La sfida della grande rete (Prima puntata)

Sappiamo usare correttamente le informazioni che troviamo in internet?

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La diffusione di internet nelle nostre abitazioni ha raggiunto livelli molto alti. Quasi ogni casa, ormai, possiede più di un dispositivo per accedere ai contenuti della rete. Personal computer, tablet, smartphone, tutti strumenti a nostra disposizione per navigare sulla rete che hanno rappresentato uno svolta epocale per la diffusione delle informazioni e le modalità di comunicazione tra le persone. 

E’ doveroso, pertanto, soffermarci sui cambiamenti sociali e relazionali che queste nuove tecnologie stanno apportando nella nostra vita quotidiana. Soffermiamoci, per il momento, sull’utilizzo della rete per scopi informativi. 

Essere sempre connessi alla rete significa, prima di tutto, avere la possibilità di accedere molto rapidamente a qualunque tipo di informazione. Questo rappresenta un grande stravolgimento del modo di vivere, perché sino a qualche anno fa, per avere a disposizione una informazione dettagliata, si dovevano consultare libri specialisti o enciclopedie cartacee.

La ricerca dell’informazione aveva la caratteristica di richiedere tempo e presentava difficoltà nel reperire il testo specialistico, che non sempre era alla portata di tutti.Oggi, invece, è istintivo aprire un motore di ricerca, digitare una parola chiave e leggere l’informazione che interessa su qualunque argomento. Il successo della rete è dettato dall’alta probabilità di trovare, con tempi di risposta quasi immediati, l’informazione richiesta. 

Per fare degli esempi concreti, una informazione medica circa una patologia era un qualcosa in possesso solo dei medici che disponevano della propria cultura universitaria e avevano la possibilità di approfondire un argomento ricorrendo a libri specialistici del loro corso di studio o di specializzazione. 

Oggi, invece, una qualunque persona, accedendo alla rete, ha la possibilità di scoprire molto rapidamente cosa significa una certa patologia, quali sono i suoi effetti, qual è la sua gravità, e quali sono le possibilità di cura. 

Ma questa modalità di uso della rete apre delle grandi questioni a livello comportamentale e di fruizione delle informazioni. La celerità di accesso all’informazione non deve trascurare l’autenticità dei contenuti che ci offre la rete.  Una volta, quando si utilizzavano le enciclopedie o un testo specialistico, si aveva la certezza del suo contenuto garantito dall’affidabilità della casa editrice o dell’autore del un libro.

Per quanto riguarda il mondo telematico, dobbiamo sempre più domandarci sulla correttezza delle informazioni riportate, perché l’autore spesso è sconosciuto, è privo di un riconoscimento pubblico.  Per tornare all’esempio della patologia, la possibilità di reperire l’informazione tramite la rete non deve assolutamente escludere la consultazione del medico specialistico.

Questo è il grande rischio dell’utilizzo della rete, ossia quello di non essere esperto in materia, ma avere la presunzione di avere una conoscenza pari a coloro che sono specialisti. Non bisogna cadere nella tentazione di questo peccato di superbia, che porterebbe come risultato quello di diventare medici di se stessi anche se medici non si è. 

Quindi, se da un lato avere un situazione chiara della patologia ci rende più consapevoli della gravità del male e delle sue reali possibilità di cura, dall’altro lato bisogna affidarsi ad un medico sia per la diagnosi definitiva che per la cura terapeutica. 

I social network, i forum, i blog hanno offerto la possibilità di far diventare autore un qualunque utilizzatore della rete. Un lettore non esperto in materia, non ha avendo le capacità conoscitive di discernere l’informazione vera da quella falsa, rischia di selezionare come giusta proprio quella informazione pubblicata da un profano. Così può accadere che il contenuto informativo inserito da un inesperto possa essere valutato migliore rispetto a quello inserito da uno specialista. 

Questa indecisione della scelta della giusta informazione è determinata non solo dal non essere specialisti in materia, ma anche dal fatto che spesso non si conosce l’autore di quel contenuto. E questo perché gli iscritti ad un certo forum sono sia lettori che autori, sono persone che condividono l’interesse per una certa tematica anche senza conoscersi di persona tra di loro. 

Usando sempre l’esempio della patologia, accade che una persona che ha scoperto la sua malattia accedendo alla rete, vada a finire durante la sua ricerca nella trappola di una informazione non corretta, frutto di un parere personale o di un sentito dire privo di un fondamento scientifico.

Questo provoca nel lettore un grande senso di angoscia che lo porta ad accresce la sua preoccupazione iniziale. La rete pertanto, si può trasformare in una trappola che produce angoscia, preoccupazione, disperazione, che si sarebbe potuta evitare consultando il medico di base o il medico specialista.

Chiaramente vale anche il contrario: una patologia seria viene sottovalutata nella sua gravità impedendo così di essere curata nei tempi giusti per essere guarita. Anche qui, se l’informazione della rete è distorta, può provocare seri danni alla salute di una persona, perché quel contenuto informativo produce rassicurazione invece di allarmare come dovrebbe.

Il medico, lo specialista, colui con il quale si ha un contatto “visivo” con il paziente, deve costituire sempre il garante della salute del paziente. 

L’altro aspetto, che emerge chiaramente, è quello della modalità di comunicazione dell’informazione. Se da una parte i social network hanno il grande vantaggio di offrire  a tutti coloro che lo desiderano la possibilità di esprimere il proprio pensiero, dall’altra parte rimane un mezzo di comunicazione freddo e distaccato, dove è possibile presentarsi con una identità anonima o diversa da quella reale. 

E questo è il un punto cruciale. Immagiamo cosa succederebbe se qualcuno sulla rete si presentasse come un medico, ma nella realtà non possiede la laurea in medicina. Quanto male potrebbe causare il presentarsi con un’altra identità. Queste sono le truffe della rete, favorite dall’impossibilità di avere la certezza della vera identità di un certo utente. 

Tutto questo ci serve per riflettere su come educare all’utilizzo della rete. Bisogna far comprendere che le frasi comuni ripetute dalle nuove generazioni: “l’ha detto la rete, l’ho letto su internet” non è sempre garanzia di veridicità. Come l’informazione televisiva e giornalistica può essere imparziale, incompleta e alle volte distorta, così può essere il contenuto informativo residente nella rete. 

Il cammino educativo in questo campo si traduce nel dare i criteri per valutare l’affidabilità della fonte, così come avviene per i giornali e la televisione. Non assolutizzare il contenuto della rete, avere il discernimento nel selezionare le informazioni, valutare quali siti sono affidabili, rappresentano le rette vie che consentono un buon uso della rete. 

(La seconda puntata seguirà martedì 16 luglio)

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Osvaldo Rinaldi

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