I cristiani, ponte di pace tra ebrei e musulmani in Terra Santa

Termina una conferenza organizzata dalle Chiese cattolica e anglicana

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LONDRA, venerdì, 22 luglio 2011 (ZENIT.org).- I cristiani possono essere un ponte di pace nella complicata situazione che vive la Terra Santa, ha affermato il rappresentante di Papa Benedetto XVI alla Conferenza Internazionale sui Cristiani di Terra Santa.

Il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, è intervenuto all’incontro celebrato nel palazzo di Lambeth il 18 e il 19 luglio su iniziativa dell’Arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione Anglicana, Rowan Williams, e dell’Arcivescovo cattolico di Westminster, monsignor Vincent Nichols.

Per il Cardinale i cristiani possono essere un ponte tra ebrei e musulmani, e sono annunciatori di speranza, in memoria di Abramo, padre delle tre religioni monoteiste, perché “la religione insegna che esiste solo un futuro: il futuro condiviso”.

I cristiani “sono anche un dono per la società”, ha aggiunto, “perché apportano l’apertura culturale e il senso della dignità umana, in particolare le donne, una concezione della libertà che armonizza diritti e privilegi e un’idea della società politica che può condurre alla democrazia”.

Testimonianze vive, non archeologia

Da ciò deriva l’appello del porporato affinché la Terra Santa non sia solo uno scenario archeologico, un museo all’aria aperta, da poter visitare pagando l’ingresso.

“Per i cristiani – ha aggiunto – i luoghi santi sono testimonianze vive, sono la terra della rivelazione di Dio, i luoghi in cui Gesù ha vissuto, è morto ed è risorto”.

Il Cardinal Tauran ha ricordato che i cristiani di Terra Santa e più in generale del Medio Oriente sono arabi, discendenti diretti della fede apostolica, e sono giunti in questa zona molto prima dei musulmani.

Per questo motivo non chiedono asilo, “perché sono a casa propria”, visto che si trovano in Terra Santa da secoli.

Una soluzione per Gerusalemme

Il porporato ha poi considerato fondamentale la ricerca di una soluzione relativa allo status giuridico di Gerusalemme.

In consonanza con la Santa Sede, ha espresso l’anelito che la zona più significativa della città, in cui sono situati i principali luoghi sacri delle tre religioni monoteiste, ottenga uno status speciale garantito a livello internazionale.

“In questo modo si potranno assicurare diritti fondamentali come la libertà di coscienza, di religione, di circolazione, istruzione e assistenza sanitaria a cristiani, ebrei e musulmani”, ha spiegato il Cardinale francese.

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ZENIT Staff

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