“È prioritario che i programmi di vaccinazione raggiungano anche i bambini rifugiati e migranti, una responsabilità di tutti gli stati già identificata nella Strategia Globale per la Salute delle Donne, dei Bambini e degli Adolescenti”. Lo ha affermato il vice direttore generale per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’Oms, Flavia Bustreo, nel suo intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che ha preso il via ieri a New York. L’assise accende i riflettori sull’emergenza migranti e rifugiati, la guerra in Siria e la crisi in Libia.
Con un record di 65,3 milioni di sfollati in tutto il mondo, garantire livelli adeguati di vaccinazione tra i bambini migranti è una sfida in molte parti del mondo, ha affermato Bustreo. “I bambini coinvolti in emergenze umanitarie hanno molte più probabilità di interrompere il ciclo di vaccinazioni rispetto a quelli che vivono in un ambiente stabile – ha aggiunto – Perdere queste vaccinazioni espone i bambini al rischio di contrarre una malattia infettiva, come ad esempio la polmonite o la diarrea che possono diventare mortali”.
I bambini rappresentano un terzo dei 50.000 rifugiati, richiedenti asilo e migranti che attualmente vivono in Grecia. I più vulnerabili sono i bambini piccoli che non hanno ancora ricevuto alcuna vaccinazione perché l’assistenza sanitaria nel loro Paese è stata interrotta da disordini civili e guerre.
Lo scorso anno in Iraq più di 340.000 bambini non hanno ricevuto la loro terza iniezione di vaccino per la poliomielite attraverso i servizi standard a causa delle crisi che affliggono il paese. Infatti, non solo i vaccini salvano un grande numero di vite, ma sono anche economicamente vantaggiosi, relativamente facile da consegnare e, in molti casi, forniscono una protezione per tutta la vita.
“Le vaccinazioni, tuttavia – ha chiarito la delegata Oms, richiedono una copertura ad alto livello, più bambini riceveranno le loro dosi, minori saranno le possibilità che siano esposti a malattie come la difterite, il morbillo e la meningite, che per i più piccoli, se non vaccinati possono diventare mortali, si diffondano poi in tutta la popolazione. Questo ci porta al cuore del problema per rifugiati e migranti”.
“Il rischio – ha proseguito – è che queste malattie si trasmettano è solito aumentare quando grandi gruppi di persone si muovono, vivono in luoghi sovraffollati o sospendono il loro ciclo di vaccinazioni. Una ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla necessità della vaccinazione delle persone in emergenze umanitarie critiche, ha individuato numerosi rischi dalle malattie prevenibili con il vaccino, spesso aggravate dalla mancanza di cibo, acqua potabile e servizi igienici adeguati”.
Come rappresentanti dei paesi di tutto il mondo riuniti a New York in occasione del Summit – al termine del quale gli Stati membri adotteranno una Dichiarazione con una serie di principi e impegni che costituirà la base per arrivare alla firma di un Global Compact entro il 2018 – l’Organizzazione Mondiale della sanità si impegna ad assicurare che venga data la rilevanza che merita al tema centrale della salute e della vaccinazione.
È di vitale importanza, infatti, estendere il programma di vaccinazione previsto a rifugiati e migranti anche per le nazioni ospitanti, indipendentemente dalla loro situazione legale. Queste misure proteggeranno non solo le persone in fuga, ma anche le comunità del Paese ospitante, dove esistono ancora differenze rispetto alle vaccinazioni.
Per sostenere gli sforzi a seguito della crisi europea dei rifugiati e dei migranti, l’Oms, insieme all’Unhcr e l’Unicef hanno fornito alle nazioni europee delle guide che delineano i principi generali sulla vaccinazione dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti nelle regioni europee.
Alcuni Paesi, come Grecia e Italia, stanno facendo da apripista. L’Oms continua a lavorare con l’Unicef, Medici Senza Frontiere e altri partner per consegnare le vaccinazioni a chiunque ne abbia bisogno. In Grecia, a inizio maggio 2016, sono state condotte due campagne di vaccinazione per rifugiati e migranti con il supporto dell’Oms, in accordo con il programma nazionale di vaccinazione della Grecia. Le due campagne hanno coinvolto circa 6.000 persone a Idomeni, e circa 20.000 nel resto del Paese.
In Iraq, l’Oms sta supportando il Ministero della Salute, in stretta collaborazione con l’Unicef, per aumentare la copertura di vaccinazioni tra tutti i bambini, con un’attenzione speciale verso i rifugiati e le persone dislocate internamente.
“Come comunità internazionale – ha detto ancora Flavia Bustreo – dobbiamo inoltre investire di più e trovare soluzioni intelligenti per finanziare scorte di vaccini da utilizzare durante le emergenze e le epidemie. Come vicepresidente del Gavi, l’Alleanza per i Vaccini, sono orgogliosa del lavoro iniziato verso una nuova politica di Fragilità e Vaccinazione, che si impegna a raggiungere l’irraggiungibile con i vaccini salvavita. Questa strategia finanzia scorte di vaccini da usare durante le epidemie e include l’acquisto del vaccino di prima generazione per l’Ebola”.
Questi benefici per la salute ricadono negli sviluppi economici e sociali. Bambini in buona salute hanno maggiori probabilità di fare bene a scuola e di diventare adulti sani e produttivi, che contribuiscono lavorando, investendo e risparmiando nel corso della loro vita.
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Onu. L'Oms chiede vaccinazioni anche per i migranti
Flavia Bustreo, direttore generale per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’Oms, interviene all’Assemblea Generale al via ieri a New York