A Gerusalemme la bioetica unisce le religioni

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di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 1 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Il dialogo è sicuramente il primo passo per avviare un cammino di pace e di comprensione reciproca. Con questo spirito d’ascolto e di collaborazione, alcuni esperti di bioetica appartenenti alle tre grandi religioni monoteistiche si sono incontrati in due congressi internazionali a Gerusalemme, il 13 e 14 dicembre 2009, presso il Pontifical Institute Notre Dame of Jerusalem Center, diretto dai Legionari di Cristo.

L’obiettivo era quello di cercare un terreno comune tra le religioni nell’area specifica della bioetica, offrendo alcune possibili risposte agli interrogativi posti dalle nuove sfide nel campo della medicina e della biotecnologia.

Intervistato da ZENIT, padre Gonzalo Miranda, già decano della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”, e tra gli organizzatori del convegno ha raccontato che nel corso degli incontri “più che meramente imparare come le nostri religioni e culture affrontano i temi emergenti della bioetica, siamo venuti a comprendere i fondamenti di fede e le convinzioni che informano questi temi in ogni tradizione religiosa”.

Il primo convegno (13 dicembre), intitolato “Cultura della vita e religione”, è stato organizzato dalla Cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti Umani (www.unescobiochair.org). Sono stati esaminati i temi della vita e la bioetica alla luce delle tradizioni ebraica, cristiana e musulmana, mettendo a fuoco la visione di ogni religione sul valore della vita umana.

Il secondo incontro (14 dicembre), sul tema “Bioetica, legge e religione nei problemi di fine vita”, è stato organizzato dalla Facoltà di Bioetica del Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum” (www.upra.org) insieme alla FIBIP (Federazione Internazionale di Centri e Istituti di Bioetica di Ispirazione Personalista).

Sono stato affrontate le convinzioni e gli orientamenti di ognuna delle tre religioni sui problemi riguardanti la vita umana nelle sue ultime fasi.

Padre Miranda ha sottolineato che con questi incontri “si vuole anche creare un foro accademico che dia continuità al dialogo iniziato in questi due giorni”.

I relatori hanno esposto i principi e i fondamenti della propria tradizione religiosa applicandoli poi ad alcuni problemi bioetico specifici.

Dall’insieme delle conferenze e tavole rotonde è emerso con chiarezza un ricco panorama di elementi profondamente condivisi:

La vita umana è sacra, creata e donata all’uomo da parte di Dio.

Pertanto, ogni singolo essere umano gode di una dignità intrinseca e merita profondo rispetto.

Questo valore inerente di ogni vita umana ci impedisce di danneggiarla o distruggerla.

Solo Dio, creatore della vita, è sovrano nelle decisioni sul tempo dell’inizio e la fine degli essere umani.

La procreazione umana rappresenta anche un valore intrinseco, in quanto importante dimensione della realizzazione della persona, in collaborazione con Dio Creatore.

Causare intenzionalmente la morte, anche con la finalità di porre fine alla sofferenza, è moralmente inaccettabile.

Prolungare la vita ricorrendo ad interventi sproporzionati non è ammissibile e si può interrompere simili interventi lasciando che il processo naturale della morte segua il proprio corso.

Le cure palliative sono di gran valore e devono essere ulteriormente incoraggiate e migliorate.

Si deve anche provvedere al sostegno psicologico e spirituale dei pazienti e dei loro familiari.

Sono stati trattati anche altri temi – come quello della morte encefalica – sui quali c’è un sostanziale accordo anche se il tema merita ulteriori approfondimenti.

I convenuti hanno affermato: “Nutriamo la speranza che i diritti umani e i doveri emergenti dalla ricchezza di ogni religione e cultura possono dare un importante contributo al pensiero bioetico nel continuo progresso attuale in ambito medico, tecnologico e legale”.

“A questo scopo – hanno concluso – desideriamo vivamente riproporre questa esperienza accademica, portando questo dialogo multi culturale e interreligioso da Gerusalemme in altre città e culture in tutto il mondo”.

Ai due incontri hanno partecipato personalità di valore internazionale.

I lavori presentati dal dr. Alberto García, Direttore della Cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti Umani e da padre Eamon Kelly, LC., Vicedirettore del Pontifical Institute Notre Dame of Jerusalem Center, hanno visto gli interventi del dr. Yechiel Michael Barilan (Tel Aviv University, Israele), sul tema della bioetica nella tradizione ebraica, e del dr. Mustafa Abu Sway (Al-Quds University of Jerusalem), che ha parlato dello stesso argomento nella tradizione islamica.

Mons. Elio Sgreccia, Presidente della FIBIP e Presidente Emerito della Pontificia Accademia per la Vita, ha illustrato il tema della bioetica nella tradizione cristiana.

Ad una prima tavola rotonda hanno partecipato il dr. Amnon Carmi (UNESCO Chair in Bioethics, University of Haifa, Israele), padre Gonzalo Miranda, LC, (Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Roma) e il dr. Mustafa Abu Sway.

Nel secondo giorno di lavori sono intervenuti la dr.ssa Laura Palazzani (Università LUMSA, Roma), sul tema “Positive law, ethics and religion” e il dr. David Heyd (The Hebrew University of Jerusalem), sul tema “Jewish bioethics on end of life issues”.

Alla tavola rotonda sul tema “Proportionality in therapy, Palliative care, Living Wills” hanno partecipato la dr.ssa Colleen M. Gallagher (The University of Texas M.D. Anderson Cancer Center, Houston, USA), il dr. Jonathan Halevy (Shaare Zedek Medical Center, Jerusalem) e il dr. Mustafa Abu Sway. 

Padre Gonzalo Miranda, LC, ha svolto una relazione sul tema “Christian bioethics on end of life issues”. Il dr. Mutairu Ezimokhai (United Arab Emirates University, Al Ain, UAE) è intervenuto invece sul tema “Islamic bioethics on end of life issues”.

Si è svolta anche una tavola rotonda dal titolo “Death, Determination of death and Euthanasia” a cui hanno partecipato la dr.ssa Paulina Taboada (Catholic University, Chile), il dr. Jonathan Halevy e il dr. Mustafa Abu Sway.

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ZENIT Staff

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