Campagna contro la prostituzione in occasione dei Mondiali di calcio in Germania

Si calcola che circa 40.000 donne dell’Europa dell’est si recheranno nel Paese per prostituirsi

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BERLINO, martedì, 2 maggio 2006 (ZENIT.org).- La Coalizione contro il Traffico di Donne (Coalition Against Trafficking in Women, CATW) ha lanciato una campagna di raccolta firme per protestare contro l’enorme mercato di prostituzione che si sta sviluppando in occasione della Coppa del Mondo di Calcio, che si svolgerà dal 9 giugno al 9 luglio in dodici città tedesche.

In un comunicato inviato a ZENIT sul tema “Comprare il sesso non è uno sport” – “diciamo NO alla prostituzione delle donne” durante il mondiale, la Coalizione presenta il fenomeno in termini numerici.

“Approssimativamente ci saranno 3 milioni di tifosi, la maggior parte uomini, che seguiranno l’evento. Si è stimato che circa 40.000 donne saranno ‘importate’ dal centro e dall’Est Europa in Germania per svolgere ‘servizi sessuali’ agli uomini che verranno ad assistere all’evento sportivo”, informa il testo.

“La Germania ha legalizzato la prostituzione e l’industria sessuale nel 2002. Comunque, si dice che le zone rosse legali saranno troppo piccole per i turisti sportivi/sessuali che parteciperanno”, prosegue.

Per far fronte a questo flusso di persone, l’industria sessuale della Germania ha eretto un grande complesso per la prostituzione previsto durante i giochi mondiali.

Secondo stime ufficiose, attualmente in Germania ci sono oggi circa 400 mila “lavoratrici del sesso” operanti nei sedici Land federali, con un giro di 1 milione di clienti al giorno e un volume d’affari calcolato intorno ai 14 miliardi di euro l’anno.

“‘Il calcio e il sesso vanno insieme’, dichiara il giudice del nuovo mega-bordello di oltre 3.000 metri situato a Berlino, costruito in una zona adiacente allo stadio principale dei Mondiali di calcio e che può accogliere 650 clienti”, continua il comunicato.

“Le ‘casette sessuali’ in legno, chiamate ‘cabine di prestazione’, simili ai bagni, sono state costruite in una zona recintata della stessa larghezza del campo di calcio e sono ‘accessoriate’ con i preservativi, gli spogliatoi e i parcheggi per i clienti e tutta l’organizzazione presta una particolare attenzione nel proteggere il loro ‘anonimato’”.

La Coalizione contro il Traffico di Donne assicura che la prostituzione “è uno sfruttamento sessuale che reca danno alle donne sia a livello fisico che psicologico e che il corpo delle donne non è una merce di compra-vendita”.

“Considerare il corpo delle donne come merce sessuale viola i criteri internazionali dello sport che promuove l’uguaglianza e il rispetto, non la discriminazione”, aggiunge.

Il presidente della FIFA, J.F. Blatt, riconosce “il ruolo prominente dello sport, specialmente del calcio, come mezzo comunicativo di messaggi chiari e fermi che possano servire ad eliminare i grandi vizi che minano la società in tutto il mondo”, ricorda la Coalizione.

“Come può, la Coppa Mondiale, aiutare ad eliminare lo sfruttamento sessuale?”, si chiedono i firmatari del comunicato.

Per questa ragione, la Coalizione invita “i 32 Paesi partecipanti alla Coppa Mondiale, che hanno ratificato la Convenzione e/o i protocolli dell’ONU contro la prostituzione e il traffico sessuale, ad opporsi alla promozione della prostituzione in Germania e a dissociarsi pubblicamente con le loro squadre dall’industria della prostituzione”.

Ci si rivolge anche ai componenti delle squadre di calcio per chiedere loro di “rendere pubblica la loro opposizione allo sfruttamento sessuale delle donne”.

Rivolgendosi al Comitato della FIFA e al suo Presidente, la Coalizione chiede di “compiere un doveroso atto di responsabilità sociale, respingendo il legame tra il calcio e il commercio sessuale”.

I firmatari dell’appello invitano inoltre il Governo tedesco e in particolare il suo cancelliere, Angela Merkel, così come la Federazione Calcistica tedesca e il suo Presidente, Gerhard Mayer Vorfelder, a “protestare contro lo sfruttamento della donna, a fermare questo traffico sessuale e a scoraggiare la ‘domanda maschile’ che favorisce la prostituzione”.

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ZENIT Staff

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