Continuano ad aggiungersi voci su voci alla polifonia di scuse e accuse intorno alla vicenda del cardinale Pell, dopo il sasso lanciato da uno dei 17 membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, l’inglese Peter Saunders, nominato consultore, anch’egli vittima di abusi in passato.
L’organismo, istituito dal Papa e guidato dal cardinale Sean O’Malley (collega di Pell nel Consiglio dei 9 cardinai), ha diffuso oggi una nota in cui esprime la propria posizione riguardo all’attacco diretto che Saunders ha rivolto al prefetto della Segreteria per l’Economia, durante la trasmissione tv australiana 60 Minutes, domenica scorsa, denunciandolo di “disprezzo” verso le vittime di pedofilia da parte di sacerdoti e di aver insabbiato casi di abusi durante il suo ministero a Sydney. L’uomo arrivava a parlare di “sociopatia” del cardinale e auspicava un rapido allontanamento dagli importanti ruoli ricoperti in Vaticano.
Pell in persona aveva replicato prontamente respingendo tali accuse come “false” e “fuorvianti”, facendo seguire poi una nota del suo portavoce in cui veniva comunicato il ricorso a vie legali. Lunedì, poi, una breve dichiarazione di padre Federico Lombardi, chiedeva “rispetto e attenzione” per la risposta del porporato, precisando che quando dichiarato da Saunders in tv “è stato fatto evidentemente a titolo del tutto personale e non a nome della Commissione”.
Un concetto, questo, ribadito anche dalla Commissione Pontificia che nella nota sottolinea che l’organismo “non ha giurisdizione per commentare su casi o inchieste singole”. Tantomeno essa entra nel merito delle critiche espresse da Saunders, limitandosi ad affermare che “coloro che sono in posizioni di autorità nella Chiesa rispondano tempestivamente, trasparentemente e con il chiaro intento di permettere di raggiungere la giustizia”.
“La Pontificia Commissione per la Protezione dei minori – si legge ancora – rimane impegnata nella sua missione che, come sottolineato negli statuti provvisori recentemente approvati, è quella di aiutare la Chiesa in tutto il mondo a proteggere i minori e assicurare che gli interessi dei sopravvissuti e delle vittime degli abusi sia primario”. E riguardo allo specifico caso di Pell, rimarca che “tutte le questioni appropriate vengono affrontate dal consiglio Verità, Giustizia e Guarigione australiano, che sta coordinando la risposta della Chiesa locale alle scoperte della commissione reale australiana sugli abusi sessuali istituzionali”.
Il prefetto della Segreteria per l’economia verrà infatti ascoltato in audizione nelle prossime settimane dalla “Royal Commission of Inquiry into Institutional Child Sex Abuse”, dopo che già nei mesi scorsi era stato interrogato in un’inchiesta parlamentare a Victoria.
Se la Commissione anti-abusi manteneva dunque un certo aplomb, i vescovi dell’Australia sono invece intervenuti per difendere a spada tratta l’ex arcivescovo di Sydney, “uomo di integrità, impegnato nella verità e nel servizio agli altri, in particolare a quelli che sono stati feriti o che stanno soffrendo”. “Conosciamo il cardinale Pell – dicono i presuli nella loro dichiarazione congiunta – perché abbiamo lavorato con lui in differenti posizioni nel corso di questi anni”. “Il suo stile può essere robusto e diretto, ma dentro di sé ha “un grande cuore per le persone”, aggiungono.
Riguardo ai casi di pedofilia, i vescovi affermano che Pell è stato anzi “uno dei primi vescovi nel mondo a mettere in campo una risposta comprensiva della Chiesa alle indagini sulle accuse di abusi sessuali perpetuati da clero cattolico, e a dare alle vittime consiglio e riparo”. Egli “ha risposto alle critiche a lui rivolte circa il modo in cui ha gestito questi problemi nel corso degli anni, riconoscendo con franchezza gli errori e scusandosi per gli errori commessi”, concludono i vescovi, evidenziando “il supporto forte” del cardinale, mai venuto meno, “per l’importante lavoro della Royal Commission e la sua costante prontezza nell’assistere la Royal Commission ogni volta gli sia stato richiesto”.