona la Russia per l’annessione della Crimea nel 2014, dopo l’esito favorevole del referendum, ed il suo sostegno ai separatisti dell’est dell’Ucraina.
Si stima, che il danno per l’economia Ue provocato dall’embargo supera i 100 miliardi di euro l’anno, solo per l’Italia il danno supera i 10 miliardi di euro l’anno.
 
 

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Enea Franza

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