Padre Alois Anditzki, assassinato nel 1943 dalla Gestapo

di Carmen Elena Villa

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BERLINO, lunedì, 13 giugno 2011 (ZENIT.org).- Essere sacerdote cattolico è ciò che portò padre Alois Anditzki, di appena 29 anni, ad essere arrestato e poi assassinato nel campo di concentramento di Dachau, in Germania, nel 1943.

Il sacerdote sarà beatificato questo lunedì nella Diocesi tedesca di Dresden-Meissen, in una cerimonia presieduta dal Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, in rappresentanza di Papa Benedetto XVI.

“I suoi compagni di prigionia hanno testimoniato che è passato tra loro come un santo e che è morto accompagnato da questa fama generale”, ha detto a ZENIT il postulatore della sua causa di beatificazione, l’avvocato Andrea Ambrosi.

“La sua caratteristica era quella di affiancare all’eroica fede un atteggiamento sempre gioioso. Per questo tutti l’amavano e lo seguivano prontamente”, ha aggiunto.

La vita

Padre Alois nacque nel 1914 a Radibor, un piccolo paese situato nella zona orientale della Germania, al confine con la Polonia. La sua famiglia era una delle poche cattoliche della zona, dove prevalevano gli immigrati di Paesi slavi.

A 20 anni entrò nella facoltà di Teologia dell’accademia arcivescovile di Paderborn, dove mostrò il proprio interesse per la filosofia e la pedagogia.

Entrò poi nel seminario di Meißen. Nel 1938 venne ordinato diacono, e un anno dopo sacerdote. Lavorò come cappellano nella parrocchia Hofkirche di Dresda, dove si occupava soprattutto dell’apostolato con i giovani.

“Fu un sacerdote umile, semplice e sempre disponibile ad aiutare il prossimo”, ha riferito l’avvocato Ambrosi.

Nell’inverno del 1941 giunse un mandato d’arresto dopo che aveva promosso una rappresentazione teatrale in cui mostrava come sarebbero finiti i cristiani nella Seconda Guerra Mondiale.

“Da un teste oculare sappiamo che, terminata la rappresentazione, giunse la Gestapo ed egli dovette annotare i nomi di tutti i presenti. Il cappellano Andritzki era già allora tenuto in particolare osservazione, tanto che alla minaccia seguì la convocazione in questura e poi l’arresto”, ha affermato Ambrosi.

“Il teste dimostra che la causa fu la sua fede ed il pericolo che il suo ministero sacerdotale rappresentava per il nazismo”.

Verso la morte

Dopo l’arresto, padre Alois rimase sotto custodia cautelare. Il procuratore lo accusò di essere  impegnato nel movimento nazionale della sua regione.

Riteneva che Andritzki avesse “reso delle dichiarazioni ostili contro lo Stato infrangendo in questo modo il § 2, cap. 2 della Legge contro la perfidia”. Dal momento che questo reato non poteva rimanere impunito, ritenne necessario “disporre per l’imputato un’azione penale”, riferisce il postulatore.

L’accusa del procuratore, sottolinea Ambrosi, si basava su prove insussistenti, ma egli aveva “fatto di tutto per costruire un castello accusatorio che mettesse a tacere un sacerdote che testimoniava con troppo ardore la sua fede”, cosa “intollerabile per il regime nazionalsocialista”.

Venne così inviato dalla Gestapo alla prigione politica di Dresda, dove rimase due mesi. Aveva presumibilmente già scontato la sua condanna, ma anziché uscire venne spedito al campo di concentramento di Dachau.

La famiglia fece appello alla Giustizia. Suo padre Johann Andritzki scrisse una lettera toccante all’ufficio per l’alta sicurezza del Reich a Berlino, chiedendo che il figlio venisse liberato perché non c’erano più accuse contro di lui, ma tutti gli sforzi furono vani.

Padre Alois fu assassinato il 3 febbraio 1943. La causa della morte, in base ai rapporti della Gestapo, fu il tifo addominale, ma in realtà dopo il suo recupero nell’infermeria gli venne praticata un’iniezione letale. Il suo corpo venne cremato.

La sua presenza era come un balsamo per quanti soffrivano gli orrori del luogo. “Nel terrore in cui tutti vivevano nel campo di concentramento di Dachau, si diceva di Alois che chi l’aveva visto al mattino restava pieno di gioia per tutta la giornata”, ha concluso Ambrosi.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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