Un Anno Santo tanto “inatteso” quanto profetico. Con queste parole, monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare, responsabile della pastorale universitaria della Diocesi di Roma, ha salutato l’apertura del Giubileo dell’Università dei Centri di Ricerca e degli Istituti di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica.
Nell’incontro inaugurale, tenutosi oggi pomeriggio presso la Pontificia Università Lateranense, monsignor Leuzzi, ha spiegato come la misericordia possa apparire a molti un tema “lontano dalla vita culturale, addirittura obsoleto e superato da tematiche di più immediato impatto intellettuale e comunicativo, come modernità, spiritualità, solidarietà e altri simili”.
Di conseguenza, è compito del mondo accademico “comprendere l’originalità e la novità della proposta e di coniugarla per e nella vita della didattica, della ricerca e della terza missione delle comunità accademiche da cui ciascuno di voi proviene ed è pienamente inserito con il proprio vissuto intellettuale”.
Il tema scelto per il Giubileo dell’Università – Conoscenza e Misericordia. La terza missione dell’Università – ha affermato Leuzzi, “non è riducibile ad un evento celebrativo – sia pure di alto valore spirituale, come il Giubileo – ma si pone come chiave interpretativa non solo della vita accademica ma anche della stessa realtà storica contemporanea nella quale tutti siamo immersi e di cui ne condividiamo le sfide e le speranze”.
Obiettivo è dare “una risposta, ancora inevasa, di come dar vita ad un nuovo sviluppo umano integrale dopo i tentativi, anche lodevoli, compiuti dall’umanità nel secolo breve e nei primi anni del Terzo Millennio”.
Nel suo messaggio ai partecipanti, il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha salutato il momento di incontro giubilare come una occasione per “promuovere nell’ambito della comunità accademica una vocatio alla conoscenza, arricchita dalla consapevolezza che l’umanità è un ‘popolo che abita una casa comune’ e da una assunzione di responsabilità nel curarla attraverso modelli di sviluppo solidali ed equi”.
Grasso ha quindi contrapposto il “pragmatismo etico” e la “prevalenza delle regole sui valori”, che segnano la crisi attuale, con una “etica della conoscenza”, in grado di veicolare valori come “solidarietà”, “bene comune”, “giustizia sociale” e “legalità”.
In conclusione, il presidente del Senato auspica che “l’importanza e l’urgenza che la prospettiva globale di papa Francesco sul tema della ‘globalizzazione della misericordia’ diventi terreno comune di dialogo e confronto, ad ogni livello ed in ogni parte del mondo”.
Nella sua lectio magistralis, il professor Peter van Inwagen, docente all’università “Notre Dame” dell’Indiana, si è soffermato sul rapporto tra “fede e ragione”, ricordando come spesso questi due elementi siano visti come “in tensione” tra di loro, quando non “incompatibili”. Inoltre, non necessariamente per ogni una tesi dimostrata “razionalmente” come “vera”, chiunque “accetterebbe” quella proposizione.
Quanto alle “proposizioni di fede”, le persone le accettano normalmente solo in due casi: 1) se tali affermazioni arrivano da “individui o istituzioni riconosciuti come autorevoli”; se tale affermazione non è stata dimostrata razionale a chi la apprende. La dottrina dell’Immacolata Concezione, ad esempio, è normalmente accettata dai cattolici, in quanto a professarla è la Chiesa come istituzione, tuttavia, ha osservato l’accademico americano, mancano supporti razionali, in grado di dimostrare questa tesi.
Vi sono, tuttavia, anche molte affermazioni di carattere non metafisico ma scientifico, che – in particolare le persone non ferrate in materia – tendono ad accettare per fede, appellandosi all’autorevolezza della fonte: è il caso dei “cambiamenti climatici generati dall’uomo”, che molti, ha sottolineato Inwangen, ritengono veritieri, perché, magari, l’hanno letto sul Times, ritenuta testata giornalistica credibile.
Per contro fu già Platone, nel Teeteto, ad affermare che “è razionale per qualcuno accettare una proposizione, solo se la sua verità gli è stata razionalmente dimostrata”.
Il filosofo ha quindi concluso la prolusione, affermando che, alla luce dei principi succitati, la “fede religiosa” e, “in modo particolare la fede cattolica” sono necessariamente “irrazionali”, per il semplice motivo che “le proposizioni teologiche sono troppo difficili da comprendere per chiunque”.
A sostegno di questa tesi, Inwagen ha chiamato Pascal, che definiva Dio “infinitamente incomprensibile”, mentre noi umani non avremmo alcun “affinità con lui”; perfino San Tommaso, secondo il filosofo americano, ammetteva che, pur potendo dimostrare l’esistenza di Dio, non altrettanto dimostrabili sono “molte delle proposizioni essenziali della Chiesa Cattolica”. Al tempo stesso, però, non è nemmeno possibile dimostrare il contrario, ha infine ammesso Inwagen.
Foto: Vicariato di Roma
La Misericordia come chiave di lettura della vita contemporanea
Si apre alla Lateranense, il Giubileo dell’Università, con il messaggio del presidente del Senato, Pietro Grasso: “La prospettiva di papa Francesco diventi terreno comune di confronto a livello globale”