È lo Spirito Santo il protagonista dell’omelia di Francesco, durante la Messa di oggi nella Casa Santa Marta. Quel soffio che spinge la Chiesa “oltre i limiti”, che va dove vuole, ma che a volte trova il suo tragitto deviato proprio da noi cristiani che gli sbarriamo la porta.
Una tentazione che si ripete spesso oggi, osserva il Santo Padre, e che già più di duemila anni fa aveva trovato largo spazio nella Chiesa primitiva. Lo racconta il brano degli Atti degli Apostoli proposto dalla Liturgia odierna, riportando un’esperienza vissuta in prima persona da Simon Pietro.
L’apostolo si trova infatti ad annunciare il Vangelo ad una comunità di pagani. Inizialmente esitante e timoroso di accostarsi a qualcosa che considerava “di profano”, “di impuro”, Pietro ha una visione e sente una voce dal cielo che dice “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano”. Appena cominciato a parlare, quindi, vede lo Spirito Santo discendere su questi pagani e ricorda la parola del Signore che diceva: “Giovanni battezzò con acqua, voi sarete battezzati in Spirito Santo”.
A raccontare tutte queste cose, nel brano degli Atti, è lo stesso Simon Pietro ad alcuni cristiani di Gerusalemme che rivolgono lui dure critiche per aver mangiato con dei “non circoncisi” e averli persino battezzati. Per queste persone il fatto di aver avuto contatti con dei soggetti “impuri” era un vero scandalo.
“È una cosa che non si poteva pensare quella”, commenta Bergoglio. E con ironia aggiunge: è come “se domani venisse una spedizione di marziani”, di quelli “verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi, come vengono dipinti dai bambini…”, venissero da noi a dire: “‘Ma, io voglio il Battesimo!’. Cosa accadrebbe?”.
Tuttavia, all’udire il racconto di Pietro, questi gerosolmitani inaspriti si rasserenano e – come narra la Lettura – cominciarono a glorificare Dio dicendo: “Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita”. Il Papa riprende questa affermazione e domanda: “Se dunque Dio ha dato loro lo stesso dono che ha dato a noi, per avere creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?”. Poi insiste: “Quando il Signore ci fa vedere la strada, chi siamo noi per dire: No Signore, non è prudente! No, facciamo così… E Pietro in quella prima diocesi prende questa decisione: ‘Chi sono io per porre impedimenti?’”.
È “una bella parola”, questa, per “vescovi”, “sacerdoti” e “anche per i cristiani”, osserva il Santo Padre: “Ma chi siamo noi per chiudere porte? Nella Chiesa antica – sottolinea – persino oggi, c’è quel ministero dell’ostiario. E cosa faceva l’ostiario? Apriva la porta, riceveva la gente, la faceva passare. Ma mai è stato il ministero di quello che chiude la porta, mai!”.
Tuttavia, oggi come ieri a guidare la Chiesa è lo Spirito Santo, rimarca Francesco: è Lui “la presenza viva di Dio nella Chiesa”; è Lui – come disse Gesù – “che ci insegnerà tutto” e farà in modo “che noi ricordiamo quello che Gesù ci ha insegnato”.
Lo Spirito Santo “fa camminare la Chiesa”, soggiunge il Pontefice, la fa andare “sempre più, oltre i limiti, più avanti”. Pertanto, “non si può capire la Chiesa di Gesù senza questo Paraclito, che il Signore ci invia per questo”.
Come diceva San Giovanni XXIII: “È proprio lo Spirito Santo che aggiorna la Chiesa”. “Veramente, proprio la aggiorna e la fa andare avanti”, ribadisce Bergoglio. “E noi cristiani – conclude – dobbiamo chiedere al Signore la grazia della docilità allo Spirito Santo. La docilità a questo Spirito, che ci parla nel cuore, ci parla nelle circostanze della vita, ci parla nella vita ecclesiale, nelle comunità cristiane, ci parla sempre”.