"Che dolore quando un rapporto fraterno si rovina. Si apre la strada a odio e tradimenti"

Papa Francesco prosegue, nell’Udienza generale, le catechesi sulla famiglia. Oggi parla del legame tra fratelli e sorelle, “una esperienza forte, impagabile, insostituibile”

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“Fratello”, “sorella”… Due parole “che il cristianesimo ama molto” e che attraversano tutte le epoche e culture “grazie all’esperienza familiare”. Su di esse si concentra la catechesi di Papa Francesco durante l’Udienza generale di oggi in piazza San Pietro. Il Pontefice aggiunge un altro tassello al grande mosaico costruito ogni mercoledì dedicato alla famiglia. Il primo sul ruolo insostituibile della madre, poi sulla presenza/assenza del padre e, nella scorsa udienza, sul dono gratuito di Dio che sono i figli.

Oggi invece si parla di “fratelli”, perché “il legame fraterno”, sin da Caino e Abele, ha sempre avuto “un posto speciale nella storia del popolo di Dio”, sottolinea il Papa. Cristo poi ha portato alla pienezza questa esperienza umana “potenziandola così che vada ben oltre i legami di parentela e possa superare ogni muro di estraneità”.

Infatti “la fratellanza è bella”, afferma Bergoglio. Laddove, invece, è orribile “quando il rapporto fraterno si rovina”, perché si apre la strada ad “esperienze dolorose di conflitto, di tradimento, di odio”.

“Quando si rompe il legame fra fratelli diviene una cosa brutta, anche cattiva per l’umanità”, rimarca a braccio il Pontefice. “Anche in famiglia, quanti fratelli hanno litigato per piccole cose, o per un’eredità, e poi non si parlano più, non si salutano più… Ma questo è  brutto. La fratellanza è una cosa grande, pensare che tutti e due, tutti i fratelli hanno abitato il grembo della stessa mamma durante nove mesi, vengono dalla carne della mamma! E non si può rompere la fratellanza”.

Ognuno di noi conosce famiglie che hanno i fratelli divisi, che hanno litigato o “forse nella nostra famiglia ci sono alcuni casi”. Francesco invita a riflettere: “Pensiamo un po’ invita e chiediamo al Signore per queste famiglie, perché il Signore ci aiuti a riunire i fratelli, ricostituire la famiglia”. Al contempo – soggiunge, “preghiamo per i fratelli che si sono divisi”, perché questa “è una cosa davvero dolorosa”.

Il Papa sofferma la sua riflessione quindi sul legame fraterno che si forma in famiglia tra i figli, che, nutrito da affetti e dall’educazione, “si irradia come una promessa sull’intera società e sui rapporti tra i popoli”.  

In famiglia, infatti, tra fratelli, “si impara come si deve convivere in società”. La famiglia, evidenzia Bergoglio a braccio, “risplende in modo speciale quando vediamo la premura, la pazienza, l’affetto di cui vengono circondati il fratellino o la sorellina più deboli, malati, o portatori di handicap. I fratelli e le sorelle che fanno questo sono moltissimi, in tutto il mondo…”.

E questo “lavoro di aiuto fra i fratelli” è bellissimo. Come pure è bello “quando i fratelli sono tanti in famiglia – oggi, ho salutato una famiglia, che ne ha nove – e il più grande o la più grande aiuta il papà, la mamma, a curare i più piccoli”.

Forse, però, questa “generosità” non viene apprezzata abbastanza. O forse – dice il Papa – non sempre siamo proprio consapevoli che “è la famiglia che introduce la fraternità nel mondo”. Forse dimentichiamo che “avere un fratello, una sorella che ti vuole bene è un’esperienza forte, impagabile, insostituibile”, afferma Papa Francesco.

Lo stesso accade per la fraternità cristiana: “I più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno ‘diritto’ di prenderci l’anima e il cuore”, sottolinea. “Sì, essi sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli. Quando questo accade, quando i poveri sono come di casa, la nostra stessa fraternità cristiana riprende vita”.

E se i cristiani vanno incontro ai poveri e deboli non lo fanno “per obbedire ad un programma ideologico”, ma perché “la parola e l’esempio del Signore ci dicono che tutti siamo fratelli”.

Allora, “non priviamo a cuor leggero le nostre famiglie, per soggezione o per paura, della bellezza di un’ampia esperienza fraterna di figli e figlie”, è l’appello conclusivo del Papa. “Non perdiamo la nostra fiducia nell’ampiezza di orizzonte che la fede è capace di trarre da questa esperienza, illuminata dalla benedizione di Dio”.

Come nelle scorse udienze, prima di concludere, Francesco invita a pregare in silenzio pensando ognuno ai propri fratelli e sorelle: “Pensiamo, in silenzio e in silenzio dal cuore preghiamo per loro. Un istante di silenzio … Ecco – conclude – con questa preghiera li abbiamo portati tutti, fratelli e sorelle, con il pensiero, con il cuore, qui in piazza per ricevere la benedizione”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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