Per tutti quei "santi nascosti" che vanno avanti nelle sofferenze con il dono della fortezza

Nell’Udienza generale, Francesco torna a parlare dei doni dello Spirito e incoraggia a chiedere la grazia della “fortezza” per non farsi mai scalfire dalle fatiche e dalle prove della vita

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Continua ad elargire doni Papa Francesco ai numerosi fedeli riuniti ogni mercoledì in piazza San Pietro per l’Udienza generale. Sono i doni dello Spirito Santo – sapienza, intelletto, consiglio – che il Papa ha reso protagonisti delle scorse catechesi. Nell’Udienza di oggi, il Pontefice si è soffermato invece sulla fortezza, un dono “quanto mai prezioso” – dice – con il quale Dio, attraverso lo Spirito, ci viene incontro per “sostenerci nella nostra debolezza”.

La “fortezza” di cui parla il Vescovo di Roma, tuttavia, non è la “forza” umanamente intesa, ma un piccolo seme che il soffio divino installa nel cuore dell’uomo, aiutandolo a liberarsi da ostacoli e impedimenti. Il Santo Padre richiama infatti la parabola del “buon seminatore” per aiutare a cogliere l’importanza di questo dono. Il seminatore “esce a seminare, ma non tutto ciò che sparge, però, porta frutto”. Il seme finito sulla strada viene mangiato dagli uccelli; quello che cade sul tra i sassi e i rovi germoglia, ma viene presto seccato dal sole o soffocato dalle spine. “Solo quello che finisce sul terreno buono può crescere e dare frutto”.

“Questo seminatore rappresenta il Padre, che sparge abbondantemente il seme della sua Parola”, spiega Bergoglio. Tale seme, però, spesso “si scontra con l’aridità del nostro cuore e, anche quando viene accolto, rischia di rimanere sterile”. Per questo motivo interviene lo Spirito Santo che, attraverso il dono della fortezza appunto, “libera il terreno del nostro cuore” da tutto il “torpore”, le “incertezze” e i “timori” che possono frenarlo, in modo che la Parola del Signore venga messa in pratica “in modo autentico e gioioso”.

“Un grande aiuto” questo dono, commenta il Santo Padre. E in alcuni casi esso si manifesta in modo ancora più “straordinario, esemplare”. E’ ciò che accade quando, in “momenti difficili” o in “situazioni estreme”, si sperimenta un nuovo vigore e si riesce ad andare avanti, nonostante umanamente sembri tutto un fallimento e le proprie forze sul punto di esaurirsi.

“È il caso di coloro che si trovano ad affrontare esperienze particolarmente dure e dolorose, che sconvolgono la loro vita e quella dei loro cari”, dice il Papa. Tutti quei cristiani “che in tante parti del mondo continuano a celebrare e a testimoniare la loro fede, con profonda convinzione e serenità, e resistono anche quando sanno che ciò può comportare un prezzo più alto”.

La Chiesa “risplende” da secoli “della testimonianza di tanti fratelli e sorelle che non hanno esitato a dare la propria vita, pur di rimanere fedeli al Signore e al suo Vangelo”, ricorda il Vescovo di Roma. E a braccio aggiunge: “Anche noi, tutti noi, conosciamo gente che ha vissuto situazioni difficili, tanti dolori. Ma, pensiamo a quegli uomini, a quelle donne, che portano una vita difficile, lottano per portare avanti la famiglia, educare i figli, ma questo lo fanno perché c’è lo spirito di fortezza che li aiuta”.

Quanti uomini, quante donne, senza volto e senza nome, “onorano il nostro popolo, onorano la nostra Chiesa, perché sono forti”. Sono forti – spiega il Papa – “ nel portare avanti la loro vita, la loro famiglia, il loro lavoro, la loro fede”. Questi nostri fratelli e sorelle “sono santi, santi quotidiani – afferma – santi nascosti in mezzo a noi: hanno proprio il dono della fortezza per portare avanti il loro dovere di persone, di padri, di madri, di fratelli, di sorelle, di cittadini”.

Dovremmo ringraziare ogni giorno il Signore, allora, “per questi cristiani che sono di una santità nascosta” e che “lo Spirito dentro” porta avanti. E magari domandarci pure: “Se loro fanno questo, se loro possono farlo, perché non io?”.

Certo, senza il dono della fortezza, passi avanti se ne compiono pochi: esso è una grazia che dobbiamo chiedere costantemente al Signore, non soltanto “in alcune occasioni o situazioni particolari”, precisa Bergoglio. “Questo dono deve costituire la nota di fondo del nostro essere cristiani, nell’ordinarietà della nostra vita quotidiana”. Perché “in tutti i giorni della vita quotidiana dobbiamo essere forti, abbiamo bisogno di questa fortezza, per portare avanti la nostra vita, la nostra famiglia, la nostra fede”.

L’apostolo Paolo – ricorda Francesco – affermava infatti: «Tutto posso in colui che mi dà la forza». Un monito da tenere fermo in mente “quando viene la vita ordinaria, quando vengono le difficoltà”, non dimenticando che “il Signore non ci prova più di quello che noi possiamo tollerare. Lui è sempre con noi”.

Armati di questa consapevolezza, allora, sappiamo come reagire in quei momenti in cui pare prevalere la tentazione “di lasciarci prendere dalla pigrizia o peggio dallo sconforto, soprattutto di fronte alle fatiche e alle prove della vita”. “In questi casi, non perdiamoci d’animo”, incoraggia il Santo Padre, invochiamo invece lo Spirito Santo “perché con il dono della fortezza possa sollevare il nostro cuore e comunicare nuova forza ed entusiasmo alla nostra vita e alla nostra sequela di Gesù”.

***

Testo integrale dell’Udienza Generale:

http://www.zenit.org/it/articles/perche-con-il-dono-della-fortezza-possa-sollevare-il-nostro-cuore

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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