Più famiglia e meno "femminicidio"

Il futuro sarà dei genitori con figli, non di nazioni senza famiglie o con “strane coppie”

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In Italia si fa un gran parlare, negli ultimi tempi, della violenza sulle donne. Il femminicidio – termine ignoto sino a poco tempo fa – è oggi uno dei più inflazionati argomenti di stampa e tv. Esecrandi fatti di cronaca che raccontano di donne picchiate e uccise da uomini, sovente dai loro compagni/mariti, catalizzano le attenzioni dell’opinione pubblica, alimentano il dibattito e generano l’impegno a contrastare il turpe stillicidio per via legislativa.

Posto che anche un solo omicidio – nei confronti di chicchessia, donna o uomo – è un atto intollerabile e meritevole di biasimo, è importante rilevare che il femminicidio, giacché divenuto un fenomeno mediatico, rischia di alterare la nostra percezione della realtà. L’idea che ci contagia, per via dell’onda emotiva creata dai media, è che il numero di vittime femminili della violenza maschile sia in esteso aumento. E che la causa sia riconducibile al maschilismo che alligna come un germe apparentemente inestirpabile nella cultura del nostro Paese.

La prima vera notizia è che la violenza omicida sulle donne che pure è diffusa, sta diminuendo in termini relativi. Secondo i dati Istat: nel 2012 le donne uccise sono state 124, nel 2010 furono 156, 172 nel 2009 e ben 192 nel 2003, che rappresenta il picco degli ultimi dieci anni. Azioni deprecabili, insopportabili, forieri di costernazione per un paese civile. Il modo in cui alcuni giornali e certi politici trattano la questione è espressione di un ulteriore violenza con esagerazioni morbose e tentativi di scatenare la rabbia e l’intolleranza con il risultato di allargare il numero delle vittime. Con il rischio di generare in qualche folle la tendenza all’emulazione.

E’ evidente che tra alcuni mezzi di comunicazione di massa così come in alcune parti politiche non c’è compassione, comprensione e determinazione nel cercare di difendere la dignità e la vita delle donne, bensì un tentativo di strumentalizzare sensazionalismo e ideologie radicali per attaccare la famiglia. Alcuni dicono: cala il tasso di omicidi generale verso le donne, ma aumenta quello particolare che fa riferimento a donne uccise dai compagni o mariti. Un’affermazione però non suffragata da riscontri oggettivi, da uno studio condotto dall’Università di Siena, è emerso che dal 2006 ad oggi il tasso di omicidi da parte di uomini con cui le vittime avevano una relazione è rimasto grossomodo costante, al 62% circa. Un dato significativo, ma non c’è incremento, nessuna emergenza improvvisa.

Uno Stato deve punire la violenza, ma creare il panico è un esercizio demagogico e corrosivo nei confronti della società. Guardando la tv o sfogliando i giornali, qualche donna potrebbe aspettarsi più cazzotti che carezze dal proprio compagno. Ed esser portata, di conseguenza, a rifiutare un progetto di relazione stabile a vantaggio dell’individualismo utilitarista. Ma è proprio alimentando la crescita a dismisura del proprio ego staccandolo e contrapponendolo all’affetto e dalla maturazione di un amore più grande, che si creano le premesse per il dilagare delle violenze. A questo proposito Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani, ha spiegato che «nelle coppie l’80% degli omicidi avviene nelle fasi in cui la relazione sta finendo o quando è appena finita». Cioè quando uno dei due sente che l’amore sta sfuggendo ed è oppresso dalla vergogna, dalla disperazione, dalla paura di perdere l’amore e di morire in solitudine.

La violenza non si combatte indebolendo e smembrando il rapporto di coppia, al contrario, solo il rafforzamento delle virtù che portano due persone di sesso diverso a unirsi e contrarre il matrimonio è la strada per far crescere l’amore e ridurre la disperazione

Il femminicidio si contrasta non estirpando ma educando e irrobustendo la cultura dell’attenzione e donazione verso l’altro. La famiglia è la principale sfida all’egoismo di ognuno. Per amore si compiono in famiglia azioni virtuose che mai si farebbero se si fosse soli. E’ la retta vita famigliare che educa ogni persona a spendersi per l’altro. E’ nella famiglia che si moltiplicano le azioni di amore gratuito. Giustamente la dottrina sociale della Chiesa cattolica indica la famiglia come “scuola d’amore”, fondamento di ogni civiltà, nucleo della società che precede lo stato.

E non è questione di riproporre modelli del passato, è evidente che la famiglia unita è la risposta più efficace ai problemi sollevati dalla modernità. Al contrario di quanto sostenuto da alcune ideologie già sconfitte dalla storia, il futuro sarà di famiglie con prole, non di nazioni senza famiglie o con unioni strane.

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Federico Cenci

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