“Cor Unum” devolve 50 mila euro per l'emergenza in Somalia

Il braccio caritativo del Papa interviene nel Paese colpito dalla siccità

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ROMA, venerdì, 15 luglio 2011 (ZENIT.org).- Il Pontificio Consiglio Cor Unum, facendosi interprete della preoccupazione e dei sentimenti di solidarietà con i quali Benedetto XVI sta seguendo la grave situazione in cui versa la Somalia, ha disposto l’invio, a nome del Papa, di 50 mila euro.

La somma – secondo quanto rivelato da Radio Vaticana – è stata affidata da questo dicastero vaticano, che proprio oggi festeggia i 40 anni dalla sua fondazione ad opera di Paolo VI, al Vescovo di Gibuti e Amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin.

La popolazione somala è infatti attualmente la più colpita dalla siccità che sta stremando il Corno d’Africa, anche a causa della perdurante guerra civile. Secondo quanto ricordato giovedì dall’Unicef, il fondo dell’ONU per l’infanzia, la situazione è drammatica soprattutto nelle zone meridionali della Somalia, in gran parte controllate dalle milizie radicali islamiche di al Shabaab che guidano l’insurrezione contro il Governo del presidente Sharif Ahmed.

Attualmente, oltre 10 milioni di persone necessitano di aiuti umanitari urgenti. Mentre, secondo l’Unicef, sono oltre 500 mila i bambini che soffrono di malnutrizione acuta e che hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria.

Nel suo editoriale per “Octava Dies”, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha rircordato che in questo momento “fame e sete spingono innumerevoli persone a una disperata ricerca di aiuto, fuggendo anche verso i Paesi confinanti, nei cui campi profughi affluiscono quasi duemila persone al giorno. Si parla di estenuanti marce a piedi sotto la minaccia e gli attacchi dei predoni, e di bambini attaccati perfino da branchi di iene”.

“Nel luglio del 1989 – ha aggiunto – mons. Salvatore Colombo, vescovo di Mogadiscio, era stato assassinato davanti alla porta della cattedrale. Da allora, l’amministratore apostolico della diocesi risiede fuori del Paese”.

“Nel 2003 – ha continuato il gesuita – la volontaria laica infermiera Annalena Tonelli veniva assassinata a colpi di fucile nel Somaliland, poi era la volta di suor Leonella Sgorbati, morta – come ricordava il Papa il 7 gennaio 2007– ‘invocando il perdono per i suoi uccisori’. Sono solo tre nomi, per dire che la Chiesa cattolica è presente e soffre con il popolo somalo, ma le vittime innocenti sono ormai incalcolabili, anche fra le altre confessioni cristiane per l’odio integralista, e fra la popolazione inerme per la lotta armata fra le fazioni politiche ed etniche”.

“Da vent’anni il Paese è senza guida, davanti alle sue coste imperversa la pirateria, molti operatori umanitari hanno dovuto abbandonare il loro impegno per le violenze e le minacce di cui sono oggetto”.

Inoltre, ha sottolineato padre Lombardi, “anche se il Papa ricorda la Somalia ogni anno nel suo discorso ai diplomatici, è diffusa la sensazione che l’opinione pubblica mondiale e la comunità internazionale si siano rassegnate e abbiano abbandonato questo disgraziato Paese al suo destino”.

“Anche noi cerchiamo di dimenticarlo, o le immagini orribili e gli appelli angosciosi di questi giorni riusciranno a risvegliare il nostro senso di responsabilità e di solidarietà?”, ha quindi concluso.

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ZENIT Staff

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