I Santi: un'evangelizzazione sempre nuova e sempre antica

Vangelo della Solennità di Tutti i Santi

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di padre Angelo del Favero*

ROMA, mercoledì, 31 ottobre 2012 (ZENIT.org).

(Mt 5,1-12)

“Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno di Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.”.

Ap. 7,9-14

“Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: “Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?”. (…). E lui: “Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello”.

I veri protagonisti della nuova evangelizzazione sono i santi: essi parlano un linguaggio a tutti comprensibile, con l’esempio della vita e con le opere della carità” (Benedetto XVI, Omelia alla Messa conclusiva del Sinodo dei Vescovi, 28 ottobre 2012).

Queste recenti parole del Papa costituiscono un mandato per ogni cristiano, chiamato dal Signore alla santità.

Come la salute fisica del corpo, anche la santità (che è la perfetta salute dell’anima) è cosa sempre nuova e sempre antica.

Sempre nuova, perché la piena comunione con Dio va custodita, difesa e alimentata di giorno in giorno; sempre antica, perché a cominciare da Adamo ed Eva, la voce divina che risuona nella coscienza non cessa di suggerire all’uomo qual’é la volontà di Dio, e lo aiuta a compierla perfettamente, cosa in cui consiste la santità.

Tra la moltitudine immensa dei santi chela Chiesa oggi ci fa contemplare, una delle figure più luminose ed esemplari è santa Bernadette Soubirous, alla quale l’Immacolata Vergine Maria apparve dall’11 febbraio al 16 luglio del 1858, Lourdes, per diciotto volte.

Bernadette apparteneva a quella schiera umana di poveri e sofferenti che Gesù proclama oggi beati, riconoscendo in loro una particolare somiglianza con se stesso.

E la somiglianza è quella suggerita dal santo primo papa della Chiesa, San Pietro: “se facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché… vivessimo per la giustizia” (1Pt 2,20b-24).

Bernadette seguì le orme dolorose di Gesù sin dalla sua poverissima nascita, ma più ancora lo imitò quando, quattordicenne, fu accusata, derisa e disprezzata a causa della testimonianza resa alla “Signora”.

Sulle orme del dolore, della solitudine e dell’incomprensione, Bernadette avanzò fedelmente fino alla morte.

Ciò le era stato annunciato dalla Madonna con queste parole: “Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo, ma nell’altro”.

Se la prima parte di questa profezia si avverò puntualmente, la seconda non dovette attendere il Paradiso per realizzarsi.

Nel cuore di Bernadette, infatti, dimorava l’inalienabile felicità d’aver veduto con i suoi occhi lo splendore dell’“Immacolata Concezione”, di averne udita la voce e aver conversato con Lei.

Le sofferenze di Bernadette, dunque, ricevettero una “grande ricompensa” già in questo mondo, cosa che consente di modificare un poco le parole della Madonna:Non ti prometto di farti felice nelle cose di questo mondo, ma in quelle dell’altro”. L’altro mondo è già qui, poiché “Il regno di Dio è in mezzo a voi” (Lc 17,21)

E l’“altro mondo”, nella persona dell’Immacolata scese in questo nostro mondo di peccato al punto che Ella scelse, per manifestarsi, un luogo ‘immondo’ (Massabielle era detta ‘la grotta dei maiali’).

Nella vita sofferta di Bernadette e nella paradossale scelta di Maria di apparirle in un luogo di sporcizia, sta un messaggio che tutti i santi hanno generosamente accolto e messo in pratica, messaggio profondamente radicato nell’evento celeste di Lourdes e quanto mai urgente oggi: il messaggio della riparazione del peccato mediante la sofferenza.

La Madonna, da Massabielle non cessa di esortare tutti i cristiani: “Penitenza, penitenza, penitenza”, vale a dire “sofferenza, sofferenza, sofferenza”.

Messaggio assai difficile, perché noi consideriamo istintivamente la sofferenza come qualcosa da eliminare, mentre “Cristo non nascondeva ai suoi ascoltatori la necessità della sofferenza. Molto chiaramente diceva: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, …prenda la sua croce ogni giorno” (Beato Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Salvifici doloris, n. 25).

Ma tale necessità è ben comprensibile grazie alla “rivelazione della forza salvifica e del significato salvifico della sofferenza nella missione messianica di Cristo e, in seguito, nella missione e nella vocazione della Chiesa” (id.).

La sofferenza dei santi ha sempre avuto una funzione primaria nell’evangelizzazione, quella di riparare per il peccato e purificare il mondo intero dalle sue conseguenze: “Essi sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello” (Ap 7,14).

Una necessità intrinseca e imprescindibile per la nuova evangelizzazione.

Ecco, al riguardo, la testimonianza di un’altra figura luminosa della santa schiera che oggi contempliamo: suor Faustina Kowalska:

Oggi desideravo tanto ardentemente fare l’ora santa davanti al SS. Sacramento, ma la volontà di Dio è stata diversa. Alle otto sono stata presa da dolori così violenti, che ho dovuto mettermi immediatamente a letto. Ho continuato a torcermi fra gli spasimi per tre ore. Gesù mi ha fatto conoscere che, in questo modo, ho preso parte alla Sua agonia nell’Oro degli Ulivi e che egli stesso aveva permesso queste sofferenze in riparazione a Dio per i bambini uccisi nel grembo di cattive madri.

Tutto ciò che a Dio piacerà mandarmi, l’accetterò con rassegnazione e con amore. Voglia il cielo che con quelle sofferenze io abbia potuto salvare dall’omicidio almeno un’anima” (Dal Diario di S. M. Faustina Kowalska, IV Q., 16 ottobre 1937).

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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ZENIT Staff

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