Raimondo Lullo e il dialogo interreligioso nello "spirito di Assisi"

Il missionario medievale stabilì che il riconoscimento della possibilità per ogni religione di contenere elementi veritativi, alla luce della ragione, garantisce lo sviluppo del dialogo

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“Noi dunque dovremmo discutere assieme per vedere chi di noi sia nella verità e chi nell’errore. In tal modo, come non abbiamo che un solo Dio, che ci è Creatore e Signore, così non potremmo non avere una stessa fede, una stessa legge, una stessa maniera d’amare Dio e d’onorarLo. Noi potremmo allora amarci ed aiutarci l’un l’altro, poiché non vi sarebbero più tra di noi differenze ed opposizioni alcune di fedi e di costumi. È infatti a causa di tali differenze ed opposizioni che ci poniamo ostacoli l’un l’altro, che ci combattiamo e che ci facciamo vicendevolmente prigionieri”. Il rancore e la malevolenza, causati dalla varietà delle credenze e delle sette, spingono gli uomini, secondo Raimondo Lullo, a combattere tra loro. Quale gioia se gli uomini potessero liberarsi da questi sentimenti!

Questo è uno dei temi fondamentali del pensiero lulliano, espresso nell’opera Il libro del Gentile e dei tre Savi, che Raimondo Lullo scrisse tra il 1270 ed il 1273. Nato a Maiorca intorno al 1232, Lullo può essere considerato a giusto titolo come uno dei precursori del dialogo interreligioso. In un’epoca in cui la Crociata era vista, con poche eccezioni, come l’unico mezzo per diffondere il Cristianesimo, Lullo proponeva la conoscenza e la comprensione dell’altro. Nella lotta secolare tra Islam e Cristianesimo, che non poteva essere risolta dalle armi impugnate dai crociati, era necessario ricorrere ad un nuovo metodo: l’esposizione pacifica delle proprie credenze, basata sul rispetto e la benevolenza.

Proveniente da una città in cui a lungo erano convissute comunità appartenenti alle tre grandi religioni, Lullo, dopo una conversione al Cristianesimo improvvisa e violenta, decise di abbandonare la sua attività di trovatore e di siniscalco del re Giacomo II di Maiorca, per dedicare il resto della sua vita alla conversione degli infedeli. L’essere vissuto accanto ad ebrei e musulmani, in un luogo di passaggio per quanti animavano il commercio mediterraneo dell’epoca, gli aveva fatto comprendere l’importanza della conoscenza delle lingue, quale presupposto costitutivo del dialogo. Molti dei missionari che si recavano in Oriente, servendosi di interpreti, non riuscivano infatti ad ottenere i risultati desiderati. Così Lullo passò la sua lunga vita – morì intorno al 1316 – nel tentativo di sensibilizzare re e papi, perché edificassero, nelle zone in cui più forte era la presenza degli infedeli, monasteri dove i futuri missionari potessero apprendere le lingue straniere. Alla base di un dialogo, che potesse essere fruttifero, non bastava però una conoscenza puramente linguistica.

 Solo la conoscenza reciproca delle dottrine degli interlocutori, con una vicendevole accettazione delle differenze, cercando di raggiungere un punto di intesa, potevano portare ad un vero dialogo. Il fine delle scuole di arabo, per esempio, non era solo pedagogico: dovevano mettere in contatto due mondi e due mentalità apparentemente inconciliabili. Uno dei grandi meriti di queste fu proprio l’aprire un cammino per il dialogo islamico-cristiano. I missionari che Lullo voleva formare, esperti in teologia e filosofia, dopo aver appreso le lingue, le credenze ed i costumi degli infedeli, dovevano anche essere pronti a mettere in atto una serie di strategie per non offendere o spaventare gli interlocutori. Infine dovevano imparare l’Arte lulliana.

Niente, quindi, condanne o prospettive di una dannazione inevitabile, con terribili pene dopo la morte, per chi non avesse abbandonato una religione, scelta in alcuni casi dai propri padri o dai propri avi. Niente appellativi scortesi per riferirsi a Maometto. Lullo abbandonò i metodi usati dall’apologetica del suo tempo per creare una missionologia originale e personale. Dopo l’apprendimento dell’arabo cercò di avvalersi dei metodi espositivi utilizzati dai suoi interlocutori. Dalle conversazioni con i Motakallimûn – i musulmani esperti nella scienza del Kalâm – presenti a Maiorca, riportate ne Il libro del Gentile e dei tre Savi , Lullo aveva potuto notare come fosse sorta la teologia islamica, il Kalâm. In una teologia in cui non compare la nozione di mistero, come nelle dottrine cristiane sulla Trinità e l’Incarnazione, ad un certo punto era divenuto necessario saper difendere razionalmente gli articoli della fede, con argomentazioni basate su prove logiche.

A quanti rifiutavano il Cristianesimo, perché i suoi articoli non potevano essere dimostrati razionalmente, il Maiorchino offrì un’Arte basata sulla dialettica delle ragioni necessarie. Per costruire la sua arte, Lullo partì dagli elementi che la religione cristiana, musulmana ed ebraica avevano in comune: gli attributi che descrivono Dio nella sua interezza, chiamati da Lullo dignità divine o ragioni necessarie. Questo punto di partenza, che avrebbe visto l’accordo di tutti gli interlocutori, poteva dare l’avvio ad un dialogo produttivo. Per la realizzazione del suo ideale missionario, per il quale donò la vita, si servì del dialogo, della disputa e di un’apologetica che voleva mostrare l’indole razionale del Cristianesimo. L’infedele che sinceramente cerca la vera religione e che accetta l’esistenza di Dio e dei suoi principali attributi, messo in condizione di poter partecipare ad un confronto aperto, non potrà rifiutare razionalmente i dogmi cristiani né accettare asserzioni a questi contrarie.

La superiorità del Cristianesimo, quale religione che meglio si adatta alle perfezioni divine, potrà emergere unicamente alla fine del dialogo. In uno dei suoi viaggi missionari in Africa, Lullo esordirà dicendosi disposto ad accettare la religione del suo interlocutore musulmano se, una volta ascoltate le ragioni della legge di Maometto e dopo aver avuto un confronto su di esse, le avesse trovate più valide di quelle cristiane. Il riconoscimento della possibilità per ogni religione di contenere elementi veritativi, alla luce della ragione, garantisce lo sviluppo del dialogo. La molteplicità delle situazioni con cui venne a confronto costrinsero il pensiero lulliano a varie evoluzioni ed involuzioni, che non impediscono però di considerarlo un punto di riferimento quando si parla delle possibilità di un dialogo interreligioso guidato dalla ragione, della coesistenza pacifica delle religioni e quindi della pace tra i popoli.

Sara Muzzi – Centro Italiano di Lullismo Pontificia Università Antonianum

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Per un approfondimento: SARA MUZZI , Per conoscere Raimondo Lullo, Ed. Porziuncola, Assisi 2006, pagine 56, euro 7,00.

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Sara Muzzi

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