di Angela Maria Cosentino
ROMA, giovedì, 5 novembre 2009 (ZENIT.org).- Rispetto ad un documento illustrato dalla britannica Christine McCafferty, al Parlamentary Assembly of Council of Europa (PACE) di Strasburgo in cui si richiedevano una serie di misure per la riduzione e selezione delle nascite, il Forum italiano delle Associazioni Familiari ha espresso il totale disaccordo e rifiuto delle politiche neomalthusiane di controllo demografico.
Nel corso di un articolato rapporto (doc. 11992), relativo all’applicazione dei piani di controllo demografico varati alla Conferenza ONU de il Cairo (1994), presentato dalla signora McCafferty il 5 agosto 2009 al Social, Health and Family Affairs Committee, del PACE il Forum ha risposto con una lettera inviata il 26 ottobre del 2009 e firmata dal Presidente Francesco Belletti e dal Vicepresidente delegato per le questioni europee Giuseppe Barbaro.
Nella lettera indirizzata a Ms. Maud de Boer-Buquicchio Acting Secretary General of the Council of Europe, e per conoscenza ai parlamentari italiani della PACE, il Forum italiano delle Associazioni familiari ha espresso il totale disaccordo circa la proposta elaborata in merito a “quindici anni dalla Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo” (documento 11992 del 05-08-09), a cura di Ms. Christine McCafferty.
Nella lettera è spiegato che la salute procreativa comprende l’insieme di interventi preventivi e terapeutici finalizzati alla promozione delle condizioni fisiche, psichiche, socioeconomiche e ambientali ottimali per il concepimento , la gestazione e la nascita.
Invece, il termine ambiguo di “salute riproduttiva”, legato a quello di “diritti riproduttivi” (per indicare l’accesso a contraccezione, aborto sicuro, sterilizzazione e fecondazione artificiale) introdotto dalle Conferenze Internazionali ONU, ha veicolato una mentalità antivita e antipersona, penetrata ormai anche nelle risoluzioni dei Paesi europei.
“Il nostro disaccordo e le nostre preoccupazioni – riporta Francesco Belletti, Presidente del Forum e Giuseppe Barbaro, vicepresidente delegato per le questioni europee – nascono dalle seguenti considerazioni: La filosofia soggiacente al documento è neo-malthusiana (§ 33-37), per cui la lotta alla povertà si realizza eliminando le bocche da sfamare. La fecondità umana e la crescita della popolazione sono “una minaccia alla salute umana, lo sviluppo sociale e economico, l’ambiente” (§ 33)”.
Il documento presentato è poi orientato a:
– finanziare ONG per la pianificazione della natalità (§ 54).
– promuove l’aborto (“nuovi mezzi” di controllo delle nascite) e la sua legalizzazione comunque attraverso:
a) la promozione – dovuta dagli Stati – del concetto di “diritti riproduttivi”,
b) l’offerta di garanzia che l’aborto sia realizzato in modo sicuro, necessitando gli stati membri a legiferare in merito (diritto ad avere un aborto sicuro).
c) come diritto riproduttivo, in generale
d) come strumento di controllo delle nascite: nel senso della singola pianificazione familiare (§ 26).
e) nel senso di controllo della crescita della popolazione (aborto sicuro e “contraccezione di emergenza”), cfr. sommario iniziale.
f) tramite finanziamenti pubblici (§ 20 e altri)
– introduce e riproduce sistematicamente e programmaticamente i termini chiave di “diritti sessuali e riproduttivi” dell’IPPF (International Planned Parenthood Federation).
Vuole obbligare gli Stati membri (§ 16) ad intraprendere azioni per i “diritti riproduttivi”.
Intercetta e tende a modificare allargandola – entrando nell’ordinamento giuridico riservato ad uno stato membro (l’Italia) – la Legge 40/2004, a proposito della disponibilità per chiunque di accedere alle tecniche di cura dell’infertilità (§41).
Dedica più paragrafi alla “non discriminazione di genere”. Espropria la famiglia di qualsiasi ruolo educativo in campo sessuale e riproduttivo, attribuendolo alla scolarizzazione e ai servizi pubblici. Contraddice, pianificando il controllo della popolazione, gli obiettivi di ripresa della fecondità in Europa.