Colombia: la Chiesa chiede di non dare riconoscimento giuridico alle coppie omosessuali

BOGOTA’, mercoledì, 14 febbraio 2007 (ZENIT.org).- La Chiesa in Colombia ha chiesto l’8 febbraio allo Stato di difendere la famiglia, dopo una sentenza divulgata mercoledì dal Tribunale Costituzionale che riconosce alle coppie omosessuali diritti patrimoniali propri del matrimonio.

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La Conferenza Episcopale colombiana si è riferita a una decisione che ha accolto le unioni libere dello stesso sesso e ha garantito i diritti patrimoniali delle coppie omosessuali che abbiano convissuto per almeno due anni.

“La Chiesa cattolica spera che la famiglia e i suoi diritti vengano protetti nel contesto della sentenza della Corte Costituzionale della Colombia che garantisce gli stessi diritti patrimoniali alle coppie omosessuali e a quelle eterosessuali”, ha detto il Presidente della Conferenza Episcopale, monsignor Luis Augusto Castro Quiroga.

In precedenza, monsignor Castro Quiroga aveva segnalato che “il fatto che ci sia una soluzione al patrimonio e alla sicurezza sociale di queste coppie è comprensibile. Credo che su questo non ci sia niente da dire”.

“Quello che non mi sembra giusto è che tutto questo si faccia attraverso una specie di matrimonio camuffato che non si può accettare, perché colpisce direttamente la famiglia”, ha aggiunto.

Monsignor Castro, Arcivescovo di Tunja, si è detto “molto sorpreso” dalla decisione del tribunale e ha avvertito che “c’era un processo nel Congresso della Repubblica in cui questo tema si discuteva molto democraticamente e le istanze si potevano manifestare”.

Il presule ha detto di essere d’accordo con il fatto che gli omosessuali abbiano gli stessi diritti patrimoniali e di sicurezza sociale di qualsiasi altra persona, ma ha chiesto che il godimento di questi diritti non avvenga mendiante una sorta di “matrimonio camuffato”.

“Sembra che si voglia introdurre una figura matrimoniale che non ha senso. Questo non si può accettare perché a lungo termine colpisce la famiglia, che è la cellula fondamentale della società”, ha aggiunto.

Da parte sua, il Segretario della Conferenza Episcopale, monsignor Fabián Marulanda López, ha ribadito che gli omosessuali “devono godere degli stessi diritti di qualsiasi cittadino del Paese”.

Monsignor Marulanda López spera che la decisione “rispetti i diritti della famiglia… e non porti a reclamare l’adozione (di minori) da parte delle unioni omosessuali”.

Ha anche ribadito la richiesta che l’unione tra persone dello stesso sesso non venga equiparata al matrimonio tra un uomo e una donna. “Sarebbe grave se la sentenza aprisse la via per legalizzare le unionio omosessuali”, ha considerato.

Il tribunale ha avvertito che la sua sentenza non significa un’approvazione del matrimonio di coppie omosessuali, e che questo è un attributo del Legislativo.

La sentenza è stata respinta dalla senatrice Claudia Rodríguez, dirigente delle Chiese evangeliche, per la quale “attenta contro la stabilità giuridica colombiana”, visto che la Corte Costituzionale “si è pronunciata per anni in varie opportunità in senso contrario”.

Il verdetto della Corte Costituzionale ha risposto a una richiesta dell’organizzazione “Colombia Diversa”, che lotta per i diritti degli omosessuali.

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ZENIT Staff

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