Pace, giustizia e riconciliazione per l'Africa

Al seminario di Ouidah, il Papa prega sulla tomba del cardinale Gantin

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OUIDAH, domenica, 20 novembre 2011 (ZENIT.org) – Terminata la visita al Presidente della Repubblica del Benin, papa Benedetto XVI si è avviato in auto verso la città di Ouidah, sede del seminario di Saint Gall, dove studiano oltre 140 futuri sacerdoti del Benin e del Togo.

Giunto al Seminario alle 11.15, il Santo Padre è stato accolto dal rettore all’ingresso della Cappella dedicata a Santa Teresa del Bambin Gesù, patrona delle missioni. Dopo l’adorazione del Santissimo Sacramento, il papa si è soffermato in preghiera presso la tomba di monsignor Louis Parisot, S.M.A., e del cardinale Bernardin Gantin.

Monsignor Parisot fu vicario apostolico di Dahomeny e Ouidah, dal 1935 al 1955 e primo vescovo di Cotonou (1955-1960). Il cardinale Gantin fu il suo successore come vescovo di Cotonou, prima di essere chiamato da Paolo VI a lavorare nella Curia Vaticana.

Gantin fu il primo porporato africano a capo di un dicastero: presiedette il Pontificio Consiglio Iustitia et Pax, poi il Cor Unum e infine la Congregazione per i Vescovi.

Salutati il rettore, i seminaristi e l’intero clero presente, Benedetto XVI ha lodato la figura di monsignor Parisot, ricordandolo come “apostolo infaticabile dei poveri e promotore del clero locale”, e quella del cardinale Gantin, “figlio eminente della vostra terra ed umile servitore della Chiesa”.

Il Santo Padre ha poi rammentato l’imminenza della firma dell’esortazione apostolica post-sinodale Africae munus, che “tratta di pace, di giustizia e di riconciliazione. Questi tre valori – ha detto – impongono come un ideale evangelico fondamentale alla vita battesimale e richiedono una sana accettazione della vostra identità di sacerdoti, di persone consacrate e di fedeli laici”.

Ai sacerdoti presenti, il Papa ha raccomandato di essere “uomini di comunione”. E ha utilizzato la seguente metafora: “Come il cristallo non trattiene la luce, ma la riflette e la ridona, così il sacerdote deve lasciar trasparire ciò che celebra e ciò che riceve”.

Invitandoli a “lasciar trasparire Cristo” nelle proprie vite, il Santo Padre ha esortato i presbiteri a lasciarsi “modellare da Cristo” per non sostituire mai “la bellezza del vostro essere sacerdotale con realtà effimere e talvolta malsane che la mentalità contemporanea tenta di imporre a tutte le culture”.

Ai religiosi e alle religiose “di vita attiva o contemplativa” il Papa ha detto: “Che la vostra scelta incondizionata di Cristo vi conduca ad un amore senza frontiere per il prossimo!”. E li ha esortati a rispettare sempre “povertà, obbedienza e castità” che “rendono veramente liberi” e rafforzano “la sete di Dio”.

Rivolgendosi poi ai seminaristi il Santo Padre li ha incoraggiati a mettersi “alla scuola di Cristo” per acquisire le virtù che li porteranno alla santificazione tramite il sacerdozio ministeriale. “La qualità della vostra vita futura dipende dalla qualità della vostra relazione personale con Dio in Gesù Cristo”, ha aggiunto.

La raccomandazione di Benedetto XVI ai fedeli laici è stata in primo luogo quella di avere “fede nella famiglia edificata secondo il disegno di Dio”, di essere fedeli “all’essenza stessa del matrimonio cristiano” e di trasformare le famiglie in vere “chiese domestiche”.

Il papa ha incoraggiato i genitori “ad avere un rispetto profondo per la vita e a testimoniare davanti ai vostri figli i valori umani e spirituali”, mentre ai catechisti “valorosi missionari nel cuore delle realtà più umili” ha raccomandato di offrire sempre il proprio “aiuto peculiare e assolutamente necessario all’espansione della fede nella fedeltà all’insegnamento della Chiesa”.

In conclusione Benedetto XVI ha messo in guardia dai “sincretismi” e  dall’“occultismo”, così diffusi nel continente africano, il cui antidoto principale è  “l’amore per il Dio rivelato e per la sua Parola, l’amore per i Sacramenti e per la Chiesa” sempre vincente sugli “spiriti malefici”.

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ZENIT Staff

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