Recuperare la Dottrina sociale, per far rinascere l'Europa

Il Movimento Cristiano Lavoratori lancia un appello per le elezioni europee contro la “deriva finanziaria selvaggia”

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Far rinascere l’idea di Europa. S’intitola così l’appello che il Movimento cristiano lavoratori lancia in vista delle elezioni europee. Una mobilitazione ideale oltre che politica, che si ricollega alla Storia, a quel “progetto di Europa unita avviato da Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman” che “intendeva stabilizzare la pace, consolidare la democrazia, unificare le energie economiche e sociali per il bene delle persone e lo sviluppo delle diverse comunità del continente”. Il progetto “ha garantito decenni di pace, libertà e crescente benessere, ma si è allontanata la prospettiva di un’unità politica con il ritorno a specifici interessi nazionali” osserva il documento.

Per il Mcl, “la debolezza politica ha permesso una deriva finanziaria selvaggia rispetto all’economia reale. Perciò va recuperata l’attualità della Dottrina Sociale Cristiana con il principio dell’economia sociale di mercato, riportando il lavoro ad essere il primo costruttore della ripresa, superando i troppo rigidi vincoli di austerità che hanno provocato la contrazione di posti di lavoro e la riduzione dei servizi pubblici con penalizzazione ulteriore dei più deboli allontanando i tempi di una ripresa complessiva”.

Sul piano internazionale “appare molto modesto il ruolo dell’Europa” e ”continuano i conflitti nelle zone dell’Est Europa, del Mediterraneo e Medio Oriente, spesso originati dai fondamentalismi religiosi, che determinano enormi spostamenti di migranti a cui si aggiungono le tante vittime dei cosiddetti “mercanti di uomini” che dominano sui nostri mari. L’Europa non riesce a dare una risposta adeguata alla gravità di questi fenomeni con una solidale politica comunitaria che affronti la situazione già nei Paesi di provenienza, così come nelle fasi di accoglienza e di integrazione, non lasciando soli i Paesi più esposti e superando la tentazione di “globalizzazione dell’indifferenza” denunciata da Papa Francesco. In ciò senza rinunciare alla propria identità culturale e civile ed alla “vita” dei Paesi ospitanti coniugando dovere di accoglienza e realismo”.

In questa fase, l’organizzazione cattolica denuncia che “l’Europa è percepita come una fastidiosa tecnocrazia amministrativa, in balia di interessi lobbistici, che penalizza interessi specifici nazionali e regionali che sono il segno di un pluralismo da rispettare. Un’inversione della situazione a favore di un’accentuata funzione politica passa attraverso il radicamento popolare ad iniziare dall’elezione diretta degli organi direttivi della Commissione: solo una più chiara legittimazione potrà ampliare i settori di sovranazionalità”.

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Paolo Accomo

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