Per affrontare fame e miseria sconfiggere l'inequità, radice di tutti i mali…

Nel videomessaggio per l’incontro “Le idee di Expo 2015”, in preparazione all’evento di Milano, il Papa avverte che “questa economia uccide”

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La fame nel mondo è una piaga che colpisce milioni di persone. Il dramma di tali misure è aggravato da una condizione di iniquità che San Giovanni Paolo II definì “paradosso dell’abbondanza”, per cui alla produzione di cibo non corrisponde un’equa distribuzione a causa di sprechi, scarti, consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini.

Di questo paradosso ha parlato papa Francesco nel suo videomessaggio in occasione dell’evento organizzato dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali dal titolo Le idee di Expo 2015 – Verso la Carta di Milano, a cui partecipano 500 esperti nazionali e internazionali.

Dopo aver denunciato quest’ingiustizia che si consuma su scala globale, il Santo Padre ha suggerito “tre atteggiamenti concreti” per “superare la tentazione dei sofismi” che restano astrazioni incapaci di toccare la realtà.

In primo luogo, bisogna andare alla radice del problema. Francesco rispolvera un passaggio dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, laddove oppone un deciso “no” a una “economia dell’esclusione e della iniquità”. “Questa economia uccide – afferma – Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa”. C’è dunque bisogno di un cambio radicale che – spiega il Papa – richiede la rinuncia “all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della iniquità”.

Piuttosto, la politica economica va legata a una vocazione alla carità. Il Santo Padre ricorda che prioritari interessi di un politico debbono essere “la dignità della persona umana e il bene comune”. Sottolinea però che le politiche economiche spesso “sembrano appendici aggiunte dall’esterno per completare un discorso politico senza prospettive né programmi di vero sviluppo integrale”.

L’appello del Vescovo di Roma a chi amministra il bene pubblico è quindi a non avere timore “di farvi interrogare nei progetti politici ed economici da un significato più ampio della vita”, perché – sottolinea – “questo vi aiuta a ‘servire veramente il bene comune’ e vi darà forza nel ‘moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo’”.

C’è poi un terzo aspetto su cui si sofferma l’attenzione di Papa Bergoglio: il rispetto della terra. Con riferimento al Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa cattolica, il Pontefice rammenta che “dinanzi ai beni della terra siamo chiamati a ‘non perdere mai di vista né l’origine, né la finalità di tali beni, in modo da realizzare un mondo equo e solidale’”.

La terra – aggiunge – “è capace di dare quanto necessario a ciascuno per vivere”. Essa è, secondo Francesco, una “madre per tutti” che non chiede altro che “rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni”.

Suggestiva l’allegoria che propone il Pontefice: “La Terra – dice nel videomessaggio – non è un’eredità che noi abbiamo ricevuto dai nostri genitori, ma un prestito che fanno i nostri figli a noi, perché noi la custodiamo e la facciamo andare avanti e riportarla a loro. Dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata, custodita, perché è stato un prestito che loro hanno fatto a noi”. Di qui l’invito a “custodire la terra non solo con bontà, ma anche con tenerezza”.

Quindi – conclude Papa Francesco – sono questi i “tre atteggiamenti” per “superare le tentazioni dei sofismi, dei nominalismi, di quelli che cercano di fare qualcosa ma senza la concretezza della vita”. Tre atteggiamenti che debbono “partire dalla priorità: la dignità della persona”, e che si nutrono della “carità” e della custodia della terra, “madre di tutti”.

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Federico Cenci

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