Al termine di un tragitto che, dalla terra di Bergamo, lo condusse fino in Bulgaria, Grecia e Istanbul, Francia e Venezia e infine al pontificato, la vicenda terrena di Giovanni XXIII terminò nel 1963, il 3 giugno – il medesimo giorno in cui nel 2010 in Turchia fu ucciso il vescovo monsignor Luigi Padovese – e la stessa morte fu l’inizio della costruzione del ricordo o memoria della sua vita.
Tale processo di “storia ricordata” proseguì negli anni fino alla beatificazione nel 2000 e alla canonizzazione nel 2014 e prosegue ancora oggi. In ciò un ruolo particolare ha certamente avuto Loris Francesco Capovilla che per un periodo neppure tanto lungo – un decennio, ossia dal 15 marzo 1953 al 3 giugno 1963 – fu segretario personale di Angelo Giuseppe Roncalli, per cinque anni a Venezia e dal 28 ottobre 1958 a Roma.
Dalla morte di Giovanni XXIII per oltre cinquant’anni Capovilla si considerò custode della memoria non solo dei dieci anni in cui gli fu segretario, ma di tutta la vita del santo Papa come dimostra eloquentemente la decisione, nel momento delle sue dimissioni nel 1988 da vescovo Prelato di Loreto, di abitare nel paese natale del pontefice, ossia a Sotto il Monte e precisamente in quella Cà Maitino che acquistata da Roncalli stesso divenne un vero e proprio museo. Capovilla non solo trasmise i ricordi personali ma anche gli scritti di Giovanni XXIII come dimostra la non semplice vicenda delle diverse versioni de Il giornale dell’anima.
Qualcuno, non a torto, ha definito Capovilla “l’evangelista” di papa Giovanni, ma come sappiamo gli evangelisti furono quattro e ciascuno diede del vangelo di Gesù una lettura differente. Quelli di Roncalli sono anche di più, da Giuseppe Alberigo a Ezio Bolis, dal nipote Marco Roncalli a tanti altri testimoni. Importante è che si consideri che ciascuno trasmette la vicenda di Giovanni XXIII secondo la propria prospettiva. E in questo non fa eccezione neppure Loris Capovilla, creato cardinale da papa Francesco, la cui vicenda va letta tenendo conto di quello che può in un certo senso essere considerato un vero e proprio genere letterario, ossia la “testimonianza dei segretari particolari dei pontefici”.
Per la comprensione e ricostruzione della vicenda di Giovanni XXIII imprescindibili sono certamente i suoi scritti, anche se pure in questo caso vanno verificate le edizioni e considerati nella loro abbondanza quantitativa e qualitativa. Tuttavia non si può prescindere dalle varie testimonianze che però vanno sempre lette – secondo una sana ermeneutica – considerando la prospettiva di colui che la offre se non si vuole considerare come vicenda storica quella che fu soltanto un’immagine trasmessa per ben precisi fini, fossero pure quelli di offrire un modello esemplare di santità; e questo vale anche anche nel caso di Capovilla.
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Per un approfondimento:
http://www.cristianocattolico.it/catechesi/santi/giovanni-xxiii-e-giovanni-paolo-ii-una-santita-narrata-dai-segretari-personali.html
Giovanni XXIII davanti ad un suo ritratto di Manzù (foto©Pietro Messa)
Giovanni XXIII secondo Loris Capovilla
Con la morte, avvenuta il 3 giugno 1963, cominciò il ricordo di papa Roncalli