Azzerare i tre Patriarcati che adesso si richiamano all’antica Chiesa d’Oriente e ricomporre la piena unità delle tre comunità ecclesiali sotto la guida di un unico Patriarca. È la proposta choc del primate della Chiesa caldea, Mar Louis Raphael Sako I, pubblicata sotto il profilo di “pensieri personali” dal sito ufficiale del Patriarcato Caldeo a firma dello stesso patriarca.
L’idea di Sako – ripresa dal sito Vatican Insider – nasce dalla constatazione oggettiva del momento delicato vissuto dalle tre comunità ecclesiali autoctone della Mesopotamia (caldea, assira e antica dell’Est), che vede la loro stessa esistenza messa a rischio nelle proprie terre d’origine. In particolare la Chiesa caldea, maggioritaria e unita alla Sede apostolica di Roma, è devastata al suo interno dalla emorragia di fedeli dai territori iracheni, a causa delle minacce dello Stato Islamico e dei conseguenti interventi militari guidati dagli Stati Uniti. Un flusso continuo che rischia di provocarne l’estinzione proprio in quelle regioni dove essa si radicò millenni fa.
“In Iraq la nostra presenza come cristiani è minacciata e nessuno sa quando e se l’Isis scomparirà dal nostro territorio e come la situazione evolverà”, ha spiegato lo stesso patriarca al sito BaghdadHope. “Negli anni – ha aggiunto – molti nostri fedeli, e non parlo solo dei caldei, hanno lasciato la madrepatria e con il passare delle generazioni saranno sempre più integrati nelle società dei paesi dove ora vivono. L’unità delle chiese in Iraq, chiese di lunghissima tradizione apostolica ma piccole e schiacciate dagli eventi, è la nostra unica salvezza”.
Per questa ragione, ed alla luce dei tentativi di riunione già in atto tra la chiesa assira e la chiesa antica dell’Est, Sako ribadisce quindi la sua proposta di “un sinodo congiunto tra queste due chiese e la chiesa caldea al fine di iniziare il nuovo cammino verso l’unità”. Il progetto, più nel dettaglio, prevede una Chiesa patriarcale, indipendente dal punto di vista giurisdizionale, universale e aperta a tutti, senza riduzionismi “nazionalisti”, ma in piena comunione con la Chiesa di Roma, sotto il titolo di “Chiesa d’Oriente”. Così unite, secondo mar Sako, le tre chiese potreanno affrontare insieme i pericoli che minacciano la vita stessa delle comunità cristiane autoctone in tutto il Medio Oriente.
A livello pratico, la proposta prevede quindi la rinuncia al titolo patriarcale sia da parte di Sako che di Mar Addai, patriarca della Chiesa Antica dell’Est (la carica patriarcale per la Chiesa Assira d’Oriente è attualmente vacante dopo la morte di Mar Dinkha IV nello scorso marzo ndr). Tutti i vescovi delle tre Chiese attuali dovrebbero poi riunirsi in un Sinodo unitario per eleggere un unico Patriarca, che a sua volta sceglierà come suoi principali coadiutori tre vescovi provenienti dalle tre diverse Chiese “in stato di fusione”.
Tra gli ostacoli al progetto c’è il fatto che si tratterebbe dell’unione di una chiesa (quella caldea), che riconosce l’autorità del Pontefice Romano e di due chiese che invece non la riconoscono. Sako ripete invece che tale comunione si fonda sulla condivisione della stessa fede e dottrina, attestata anche dalla dichiarazione cristologica comune sottoscritta nel 1994 da Giovanni Paolo II e Mar Dinkha, dove si confessa che la Chiesa Assira d’Oriente e la Chiesa cattolica confessano la stessa fede in Cristo, e si riconosce che le controversie cristologiche del lontano passato erano in gran parte dovute a malintesi.
“Penso che se ciò a cui si mira è l’unità che molti fedeli chiedono si potrà realizzare” questo progetto, dice il patriarca a BaghdadHope. “Si tratterebbe, è ovvio, di una chiesa cattolica di cui il Pontefice Romano rimarrebbe a capo, questo deve essere chiaro, ma più forte ed in grado di far valere di più, anche a Roma, il peso delle proprie tradizioni, liturgie ed usi. Una chiesa legata a Roma ma più libera di gestire i propri affari interni. La comunicazione con Roma è a volte lunga e difficile. La rispettiamo, ma le urgenze delle chiese ‘a rischio’ sono diverse da quelle in paesi in cui la loro esistenza non è minacciata”.
Altro ostacolo: le “spinte nazionalistiche”, soprattutto in seno alle comunità caldee e assire della diaspora, che già in passato hanno creato divisioni. Anche su questo punto, il primate caldeo è positivo: “Io penso sia arrivato il momento in cui le due chiese, quella assira e quella antica dell’Est, siano pronte e desiderino abbandonare queste posizioni nazionalistiche e ritornare alla chiesa originaria. Io vedo un apertura, lo stesso fatto che il Sinodo della Chiesa Assira svoltosi all’inizio di giugno sia stato rimandato proprio per meglio preparare l’eventuale riunione con la Chiesa Antica dell’Est, che a sua volta si è ripromessa di discuterla nel prossimo sinodo di luglio, è segno di grande apertura. Èstato un bel gesto.”