"San Vitaliano Disvelato", di Cesare Mulè

Un nuovo libro racconta la storia del santo patrono di Catanzaro, la cui ricorrenza cade il 16 luglio

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-Sentite, come me, squilli di trombe, scalpiccìo tumultuoso di gente e trepestìo di cavalli? E’ Papa Callisto II, che ritorna tra noi, qui, a Catanzaro, per sentire cosa diciamo di lui!-

Così, con il suo ormai noto, affabulante parlare, Cesare Mulè coinvolge i lettori di San Vitaliano Disvelato edito da “La Rondine”, ricco di corredo iconografico, frutto di viaggi e peripezie nella impegnativa ricerca di documenti necessari alla  storicizzazione innovativa della vita del santo patrono.

Volendo caratterizzare questo scritto, lo si potrebbe definire come una storia di San Vitaliano (VII secolo) narrata attraverso le persone e le gesta della città di Catanzaro, oppure come una storia di Catanzaro vista attraverso la storia religiosa del suo santo patrono: Mulè colma una grave lacuna esistente nella nostra diocesi, la quale possedeva del suo santo patrono solo uno scarno libretto.

Eletto vescovo di Capua, come religioso dolce ed insieme severo, è creduto vescovo anche di Benevento. Il Pastore, nella sua missione esercitata per sette anni, incontrò la reazione subdola di un gruppo di giovani scapestrati, anzi dediti a libertinaggio, che complottarono per danneggiarne la figura, bruttandola di condotta non confacente alla dignità ed integrità di Pastore. Vitaliano, dopo essersi discolpato in pubblico, sdegnato, si allontanò dalla città; ma i suoi persecutori, temendo di essere tardivamente scoperti, lo raggiunsero e, chiusolo in un sacco di pelle, lo buttarono nel mare o nel fiume Garigliano, o Volturno, per annegarlo. Il turpe  disegno, però, non ebbe esito mortale. La corrente lo condusse alla spiaggia di Ostia, dove alcuni pescatori incuriositi uncinarono il galleggiante, portandolo a bordo della loro barca e, con pietoso sorpresa, scorsero il vegliardo e lo ristorarono.

Intanto, a Capua, per sei mesi e venti giorni si protrasse la siccità desertando i campi e provocando carestie e malattie. I suoi abitanti addebitarono la mancanza di pioggia  a punizione per l’offesa recata all’uomo di Dio e si diedero a ritrovarlo. Ciò avvenne in un sito lontano; trovatolo, lo esortarono a ritornare nella città che aveva voluto lasciare. Il prelato accolse tali premure e bene accolto dai fedeli riprese le funzioni; subito copiosa si sparse la pioggia, ristorando la campagna.

Ormai ben oltre i 70 anni di età, il nostro Santo lasciò questa terra nell’anno 699 e fu debitamente sepolto. Ma nel tempo se ne persero le tracce sino a quando alcuni pastori, notando un tumulo di pietre, lo rinvennero suscitando la pregressa devozione: molti bisognosi pietosamente pregarono impetrando e ottenendo miracoli. Si formò così un profondo culto che indusse il vescovo Giovanni di Benevento a realizzare un degno luogo di sicuro.

Papa Callisto II, trovandosi in sosta a Benevento per recarsi in Calabria, rese  omaggio alle reliquie attratto dall’eco dei miracoli da lui ottenuti. In questo ricordo, essendo a Catanzaro per consacrare la Cattedrale, pensò di meglio solennizzare l’evento facendone traslare i resti. Così San Vitaliano, già vescovo di Capua, venne proclamato patrono della Città, in un giorno solenne in cui il Papa aveva con sé – secondo le Cronache del Santuario di Montevergine – ventiquattro cardinali e uno stuolo di vescovi, abati e prelati,  il ché rinforza la veridicità della discussa Bolla catanzarese di consacrazione della Cattedrale sottoscritta, quindi, da una vera delegazione di fede.

Tanta magnificenza era rappresentativa della missione impersonata da Callisto II e dell’importanza del segno che in modo solenne egli attribuiva al ruolo che Catanzaro avrebbe dovuto svolgere, per incoraggiare e rafforzare la presenza della Chiesa latina. In questo scenario è riconosciuta, in modo inappellabile,  la diocesi di Catanzaro come  pilastro di latinità.

Dal prezioso testo di Mulè emerge come la sola storia civile non sia sufficiente. Essa si deve accompagnare alla storia religiosa, al racconto delle idee e dei sentimenti. Così la città si sacralizza nella memorizzazione delle persone che ivi sono vissute  degnamente, divenendo comunità operosa, salda e civile.

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Anna Rotundo

Anna Rotundo (Catanzaro) è laureata in scienza religiose: insegna religione nelle scuole secondarie, è componente del comitato di redazione del giornale diocesano Comunità Nuova" e di diverse altre riviste. Si occupa, tra l'altro, di cultura, diritti umani e diritti delle donne."

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