Verrà inaugurato il prossimo gennaio, a Nagasaki, in Giappone, un museo per celebrare i “Kakure Kirishitan”, i cristiani rimasti per due secoli fedeli a Cristo e alla Chiesa nonostante una feroce persecuzione e la totale assenza di libertà e pratica religiosa.
L’iniziativa – che, riferisce l’agenzia Asia News – vuole celebrare il 150° anniversario dalla “riemersione” dei “Kakure Kirishitan” – nasce grazie ad una collaborazione fra un’editrice e l’arcidiocesi cattolica. A darvi impulso è stata Chiyoko Iwanami, 66enne di Tokyo, che ha voluto rendere omaggio alla testimonianza dei cristiani perseguitati durante lo shogunato Tokugawa del periodo Edo (1603-1867).
Il museo verrà aperto nel distretto Heiwamachi di Nagasaki, non lontano dalla cattedrale Urakami e dal Museo del bombardamento che ricorda la distruzione avvenuta dopo lo sganciamento degli ordigni atomici sul Giappone del 1945.
Secondo la Iwanami, anche questa tragedia ha influito sulla scelta: “Moltissimi cattolici – dice ad Asia News – morirono durante il bombardamento, e questo ha creato una dispersione della memoria dei Kakure Kirishitan. Voglio mostrare alla gente quanto sia difficile proteggere la propria fede se non c’è libertà religiosa”.
<p>La struttura coprirà 140 metri quadri al primo piano di un edificio di proprietà della stessa Iwanami, che con la sua casa editrice ha pubblicato diverse opere sulla persecuzione anti-cristiana e sulla storia di Nagasaki. L’arcidiocesi di Nagasaki si occuperà degli oggetti in mostra, soprattutto medaglie religiose e icone oggi presenti al Museo nazionale di Tokyo.
I “Kakure Kirishitan” si convertirono nel XVI secolo e rimasero fedeli alla Chiesa nonostante la totale assenza di missionari, sacerdoti, libertà o pratica religiosa. Dopo circa due secoli e mezzo di totale clandestinità, questa comunità cristiana sotterranea del Giappone “riemerse” dall’oscurità dopo l’inaugurazione della chiesa di Oura (nei pressi di Nagasaki) che il governo di Tokyo aveva concesso ai missionari francesi.
Mentre pregava all’interno della chiesa, il 17 marzo 1865, il p. Petitjean – missionario del Mep, poi divenuto primo vescovo di Nagasaki – venne raggiunto da un piccolo gruppo di contadini del luogo che gli chiese se “fosse possibile salutare Gesù e santa Maria”. Dopo un primo momento di stupore, il sacerdote si fece raccontare la loro storia: una comunità cristiana numerosa e ancora fedele a Roma era presente nel Paese sin dalle persecuzioni del 1500.
Verrà inaugurato il prossimo gennaio, a Nagasaki, in Giappone, un museo per celebrare i “Kakure Kirishitan”, i cristiani rimasti per due secoli fedeli a Cristo e alla Chiesa nonostante una feroce persecuzione e la totale assenza di libertà e pratica religiosa.
L’iniziativa – che, riferisce l’agenzia Asia News – vuole celebrare il 150° anniversario dalla “riemersione” dei “Kakure Kirishitan” – nasce grazie ad una collaborazione fra un’editrice e l’arcidiocesi cattolica. A darvi impulso è stata Chiyoko Iwanami, 66enne di Tokyo, che ha voluto rendere omaggio alla testimonianza dei cristiani perseguitati durante lo shogunato Tokugawa del periodo Edo (1603-1867).
Il museo verrà aperto nel distretto Heiwamachi di Nagasaki, non lontano dalla cattedrale Urakami e dal Museo del bombardamento che ricorda la distruzione avvenuta dopo lo sganciamento degli ordigni atomici sul Giappone del 1945.
Secondo la Iwanami, anche questa tragedia ha influito sulla scelta: “Moltissimi cattolici – dice ad Asia News – morirono durante il bombardamento, e questo ha creato una dispersione della memoria dei Kakure Kirishitan. Voglio mostrare alla gente quanto sia difficile proteggere la propria fede se non c’è libertà religiosa”.
La struttura coprirà 140 metri quadri al primo piano di un edificio di proprietà della stessa Iwanami, che con la sua casa editrice ha pubblicato diverse opere sulla persecuzione anti-cristiana e sulla storia di Nagasaki. L’arcidiocesi di Nagasaki si occuperà degli oggetti in mostra, soprattutto medaglie religiose e icone oggi presenti al Museo nazionale di Tokyo.
I “Kakure Kirishitan” si convertirono nel XVI secolo e rimasero fedeli alla Chiesa nonostante la totale assenza di missionari, sacerdoti, libertà o pratica religiosa. Dopo circa due secoli e mezzo di totale clandestinità, questa comunità cristiana sotterranea del Giappone “riemersero” dall’oscurità dopo l’inaugurazione della chiesa di Oura (nei pressi di Nagasaki) che il governo di Tokyo aveva concesso ai missionari francesi.
Mentre pregava all’interno della chiesa, il 17 marzo 1865, il p. Petitjean – missionario del Mep, poi divenuto primo vescovo di Nagasaki – venne raggiunto da un piccolo gruppo di contadini del luogo che gli chiese se “fosse possibile salutare Gesù e santa Maria”. Dopo un primo momento di stupore, il sacerdote si fece raccontare la loro storia: una comunità cristiana numerosa e ancora fedele a Roma era presente nel Paese sin dalle persecuzioni del 1500.