Cresce la fama di “santità” di Chesterton

Incontri, preghiere e dibattiti per ricordare il grande scrittore

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di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 7 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Dopo la visita del Pontefice Benedetto XVI e la beatificazione di John Henry Newman, sta crescendo in Gran Bretagna un movimento popolare che chiede la beatificazione del famosissimo scrittore e giornalista Gilbert Keith Chesterton.

Anche nel nostro Paese l’Associazione Chestertoniana Italiana si sta dando molto da fare: sta promuovendo la pubblicazione di tutte le opere dell’autore britannico, organizza incontri e dibattiti, oltre ad animare un vivacissimo blog.

Per cercare di capire in che modo la figura e le opere di Chesterton siano ancora così attuali e perchè questa fama di santità, ZENIT ha intervistato Marco Sermarini, Presidente della Società Chestertoniana Italiana.

Il 9 ottobre in Gran Bretagna, insieme alla celebrazione della festa del beato Newman, membri della Chesterton Society terranno una conferenza su Chesterton e Newman (Chesterton in the Chilterns) e rilanceranno la proposta per la beatificazione di Chesterton. Chi sono le persone che propongono la beatificazione dello scrittore britannico?

Sermarini: Io credo sia una presa di coscienza diffusa nel mondo chestertoniano, e non solo in quello di lingua inglese. Tutto partì da un intervento di William Oddie, presidente della Società Chestertoniana Inglese, durante la Conference annuale della American Chesterton Society. Qualcuno dal numeroso auditorio gli chiese a che punto fosse la causa di beatificazione di Chesterton, ma Oddie non poté che deludere le aspettative dei presenti dicendo che non c’era alcuna causa in corso, sembrava non ci fossero evidenze di una devozione. Qualcuno disse: “e noi cinquecento che cosa saremmo?”. Da lì la conference inglese dell’anno successivo ad Oxford, il 4 Luglio 2009, tutta sulla fama di “santità” di Chesterton (le virgolette sono obbligatorie, nessuno di noi vuole anticipare il giudizio della Chiesa).

Si alternarono al tavolo dei relatori nella cappellania cattolica di St. Aldate della Oxford University lo stesso Oddie, che tenne un intervento su «Fede, speranza e carità: le virtù fondamentali di Chesterton», quindi Sheridan Gilley che analizzò la «santità di GKC come giornalista», mentre padre Ian Kerr parlo della relazione tra «humour e santità» in Chesterton.

Il domenicano Aidan Nichols (autore tra l’altro di un volume dal titolo “G. K. Chesterton, Theologian”) esaminò la possibilità di considerare Chesterton alla stregua di un «padre della Chiesa».

Pochi giorni dopo l’eco sui mezzi di comunicazione provocò qualcosa di simile a quanto accaduto per il beato John Henry Newman: qualcuno mise mano ad una preghiera (che potete trovare sia sul sito della Chesterton Society inglese che nel nostro italiano e che è tradotta in diverse lingue) e questa preghiera ora si sta rapidamente diffondendo. L’idea che Gilbert Keith Chesterton non sia stato uno tra i tanti, ma che abbia vissuto eroicamente il cattolicesimo è molto diffusa anche tra di noi italiani. Sabato 9 a Beaconsfield, la cittadina di Gilbert e di sua moglie Frances, si alterneranno le voci di William Oddie, di padre Ian Ker, di Russell Sparkes e di Martine Thompson.

Perché la propongono?

Sermarini: Lo ha detto bene William Oddie in un suo recentissimo intervento sull’edizione on line del Catholic Herald inglese, che noi abbiamo tradotto e diffuso: Oddie riprende le parole dello storico JJ Scarisbrick e dice che Chesterton “era un uomo tanto enormemente buono quanto enorme. Il punto è che lui era più di questo. C’era una speciale integrità e innocenza su di lui, una speciale devozione al bene e alla giustizia… Soprattutto, c’era quel possesso della Verità mozzafiato, intuitivo (quasi angelico) e la consapevolezza del soprannaturale che solo una persona veramente santa può godere. Questo è stato il dono eroico dell’intelligenza e comprensione – e dell’eroica profezia. Era un gigante, sia spiritualmente che fisicamente. C’è mai stato nessuno come lui nella storia cattolica?“. Inoltre pone (come molti di noi hanno fatto in questi giorni, dopo la beatificazione del card. John Henry Newman) Chesterton in continuità con Newman. Seppur molto diversi tra loro, sono entrambi due giganti della fede che va a braccetto con la ragione. Proprio come si sforza di ricordarci ogni giorno Papa Benedetto XVI. Ritengo quindi che additare Chesterton come esempio ed aiuto consolidi una delle idee portanti di questo pontificato.

Quali le virtù eroiche e le ragioni che indicano in Chesterton anche un eventuale beato?

Sermarini: Le ha espresse bene, tempo fa Paolo Gulisano in una intervista su questo stesso argomento. Io sento di dire che leggendolo si rimane colpiti dalla sua gioia e si acquista subito un vivace senso di conforto e -insisto- speranza. Gilbert aveva una fede cristallina, un’innocenza di bambino buono, un tratto spontaneamente caritatevole verso tutti quelli che incontrava, soprattutto verso gli avversari, ed era un uomo di grande speranza, ne distribuì attorno a sé davvero tanta e continua a farlo oggi. Suscita in me un grandissimo stupore la massa di persone che dichiara di essere grata a Chesterton per la propria conversione o per una forte ripresa di speranza nella propria vita. Anche questo ritengo abbia un grande peso.

Qual è il parere in proposito della Società Chestertoniana Italiana che lei dirige?

Sermarini: Quello che ci colpisce, come chestertoniani italiani, è la sua persistente vitalità, Chesterton continua ad oltre settanta anni dalla morte ad essere avanti a noi nella visione delle cose. Ritengo che questo sia un elemento da non sottovalutare, perché solo chi vive un rapporto stretto e vitale con la Verità possa continuare a parlare alle generazioni. Tra noi gira una specie di identificazione: siamo in molti a considerarlo il San Tommaso d’Aquino del XX e del XXI secolo. Posso testimoniare che sono molto frequenti e cordiali le attestazioni da parte di soci, lettori del nostro blog e simpatizzanti del fatto che Chesterton continua ad infondere speranza, ad insegnare e additare la Verità e ad infondere cattolicissimo buon umore a chi lo legge e lo frequenta.

Pensate di organizzare qualcosa di simile anche in Italia?

Sermarini: In verità è da un po’ che ci pensiamo, assieme ad una riflessione sulla “rinascita chestertoniana” a cui assistiamo in questi ultimi anni in Italia, con un forte e sincero impegno di diversi editori nella pubblicazione anche di opere inedite di Chesterton e con questo ritorno di attualità del suo pensiero. Sarà il compito dei prossimi mesi, a Dio piacendo.

C’è una preghiera che voi proponete in proposito, vero?

Sermarini: L’ho ricordata poco fa. Voglio anche dire che quando organizziamo annualmente il nostro Chesterton Day le sue immaginette con suoi aforismi vanno a ruba. Molti vogliono averla tra le mani perché è come contare sulla presenza di un amico che è anche sorridente.

Cosa è cambiato in Gran Bretagna dopo la visita del Pontefice Benedetto XVI?

Sermarini: Ho seguito il bellissimo e commovente avvenimento sui media inglesi e dai riverberi che mi giungono anche da amici presenti alla beatificazione e che frequentano la patria di Chesterton sento che si è trattata di una occasione irripetibile e felicissima per Papa Benedetto di dimostrare ai nostri amici inglesi e scozzesi e anche a noi come vivere per la Verità che è Cristo sia un guadagno per la società. Credo che possa essere confortante per le genti di questo paese sentirsi dire che la fede è amica dell’intelligenza e porta gioia, che è una marcia in più.

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ZENIT Staff

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