La Chiesa in prima linea nella lotta alla corruzione

Seminario internazionale del CELAM sulla corruzione in America

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di Nieves San Martín

GUAYAQUIL, venerdì, 18 giugno 2010 (ZENIT.org).- Nel contesto della missione continentale che vive la Chiesa in America Latina e nel Caribe, il Dipartimento per la Giustizia e la Solidarietà del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) ha celebrato dal 7 all’11 giugno a Guayaquil (Ecuador) il Seminario Internazionale sulla Corruzione.

L’obiettivo era aggiornare le informazioni sulla corruzione in America e sulle sue connessioni internazionali e nazionali, e stabilire conclusioni, sfide e linee di azione pastorale e di collaborazione della Chiesa con la società civile, fornendo norme per unire gli sforzi nella lotta alla corruzione nel continente.

Hanno partecipato all’incontro Vescovi, agenti pastorali, rappresentanti della società civile e funzionari pubblici di 16 Paesi latinoamericani e caraibici, informa il CELAM sul suo portale.

L’agenda dell’incontro è stata caratterizzata dalla metodologia del vedere, giudicare e agire. Nelle prime giornate sono state analizzate situazioni, cause e conseguenze della corruzione in America. In quelle successive ci è cercato di illuminare, partendo dalla Dottrina Sociale della Chiesa, e di cercare vie di azione pastorale della Chiesa nel suo servizio al mondo grazie alla Buona Novella di Gesù Cristo.

Si è sottolineata la corruzione intesa come uso e abuso del potere pubblico e privato a beneficio personale. Anche se è difficile da definire, misurare o descrivere in modo univoco per la molteplicità delle sue manifestazioni, si può misurare la percezione che se ne ha nella società. L’ambiente in cui si vive, si è detto, favorisce una crescita smisurata della corruzione.

“Da un lato si constata la nascita di nuovi monopoli, dall’altro il deterioramento etico della pratica politica. Ci sono responsabili pubblici, ma molto spesso si coinvolge il settore privato. Si confonde il patrimonio statale con quello personale”.

“Notiamo anche con dolore l’esistenza di leader del mondo lavorativo e sociale che non rendono conto agli affiliati. Potremmo dire che la corruzione si è istituzionalizzata”, afferma la Dichiarazione Finale dell’incontro.

“Anche se la corruzione si è verificata in vari momenti della storia del continente – aggiunge il testo -, potremmo dire che nell’ultimo periodo assistiamo a una sua progressione ‘geometrica’. La constatiamo nella crescita delle reti organizzate del narcotraffico e spesso nelle competizioni elettorali, in particolare nei processi di rielezione che deteriorano le istituzioni democratiche”.

“Osserviamo antichi e nuovi modelli di corruzione, tra cui quelli collegati alle privatizzazioni, all’indebitamento pubblico, all’acquisto di armi, nel contesto di una resistenza ad applicare le convenzioni internazionali contro la corruzione”.

Le cause che provocano questo fenomeno sono molte, tra cui l’effetto di imitazione, la crisi di valori che vivono i popoli, la mancanza di volontà politica per punire questo male, i bassi salari, gli anacronismi amministrativi.

Nell’incontro si è affermata la necessità di stabilire urgentemente meccanismi di controllo per superare questo male, implementando piani di formazione etica e di valori nei cittadini.

Allo stesso modo, si è visto che è necessario lavorare in équipe e in modo coordinato con le iniziative della società.

La Chiesa cattolica, è stato affermato, deve istituire alleanze con altre organizzazioni per avere una presenza internazionale nella lotta contro la corruzione.

Bisogna poi recuperare il valore della parola che si è perso nelle culture, e sradicare i miti che sono stati creati e hanno indebolito i valori dei cittadini.

Si è poi valorizzato il lavoro della Chiesa, che ha dimostrato un sostegno efficace nella lotta alla corruzione formando nei valori, stabilendo alleanze e favorendo l’accesso alle informazioni, aggiungendo che è possibile compiere uno sforzo di lavoro congiunto per sradicare questo male che sta minando seriamente le strutture della società.

I partecipanti hanno assicurato di non aver perso la speranza nella ricerca di soluzioni ai problemi che esistono nella società: “Non possiamo restare inattivi a guardare le cose che possiamo cambiare con un serio impegno che nasce dalla fede”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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